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Luciana Castellina
Israele è solo
18 Luglio 2006
Scritti su cui riflettere
Perché bisogna affermare che lo Stato d’Israele fa una politica contraria alla sua stessa vita in un clima di convivenza tra culture e popoli diversi. Da il manifesto del 18 luglio 2006

Sono preoccupata - molto - per tutti quegli ebrei di origine assai diversa che hanno deciso di essere israeliani. Condivido l’allarme di questi giorni sulla sorte del paese che hanno creato. Come potrà infatti mai sentirsi sicuro uno stato che ha fatto crescere attorno a sé tanto odio? Come potrà mai legittimare davvero la sua esistenza, non nelle istanze istituzionali dove è più che riconosciuto ma nella coscienza dei milioni di arabi che gli vivono accanto e che per ragioni analoghe a quelle della diaspora ebraica si sentono anche loro fra loro solidali, se non assumendo il problema del popolo che la costituzione del loro stato ha lasciato senza patria né casa? Come potrà il governo di Tel Aviv invocare l’applicazione - sacrosanta - della risoluzione 1559 dell’Onu che ingiunge a Hezbollah di disarmare, quando ha, esso stesso, da mezzo secolo, ignorato ogni altra risoluzione delle Nazioni Unite, a cominciare dalla, fondamentale, 242 che gli ingiungeva di ritirarsi entro i confini del ’48? Come potrà rendere convincente la propria voce che si accompagna a quella del suo altrettanto incosciente alleato americano nel rivendicare l’intervento armato contro l’Iran perché pretende di possedere un potenziale nucleare, quando Israele stessa lo possiede in violazione di ogni norma internazionale? Come potranno raccogliere adesione nella denuncia degli orrendi regimi dell’Iran, di Saddam Hussein, dei Talebani, quando intrattengono ottime relazioni con altrettanto orrendi regimi reazionari (a cominciare da quelli del Golfo), e di fronte al disastro cui ha condotto l’intervento «democratizzatore» degli americani? Come potrà chiedere solidarietà contro la minaccia di Ahmadinejad, di Hamas, di Hezbollah, che rifiutano di riconoscere ufficialmente lo stato d’Israele, quando ogni giorno non solo insidia ma rende risibile ogni prospettiva di creare uno stato palestinese, che infatti ancora non c’è, né mai ci potrà essere fino a quando a quel mozzicone di terra che dovrebbe costituirne l’embrione è negato ogni attributo di sovranità, del controllo delle proprie frontiere, economia e risorse, esposto al kidnapping e all’assassinio dei propri rappresentanti democraticamente eletti, ridotto a peggio di un bantustan nell’Africa dell’apartheid? Come potrà ottenere una reale accettazione della propria esistenza e far dimenticare le sofferenze e privazioni inaudite che la creazione di Israele ha imposto a chi ci abitava ed ebreo non era, se non col coraggio di ragionare sulla rispettiva storia e cercare con umiltà un compromesso, non negando con arroganza i diritti degli altri, ma riconoscendoli e chiedendo però che anche gli altri riconoscano i propri? Come mai sarà possibile cancellare dalla memoria dei propri vicini le stragi quotidiane di innocenti, l’aver ridotto la Striscia di Gaza a un campo di concentramento esposto alle incursioni, senza acqua, cibo e lavoro? Come potrà sentirsi più forte ora che si è giocato ogni simpatia anche in Libano?

Sgomenta in queste ore, ancor più che la sostanziale indifferenza verso le vittime, la cecità e l’incoscienza di chi si pretende amico di Israele e che, pur vivendo altrove, dovrebbe dunque avere il vantaggio della lungimiranza che dà la distanza. E invece scelgono di aggiungere le loro grida alle grida della più irragionevole, furiosa e primitiva reazione, anziché richiamare quel governo alla ragione, farlo riflettere sull’errore tremendo di aver volutamente bruciato l’interlocutore migliore che avrebbe potuto avere, la laica Olp, e di detenere tuttora i suoi uomini più lucidi in galera, così aiutando il popolo israeliano a capire che la vera sicurezza del paese può esser conquistata solo per via politica, creando legami sociali culturali economici con i propri vicini, dando sicurezza e non insicurezza ai palestinesi. E’ vero: Israele è sola. Avere dalla sua il paese più potente del mondo, e con esso i suoi vassalli -media governi imprese - non riduce il suo isolamento. A chi sta a cuore salvare questo stato deve smetterla con questa mortifera, pericolosa, cieca solidarietà.

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