Perdoni & codicilli - Condono edilizio ancora nel mirino. Con un blitz alle prime luci dell?alba di ieri è infatti passato un emendamento della maggioranza che abolisce il divieto di costruire per 10 anni nei terreni colpiti da incendi dolosi. Verdi e opposizioni insorgono gridando allo scandalo. Il senatore Luigi Grillo di Forza Italia, firmatario dell?emendamento insieme ad An, Lega e Udc recependo le preoccupazioni del suo collegio elettorale dopo gli incendi di settembre in Liguria, precisa il senso della modifica convinto di «aver fatto la cosa giusta». Dice: «Si potrà costruire solo laddove il piano regolatore lo consente». Una spiegazione che non convince il senatore verde Sauro Turroni con il quale Grillo nel pomeriggio ha avuto un acceso scontro verbale in sala stampa. Dopo la bocciatura del governo che ha visto cadere il limite di abuso di 750 metri cubi per singolo appartamento (lo sarà per l?intero edificio-condominio) quella di ieri è la seconda importante modifica all?impianto originario della sanatoria edilizia da 3,6 miliardi di euro. Tanto che il governo sta pensando a una riscrittura. Per il capogruppo di Forza Italia al Senato Renato Schifani «andrebbe elaborato un testo più organico» perché bisogna «evitare di condonare interi edifici». E avanzano nuovi emendamenti della Lega che propongono di effettuare i pagamenti delle sanzioni in una unica rata e di triplicare (da 15 a 45 euro al metro quadro) le vendite nelle aree demaniali. Maurizio Eufemi (Udc) proporrà, invece, «un aumento del 50% per gli abusi di necessità oltre la soglia dei 500 metri cubi».
A una ipotesi di revisione, visto che secondo i calcoli del ministero dell?Economia l?emendamento dei 750 metri cubi fa perdere 1 miliardo di euro di incassi, ha ammesso di pensarci anche il sottosegretario al Tesoro Maria Teresa Armosino. «E? opportuno riflettere - precisa Schifani - e non è escluso che tutte le modifiche al decretone finiscano in un maxiemendamento». Manovre che, in ogni caso, non piacciono agli ambientalisti. «Sugli incendi siamo contro qualsiasi modifica su un testo che per noi era un baluardo - ha affermato Maurizio Santoloci, vicepresidente del Wwf - così si rischia di demolire tutta la normativa, se ci sono casi specifici andranno affrontati di volta in volta».
Non si erano accorti, forse, che c'era una postilla: «I predetti limiti di cubatura non trovano applicazione nel caso di annullamento della concessione edilizia». Come sia andata si sa: dal '94 in qua, dice il Cresme, sono nate 362.676 case abusive. E il cavillo birbantello consentì a vari palazzinari di mettere in salvo interi complessi abusivi. Ad esempio, denunciano gli ambientalisti, le quattro palazzine di undici piani per un totale di 350 mila metri cubi costruite da Salvatore Ligresti ad Acilia grazie a un'autorizzazione ottenuta dalla Regione Lazio scavalcando il Comune di Roma che aveva negato la licenza. Procedura bocciata prima dal Tar, poi dal Consiglio di Stato.
Anche stavolta ci avevano provato, a scardinare il tetto massimo dei 750 metri cubi. Ma certo, ormai bruciato quel codicillo, dovevano inventare qualcosa di nuovo. Pensa e ripensa, una ignota testolina aveva dunque elaborato la seguente frase da inserire: «Le suddette disposizioni trovano altresì applicazione alle opere abusive realizzate nel termine di cui sopra relative a nuove costruzioni residenziali non superiori a 750 mc per singola richiesta di titolo abitativo edilizio in sanatoria». Lì era il trucco: per ogni singola richiesta . Vale a dire che un palazzinaro, dopo aver costruito un villaggio turistico o un condominio abusivo, avrebbe potuto fare ottenere il condono, casa per casa, a ogni inquilino: uno a Giovanni, uno ad Alfredo, uno a Giuseppe...
Eppure, per tutta la primavera e tutto l'autunno, nel solco di quanto aveva detto un uomo vicino al premier come Franco Frattini («Va estirpata ogni forma di illegalità perché la questione morale è alla base di qualsiasi programma di governo») non si erano sentite che parole contrarie. «Si tratta di sanare solo i piccoli abusi, tutto quello che è già dentro la volumetria. Mica gli abusi edilizi, le costruzioni abusive», giurava l'aennino Alberto Giorgetti. «Il condono? Permetterà di risolvere una infinità di piccoli abusi che creano una situazione di assoluta incertezza sul territorio», confermavano i leghisti Francesco Moro e Paolo Franco. Macché rischi: sarebbe stato un «condono light , poco più ampio di quello per i piccoli abusi all'interno degli appartamenti», ribadiva il sottosegretario all'Economia dell'Udc, Gianluigi Magri. «Si potranno condonare solo piccoli abusi come le costruzioni delle case nelle periferie metropolitane», rassicurava il ministro Gianni Alemanno. «Il governo sta lavorando ad una ipotesi di condono che riguarda i piccoli abusi e non certamente la sanatoria degli ecomostri», garantiva il sottosegretario Antonio Martusciello.
Finché era arrivata, definitiva, la parola del portavoce di Forza Italia, Sandro Bondi, che un anno prima aveva bollato la sanatoria ipotizzata come «un provvedimento profondamente immorale, destinato a premiare i comportamenti illegali e scoraggiare quelli virtuosi». Contrordine: «Il condono è una misura volta a chiudere contenziosi che riguardano semplicemente delle piccole infrazioni che per lo più nascono dalla complessità e dall'astruseria di molte leggi che abbiamo nel nostro Paese». Ugo Martinat, viceministro infrastrutture, era andato più in là bacchettando le solite opposizioni sfasciste: «Non è vero quanto afferma la sinistra che si vogliono sanare i grandi abusi. Nessuno di noi intende farlo. Il condono per noi rappresenta un atto di giustizia». Verso chi? Ovvio: «I piccoli abusivi».
La svolta dell'altra sera, con l'abolizione di quelle righine che permettevano di sanare anche i mostri da centinaia di migliaia di metri cubi, fa giustizia anche di queste cose. Era proprio così come l'avevano annusato i criticoni: il condono puzzava.
Certo, restano perplessità sul messaggio immorale della sanatoria, sull'ambiguità del «silenzio diniego» e mille altri punti. Ma una toppa è stato messa. Gira voce, adesso, che la solita manina potrebbe reinserire qualche codicillo imperscrutabile lungo l'iter parlamentare. Il trucchetto abolito, a quanto pare, avrebbe portato un miliardo di euro. Mica facile per il Tesoro rinunciarci. Da ieri, però, il giochino è più complicato.
I 750 metri cubi Nella notte fra mercoledì e giovedì, con il parere contrario del governo è passato un emendamento che stabilisce un tetto di 750 metri cubi al possibile condono edilizio. Il tetto ora vale per ogni singolo immobile, non per le unità abitative che lo compongono. La modifica porterebbe un ammanco di cassa di circa un miliardo di euro