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Bia Sarasini
In piazza per la Grecia e anche per noi
13 Febbraio 2015
Articoli del 2015
«A Roma donne di diverse generazioni del femminismo manifestano perché la politica parli della vita. Contro un neoliberismo che le vuole "problema secondario",buttando all’aria il patto, sociale e statuale su cui si è fondata la modernità».

Il manifesto, 13 febbraio 2015 (m.p.r.)

È per la nostra vita che mani­fe­stiamo domani, a Roma, con­tro le poli­ti­che dell’Europa, che ne decide per tutti. Il nuovo governo greco ha il corag­gio e il merito di com­bat­terle per tutte e tutti. Un governo di sini­stra – certo in alleanza con un par­tito di destra come Anel – che per­se­gue un chiaro pro­gramma: pro­teg­gere le per­sone col­pite dalla crisi, miglio­rarne la vita per quanto pos­si­bile. Senza porsi obiet­tivi “finti” e con­fu­sivi, che nei decenni pas­sati hanno preso il nome di riforme e modernizzazione. Con il risul­tato di distrug­gere quell’insieme di norme e wel­fare che ave­vano fatto dell’Europa un esem­pio da addi­tare, un posto dove valeva la pena di vivere.

Oggi a deci­dere è quella spe­cie di super-governo che è la Troika: com­po­sta dai tre orga­ni­smi non demo­cra­tici, mai eletti - Bce, Fmi, e Com­mis­sione Euro­pea - che hanno det­tato i para­me­tri e le regole a cui gli stati e i popoli si devono atte­nere. Anche quando scel­gono diver­sa­mente, attra­verso le ele­zioni, come in Gre­cia. Super-governo senza con­trolli con cui il governo Tsi­pras si rifiuta di trat­tare, vero punto poli­tico di que­sto con­fronto durissimo.

Per que­sto andiamo in piazza. Per ridare fiato alla respon­sa­bi­lità poli­tica, al pro­getto di un’Europa che mette al cen­tro la poli­tica, non l’ottuso per­se­gui­mento del pareg­gio di bilan­cio, ricetta eco­no­mica in salsa tede­sca. Una ricetta pesante: può ucci­dere, invece di sal­vare. Lo vediamo nel nostro mare, con tra­gica rego­la­rità, ogni volta sem­pre peg­gio. Quale logica può spin­gere in mare nel gelo e la tem­pe­sta su impro­ba­bili gom­moni, se non la dispe­ra­zione e la vio­lenza alle spalle? Per con­te­nere le spese, per sanare i debiti, non si può aiu­tare chiun­que ha biso­gno. Que­sto il man­tra euro­peo di cui il governo ita­liano si fa volen­te­roso interprete.

È anche per que­sto che mani­fe­stiamo per la Gre­cia. Per quel nobile e gene­roso impulso che spinge ad andare in soc­corso di chi ha biso­gno, e che solo una radi­cata cru­deltà del cuore può qua­li­fi­care sprez­zante di buo­ni­smo, come se soc­cor­rere per­sone che muo­iono assi­de­rate in mare sia segno di stu­pi­dità o peg­gio, di qual­che oscura colpa, come la parola debito in tede­sco. La seconda spinta, quella che fa met­tere radice alla scelta gene­rosa del soste­gno, è com­pren­dere che tutto que­sto ci riguarda. Qui, in Ita­lia, noi ita­liani e ita­liane. Per­ché l’Europa è il tea­tro della poli­tica, nell’ampio spa­zio comune in cui che si pos­sono dispie­gare i con­flitti che i con­fini nazio­nali ren­dono asfit­tici, schiac­ciati dalla dop­pia pres­sione e del gioco delle parti tra governi nazio­nali e istanze euro­pei. Siamo in Europa, affrontiamola.

La lotta della Gre­cia è la nostra lotta. E, forse può sor­pren­dere, lo dico come donna ita­liana, sfi­dando le cri­ti­che risen­tite di tante donne al governo greco, delu­dente mono­lite della cit­ta­della maschile della poli­tica. Scelta che ovvia­mente non con­di­vido, e ritengo vada tenuta sotto attenzione.

Ancor più del governo mono­ses­suato al maschile, il vero punto di discus­sione sono le prio­rità, il rischio che il gioco duro dell’economia renda tutto il resto secon­da­rio. Com­prese le rela­zioni uomo-donna, e tutta la cri­tica al patriar­cato svi­lup­pata dai diversi fem­mi­ni­smi ne risulti depo­ten­ziata. È un dub­bio, forse anche un timore, che attra­versa molte donne. Di sen­tirsi ricac­ciate alla con­di­zione di pro­blema secondario.

Credo invece che com­bat­tere la crisi sia un’occasione. Un’occasione poli­tica. Pro­prio per­ché è in gioco come si vive, quali sono le rela­zioni tra donne, uomini, gene­ra­zioni, sessi, generi. Nel futuro. Che cosa è la vita, se non que­sto? Il livello ele­men­tare del vivere: avere da man­giare, dove dor­mire, un tetto sulla testa, prov­ve­dere ai pro­pri cari, avviene nelle rela­zioni che si hanno.

La crisi, l’avvento del nuovo mondo del finanz-capitalismo le ha messe tutte sot­to­so­pra. È quello che viene defi­nito bio­po­li­tica, quel patto ori­gi­na­rio su cui si è fon­data la moder­nità sta­tuale e sociale, è stata but­tata all’aria dal neo­li­be­ri­smo. L’unica donna del governo greco, l’unica che appare nella foto­gra­fia è la vice-ministra del lavoro Rania Anto­nou­po­los, (ricavo le infor­ma­zioni dall’articolo di di Roberta Car­lini): pro­pone misure inno­va­tive, di job gua­ran­tee, lavori a basso com­penso e a ter­mine, finan­ziati dallo Stato.

Non è que­sta la sede per discu­terne, c’è più di un’obiezione pos­si­bile. Mi inte­ressa qui indi­care l’approccio inno­va­tivo: che sa che i lavori com­pen­sati nel set­tore dei ser­vizi, gene­rano a loro volta nuovi lavori e ric­chezza. È una visione della vita, delle rela­zioni, molto diversa da quella che fonda tut­tora le nostre poli­ti­che. È un pos­si­bile punto di par­tenza, per pren­dersi cura della vita, e di una poli­tica che parta dalla vita come è, ora. Molte donne, molte fem­mi­ni­ste di diverse gene­ra­zioni (non ne fac­cio l’elenco, non vor­rei dimen­ti­carne nes­suna) hanno fir­mato l’appello, saranno sabato a Roma. Con la Gre­cia, per cer­care lo spa­zio comune della politica.

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