Una lettera dal Parlamento europeo. Già pochi giorni dopo, ecco che s’incrina l’accordo l’accordo esibito sul palcoscenico bolognese dal centrosinistra europeo: non tutti i partiti alleati al PD sono come il PMR. 18 settembre 2014
Il patto del tortellino è durato appena una settimana. A rompere l'accordo fra i nuovi leader del socialismo europeo, benedetto da Matteo Renzi sul palco della Festa dell'Unità di Bologna, è stato proprio il più nuovo, il più fico dei carini per il socialismo schierati in camicia bianca accanto al premier italiano. Pedro Sanchez, il giovane leader del Psoe ha deciso infatti di far votare i 14 eurodeputati socialisti spagnoli contro la commissione Juncker, frutto della grande coalizione fra popolari, socialisti, liberali e conservatori voluta da Angela Merkel.
La scelta di Sanchez, fieramente contrario al Fiscal Compact e alle politiche di austerità dell´Europa a guida tedesca, rischia di provocare una scissione nel fronte socialista europeo, con una reazione a catena di "no" negli altri gruppi, dove i mal di pancia nei confronti della nuova commissione ormai aumentano di giorno in giorno, soprattutto fra italiani e francesi. Alla secessione spagnola si sono già uniti, almeno a parole, Sergio Cofferati, l'ex ministra Cecile Kyenge, la civatiana Eli Schlein e la minoranza dei socialisti di "Vive la gauche", la corrente di sinistra critica con il governo di Manuel Valls, un altro dei cinque moschettieri in bianco di Bologna.
La commissione Juncker sembra in effetti studiata apposta per umiliare i socialisti e far loro ingoiare il maggior numero di rospi possibili, con alcune punte di autentico sadismo che portano secondo molti le impronte digitali di Angela Merkel. A cominciare da alcune nomine controverse, per usare un eufemismo. Quella più indigesta a Sanchez riguarda l'Energia e l'Ambiente, affidati al conservatore spagnolo Miguel Arias Canete, il quale a varie macchie - dal conclamato sessismo all'amore sviscerato per il cemento testimoniato durante i tre anni da ministro dell'ecologia nel governo Rajoy - aggiunge un clamoroso conflitto d'interessi, essendo robusto azionista di società petrolifere. "E´come mettere una volpe a guardia di un pollaio", ha commentato Pedro Sanchez.
Ma nel bouquet di nuovi commissari non mancano altre scelte che denotano un certo macabro senso dell'umorismo. L'uomo che dovrà occuparsi di cultura e informazione, l'ungherese Tibor Navracsics è attuale ministro del governo ultra nazionalista di Orban, messo sotto accusa delle stesse istituzioni europee per aver approvato leggi liberticide della libertà di stampa. I laburisti inglesi si sono chiesti se "si tratta di uno scherzo o di una provocazione" la scelta ai Servizi Finanziari del britannico Johnatan Hill, detto il barone della City, celebre lobbista delle banche d'affari che dovrebbe in teoria occuparsi di rendere più trasparente la finanza continentale.
Quanto al commissario per l'Immigrazione, una novità voluta proprio dai progressisti dopo le tragedie nel Mediterraneo, la poltrona è grottescamente toccata al conservatore greco Dimitris Avramopoulos, del quale circolano su Internet fotografie mentre, in tuta mimetica e con un fucile in spalla, pattuglia la frontiera greca contro il pericolo di "un'invasione islamica".
La piccola galleria degli orrori va poi inserita in un quadro generale dove i socialisti (191 deputati) ottengono soltanto 8 commissioni, contro le 13 e presidenza dei popolari (220 deputati) e le 6 dei liberali, fedeli alleati della Merkel, che hanno però soltanto 68 eletti a Strasburgo. Senza contare il bassissimo peso politico della squadra socialista al servizio di Juncker, almeno dopo che il commissario all'economia, il francese Moscovici, è stato a sua volta commissariato e sottoposto ai veti del falco rigorista finclandese Katainen, nominato vice di Juncker con ampie deleghe.
Se l'obiettivo dell'operazione Juncker, tele comandata da Berlino, era quello di spaccare il fronte progressista, come molti degli stessi socialisti ormai pensano, Angela Merkel vi è già riuscita. Sulla porta della nuova commissione è intimato ai socialisti, soprattutto del Sud Europa, di perdere ogni speranza di cambiare il verso alle politiche di austerità. Possono chinarsi per entrare oppure stare fuori a testa alta, come gli spagnoli. Tertium non datur. Una terza via di dialogo non è prevista: la fotografia del palco di Bologna appare già vecchia e le camicie candide dei leader, appena una settimana dopo, tendono verso il giallino.