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Francesco Furlan
Intuizione geniale o maxi affare benvenuti nella Città della moda
27 Luglio 2009
Veneto
Ancora un fosco episodio, ancora una testimonianza della demenza dei devastatori. Dala Nuova Venezia, 4 gennaio 2008. Con postilla

I NUMERI. A Fiesso, il minore tra i Comuni veneziani, un progetto del valore di 200 milioni di euro Interventi edilizi per 230 mila metri cubi su una superficie in riva al Naviglio del Brenta

FIESSO D’ARTICO. La Città della moda si prepara a salire in passerella: saprà sfilare in modo elegante, o inciamperà dopo i primi passi? C’è chi è pronto a immortalare l’ingloriosa caduta, e chi non vede l’ora di spellarsi le mani per un progetto che, nell’intento di chi lo sostiene, servirà a rilanciare nel mondo l’immagine della Riviera del Brenta e del distretto della calzatura. Un progetto i cui numeri svelano, prima di tutto, i contorni di una grande operazione immobiliare, dal valore complessivo stimato in oltre 200 milioni di euro, con interventi per circa 230 mila metri cubi su un’area di quasi 52 mila metri quadrati, con edifici che potranno raggiungere un’altezza di 18 metri, a ridosso del Naviglio del Brenta. In attesa che la ditta costruttrice, la Cervet di Mirano, presenti il progetto definitivo, atteso per la fine di gennaio, è possibile ricostruire la storia di un intervento che cambierà la faccia della Riviera del Brenta. Un progetto urgente, necessario? «Oddio, queste sono parole grosse», dice il presidente dell’Acrib, Giuseppe Baiardo, «però il progetto lo abbiamo visto, e ci piace».

La genesi. Di Città della moda si fa un gran parlare verso la fine degli anni Novanta, periodo che segna un punto di svolta nella produzione della calzatura. Sul mercato si affaccia la Cina, che abbatte il costo della manodopera. I calzaturifici si trovano di fronte ad un bivio: o delocalizzare, come fa (in Romania) il vicino distretto della scarpa di Bussolengo, nel Veronese; o imboccare la strada dell’alta qualità, come fa il distretto della Riviera. Per questo l’Acrib comincia a immaginare un polo ad alta tecnologia a servizio degli operatori. La Città della moda nasce quindi da un’idea dell’Acrib, nel 1996, e nel 2000 è perfino citata negli accordi sindacali. Per capirne lo spirito: «Sarà necessario un concorso di idee internazionale che coinvolga i maggiori urbanisti per pianificare l’intero progetto». L’Acrib lancia l’idea e poi, anche per alcune acredini interne, resta a guardare, a vedere che succede. Sono anni di grande mutazione e nessuno potrà dire come andrà a finire: oggi sono resistite poche grandi firme (Caovilla, Ballin, Shy e alcune altre) mentre la gran parte delle aziende produce conto terzi, per le più prestigiose firme del Fashion Sistem: un settore che (dati 2006) vale oltre 1750 milioni di euro di fatturato, il 15% dell’intero sistema calzaturiero italiano. In una stagione di incertezza, dopo le sollecitazioni dell’Acrib, il progetto comincia a decollare solo quando si muovono i Comuni, che mettono le mani nei Piani regolatori. In un primo momento l’area destinata alla Città della moda è pensata in due parti vicine: A Stra (progetto mai decollato) una nuova zona artigianale per raggruppare tutte le fabbrichette della zona, e a Fiesso la parte direzionale e di ricerca.

Forza Ds. A Fiesso l’idea diventa realtà con il sindaco Vladimiro Agostini (Pci-Pds-Ds-Pd, oggi presidente dell’azienda di servizi Veritas, ex Acm) l’uomo politico più importante del paese, sindaco per tre mandati. E’ lui a individuare una zona di circa 118 mila metri quadrati a Nord del Naviglio del Brenta, lungo via Piove. Chi è il proprietario? Il suo principale avversario politico, l’ex candidato sindaco del centrodestra e all’epoca capogruppo d’opposizione di Forza Italia, Paolo Semenzato, con i suoi fratelli. L’area, con decisione (all’unanimità il 15 novembre 2001) del consiglio comunale si trasforma da agricola ad edificabile, aumentando in maniera esponenziale il suo valore di mercato. Non è dato sapere i termini del contratto preliminare siglato, in ultima battuta il 16 ottobre 2006, dai fratelli Semenzato e la Cervec (la società che ha guidato fin qui l’operazione immobiliare, di cui è socio di maggioranza Francesco Fracasso, amministratore anche della società costruttrice Cervet) davanti al notaio Lucia Tiraolosi di Mestre, anche perché il contratto preliminare non è ancora stato perfezionato. Diverse sono le variabili che possono entrare in una simile comprevendita, ma basti dire che il valore di un metro quadro di terreno agricolo, da queste parti vale, al massimo, 25-30 euro al metro quadrato, anche se per qualche tecnico interpellato è già un valore sovrastimato, soprattutto in casi di grandi appezzamenti. Un terreno edificabile, invece, può essere valutato fino a 200 euro a metro cubo urbanistico edificabile. E’ un calcolo complesso, che abbiamo affidato ad alcuni tecnici esterni. Restando cauti possiamo comunque dire che il valore del terreno è stato quanto meno decuplicato (da 3 milioni a 30 milioni di euro). In tempi di “caste”, a voler pensar male, gli argomenti non mancano: a Roma lo chiamerebbero inciucio. E’ pur vero che Fiesso, con 6,3 chilometri quadrati di estensione, è il più piccolo comune del veneziano, ma era quella, lungo il Naviglio, la sola area a disposizione? «Sì», dice l’attuale sindaco di Fiesso Daniela Contin, che all’epoca era consigliere comunale: «Era la migliore. Che l’area fosse di Semenzato è solo un caso». L’esponente di Fi, prof universitario che si occupa di ecologia, dopo quel mandato ha lasciato la politica. Nel novembre 2003 la variante è stata approvata dalla Regione.

