Un'intervista alla coraggiosa combattente per la difesa di una Repubblica che rispetti la propria Costituzione e i più elementari diritti umani.
Il manifesto, 16 gennaio 2013
Forse la Lega di Matteo Salvini che va a braccetto con Marine Le Pen ha passato il segno. La ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge, non fosse altro che per una questione di toni, questa volta sembra decisa a pretendere un’azione più decisa contro il razzismo. Non per una questione personale, “non sono solo io il bersaglio di certi attacchi razzisti, è la democrazia stessa ad essere in pericolo”. Se tanta determinazione avrà un seguito, allora forse ci dovremo abituare a una ministra che non si limiterà a glissare con classe, o con ironia, alle provocazioni cui viene sottoposta ogni volta che partecipa a un dibattito pubblico. Kyenge è arrabbiata.
Ministra, gli insulti razzisti e le frasi imbecilli continuano. Siamo arrivati al punto che la polizia deve blindare i luoghi che lei frequenta. Lei ha detto che devono essere fermati. In che modo? Pensa che ci siano gli estremi per impedire l’assedio dei leghisti?
A questo punto penso che sia necessario e urgente mettere in campo un’azione politica forte, dico questo non solo per difendere la mia persona ma soprattutto per tutelare ogni tipo di diversità da questi attacchi intollerabili. La ministra Kyenge è solo un pretesto, io vengo attaccata e strumentalizzata per colpire un simbolo che va ben al di là della mia persona: il vero obiettivo è la democrazia. Ricopro un ruolo politico con una carica importante, sono un ministro della Repubblica italiana, e vengo colpita per portare avanti un discorso pericolosissimo che genera paura e intolleranza. E’ questo un tentativo che bisogna assolutamente fermare in ogni modo. Dobbiamo ritrovare l’orgoglio delle nostre istituzioni.
Per Roberto Maroni anche gli insulti sono solo critiche legittime e nessun leghista sembra pentito per il basso livello di certi attacchi.
Prima di tutto vorrei ricordargli che lui è un leader di un gruppo politico e recentemente ha anche ricoperto un ruolo importante e delicato come ministro degli Interni, per questo dovrebbe cogliere l’opportunità di dire cose diverse a questo proposito. Questi sono fatti gravi che non riguardano solo la mia persona e un politico serio li deve sempre condannare.
Cosa intende quando dice che serve una reazione politica forte? In Italia esiste già una legge che punisce il reato di istigazione all’odio razziale.
Sì certo, esiste, ma io credo che ci siano delle modalità di intervento ancora più incisive per sensibilizzare la popolazione sul tema del razzismo. E’ in atto una campagna mediatica elettorale molto violenta, la stanno facendo sulla pelle di qualcuno per colpire i valori della democrazia e della convivenza. Tutti devono comprendere la gravità della situazione. Quando un deputato arriva a tingersi di nero la faccia in parlamento, allora significa che siamo andati oltre e che abbiamo passato il segno.
Appunto, e quindi?
Dobbiamo arrivare ad escludere programmi politici che istigano al razzismo. Sia in Italia che in Europa.
Il paragone forse non è così azzardato: in Francia hanno vietato gli spettacoli razzisti del comico Dieudonné. Hanno fatto bene?
Si tratta di una questione molto delicata e controversa. Serve una discussione approfondita a livello europeo. Il mio ministero sta portando avanti un patto per l’Europa, si tratta di un documento programmatico che invita tutti i paesi a rafforzare i percorsi culturali necessari per fare argine al razzismo. Lo presenteremo tra poco. Ciò non esclude, per tornare in Italia, anche un rafforzamento della legge Mancino, lo ritengo necessario, ma personalmente ci tengo a sottolineare soprattutto l’utilità dei percorsi di formazione e di sensibilizzazione.
Un’incursione nella politica. In parlamento ci sono i numeri per abolire il reato di clandestinità, un reato odioso per cui nessuno però va in galera (è prevista solo un’ammenda). Il punto vero è capire se ci sono i margini per abolire la Bossi-Fini. Pensa che il Pd sia maturo al punto di rischiare una crisi di governo per abrogare questa legge?
Il mio partito su questi temi ha indicato degli obiettivi ben precisi, è chiaro che nell’ambito del patto di coalizione adesso si aprirà una discussione importante anche sulla Bossi-Fini.
Ma è evidente che il ministro Alfano non ci sta.
Il nostro obiettivo è riuscire ad avere un governo diverso e forte anche su questi temi, ci impegneremo per questo.
Che ne dice dell’esito del referendum online del M5S sull’abolizione del reato di clandestinità? Se lo aspettava?
La società evidentemente è cambiata. Non ho mai avuto dubbi sul fatto che quel reato sia totalmente privo di senso. Anche l’esito di quella consultazione dice che bisogna avere il coraggio di affrontare la realtà