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Loris Campetti
Italia in ginocchio.
24 Maggio 2011
Articoli del 2011
Tutto rivela che il paese è al collasso. Liberarsi di Berlusconi col voto di domenica e i referendum del 12-13 giugno, è il primo passo per risalire. Il manifesto, 24 maggio 2011

Un paese invecchiato, sfibrato.e sfiduciato. Un paese in ginocchio. È questa la radiografia dell'Italia berlusconizzata in cui crollano le aspettative di lavoro, i giovani cervelli fuggono all'estero,.quelli che restano conducono una vita precaria sostenuta dai.genitori che però stanno impoverendo.

Diminuisce il risparmio, persino la scolarizzazione è in caduta libera. Si lavora e si studia sempre di meno, non si fanno investimenti, si ammazza la ricerca. Ieri ce l'ha raccontato l'Istat, domenica l'abbiamo visto in una delle più efficaci puntate di Report, sabato è stata la volta del Censis.

Altro che luci e ombre, come goffamente sostiene, arrampicandosi su specchi insaponati,.qualche pierino in forza al governo: l'Italia è al collasso,.sempre più diseguale tra nord.e sud e tra ricchi e poveri, tra uomini e donne e tra lavoratori.(o aspiranti tali) indigeni e migranti. Certo, lo sapevamo,.ce l'ha raccontato qualche mese fa Marco Revelli nel suo ultimo libro Poveri noi. Il fatto grave è che non si vede inversione di tendenza; anzi la crisi, che ormai è anche sociale e culturale, si sta aggravando e il tunnel sembra sempre più lungo e scuro .

Questa debacle che ci getta nel sottoscala dell'Europa non è tutto «merito» di Berlusconi, ma nessun altro sarebbe riuscito meglio del telepredicatore delle paure in questo miracolo al rovescio. Con una politica economica dissennata che ha distrutto risorse intellettuali e materiali. E viene ancora a raccontarci che dovremmo avere paura dei comunisti, dei rom, dei minareti, dei centri sociali, quando è proprio da Berlusconi, dal suo governo e dalle sue politiche che dobbiamo guardarci. Già parlare di politica economica – per non dire industriale – è un eufemismo: Berlusconi lo sfrontato e Tremonti il contabile non hanno progetti per il paese, sanno solo tagliare, tutto tranne i sottosegretari, i capital games e i loro interessi.

Siamo rimasti uno dei pochi paesi in cui parlare di reddito di cittadinanza è una bestemmia, ci riempiono la testa con l'amore e la famiglia mentre sterilizzano l'amore (fare figli è un lusso per pochi) e immiseriscono l’ultimo ammortizzatore sociale per un paio di generazioni di giovani precarizzati o espulsi. Poi ci dicono che dobbiamo riprendere a consumare. Finalmente dal paese qualche segnale di vita è arrivato: dai giovani, dagli operai e dagli studenti che portano in piazza la loro dignità, e dalle urne, domenica prossima, potrebbe arrivare un secondo segnale generale: l'Italia ha paura, sì, ma di Berlusconi ed è pronta a liberarsene .

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