Lo strano caso del Piruea. Vuol dire: Piano integrato di riqualificazione urbanistica edilizia e ambientale. E’ un accordo tra Comune e privati che solitamente prevede che, a fronte di un aumento di cubatura, il Comune ottenga un riconosciuto vantaggio pubblico. I tecnici di alcuni comuni ai quali abbiamo mostrato la documentazione, a vedere il Piruea di Fiesso sono sbiancati in volto, perché a Fiesso, la grammatica urbanistica, dicono, è stata usata in modo creativo. Il Piruea è uno strumento che solitamente viene usato nei centri delle città, o in zone degradate. Solo che in via Piove non c’è nulla da riqualificare: solo zolle di terra. Lo ammette anche il sindaco Contin, che serviva fare presto, e che l’utilizzo del Piruea, presentato il 23 febbraio del 2005 dalla Cervet di Mirano e votato all’unanimità dal consiglio comunale solo cinque giorni dopo, era un escamotage per accelerare i tempi di realizzazione. «Dovevamo e dobbiamo fare presto - dice la Contin - perché la Riviera ha bisogno di questo progetto, io ci credo». Il concorso di idee finisce in soffitta e la Cervet procede in proprio alla progettazione. Immagina la Città della moda stesa su 109.683 metri quadrati, con gli edifici che lambiscono il Naviglio. Il vantaggio per il Comune qual è? La costruzione di un grande museo della moda, su una superficie di 2.000 metri quadrati, per un valore di 3 milioni e 100 mila euro. Un museo il cui futuro è ancora tutto da scrivere.

Fiumi e Monti. E’ il Sovrintendente ai Beni architettonici del Veneto, Guglielo Monti, a conficcare nel terreno alcuni paletti. «Trovo completamente aberrante - spiega al sindaco in una riunionedel 23 giugno del 2005 - l’idea di costruire un centro nuovo sulla riva di un fiume importante come il Naviglio trasformando una vasta area rivierasca in un parcheggio con gli edifici». E’ c’è una riflessione che fa Monti, che in molti a Fiesso hanno fatto: «Se la Riviera deve il suo prestigio alle ville, alla sua storia, non si capisce perché non si possa utilizzare le ville e la storia. Soprattutto per operazioni di immagine». Stupefatto per il clima di bonomia che circonda il progetto, Monti sbotta: «La Riviera vuole continuare a fare un intervento dietro l’altro per rovinare la propria immagine». Per non dire, sempre sul piano ambientale, della battaglia aperta con la Provincia sulla necessità o meno di procedere con la valutazione di impatto ambientale che, a conti fatti, limando i testi dei documenti, non è stata realizzata. In ogni caso Monti impone un limite di 150 metri dalla riva del Naviglio e questa imposizione obbliga la Cervet a ricalibrare il progetto su un’area più piccola.

Consonante sbagliata. Del vincolo di Monti ha dovuto tenere conto anche il Comune, (con un passaggio in consiglio comunale il 14 marzo del 2006). Nella stessa delibera il Comune decide, dando risposta anche alle sollecitazioni del costruttore, di introdurre all’interno della Città della moda la possibilità di realizzare negozi su un’area di 10 mila metri quadrati. Venticinque negozi di moda che saranno anche la prima parte del progetto ad essere costruita. «Tale modifica si è resa necessaria - spiega il documento del parlamentino votato all’unanimità - per offrire agli operatori interessati una dotazione di minima di attività commerciali destinate alla vendita di prodotti». E’ così l’area oggetto dell’intervento viene riclassificata da «F» a «D». E’ questo il documento che, sostanzialmente, chiude l’iter sulla carta della Città della moda. Il 20 giugno 2006 la Regione approva il Piruea, e a metà ottobre dello stesso anno il Comune di Fiesso rilascia il permesso di costruire. Poche settimane fa è stata recintata l’area oggetto dell’intervento. In questo anno la Cervet ha lavorato ad un progetto, che chi ha già visto definisce ad alta tecnologia, di cui svelerà i dettagli solo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Ma quali sono gli attori di questa partita immobiliare, e cosa diventerà davvero la Città della moda?

(1-continua)

Postilla

Qualche immagine della Riviera del Brenta, raccolta a casaccio su google e inserita qui sotto. Non abbiamo altri commenti se non questa frase di Wogang Goethe, citata da Antonio Cederna nel suo articolo I gangster dell'Appia (Il Mondo, 1953):“Questi uomini lavoravano per l'eternità; tutto essi hanno preveduto tranne la demenza dei devastatori, cui tutto ha dovuto cedere”

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