la Repubblica
Di quale ‘buon senso’ si parla? Di quel senso comune, per nulla buono, per cui dei migranti non si ragiona come di esseri umani, ma come di numeri (peraltro del tutto inverosimili: fino a vagheggiare inesistenti invasioni), o come di minacce (la ‘bomba sociale’). Lo stesso ‘buon senso’ per cui bisognerebbe «aiutarli a casa loro» (e questo l’ha scritto Matteo Renzi, dimenticando l’articolo 10 della Costituzione, che dice che l’Italia è casa di tutti coloro che non hanno i nostri stessi diritti), o sostenere mamme e famiglie italiane, «se uno vuole continuare la nostra razza» (Patrizia Prestipino, Pd).
Nel caso della Lombardi la dichiarazione ha anche un’altra chiave di lettura. Sarebbe di ‘buon senso’ immaginare i borghi spopolati delle aree interne come grandi alberghi diffusi per turisti, possibilmente per turisti di lusso. Questa idea rischia di dare la mazzata finale a una parte del Paese in cui, tra mille difficoltà, è ancora possibile coltivare uno stile di vita non è del tutto appiattito sull’alienazione morale e sulla solitudine esistenziale delle metropoli. Come spiega Vito Teti in Quel che resta. L’Italia dei Paesi tra abbandoni e ritorni (Donzelli 2017) è proprio questa Italia minore e sofferente che può ridare senso e sapore all’Italia apparentemente vincente. A patto che non la trasformiamo in un gigantesco parco a tema per turisti, ma la aiutiamo a rifarsi tessuto civile: anche con l’integrazione di nuovi italiani, qualunque sia il colore della loro pelle. «Ripopoliamo le aree spopolate dell’Appennino con immigrati e rifugiati», ha proposto il ‘paesologo’ Franco Arminio. «Nella città vecchia il popolo nuovo», ha detto l’urbanista Ilaria Agostini, chiedendo che i centri storici spopolati delle città d’arte siano luoghi di integrazione. E i concreti esempi positivi non mancano, a partire da quello notissimo di Riace.
Investire in questa direzione significa, sul medio e lungo periodo, favorire il «progresso materiale e spirituale della società» (art. 4 Cost). Con quali soldi? È stato calcolato che con i sei miliardi di euro che l’Ue ha dato alla Turchia di Erdogan per bloccare i rifugiati, si sarebbero potuti accogliere e integrare tre milioni di migranti. Questo è buon senso. Così come è buon senso trovare intollerabile che i migranti affoghino nel mare in cui facciamo il bagno d’estate, o che siano chiusi in campi di concentramento pagati dai nostri governi. E questa orrenda campagna elettorale ha un terribile bisogno di trovare un senso. Possibilmente buono.