l'Unità
45mila sfratti l’anno, un’odissea chiamata casa
di Mariagrazia Gerina
In Francia nel 2005 si sono costruite 300 mila case, di queste 120 mila erano alloggi sociali. In Italia nello stesso periodo si sono costruite più abitazioni, 350 mila in tutto, e solo 1.500 alloggi popolari. Le case, in Italia, ci sono. Anzi, a fronte di 22,8 milioni di famiglie, sono 28,3 milioni. Eppure il disagio abitativo è in aumento. Un dato, fornito dal ministero dell’Interno lo racconta meglio di altri: in un anno (il 2005), ci sono stati 33.200 sfratti per morosità. In gran parte si tratta di persone che a fine mese non hanno abbastanza soldi per pagare il canone. Come suggerisce un altro dato decisamente significativo: su 4,3 milioni di famiglie che si rivolgono al mercato dell’affitto, il 75% vive con meno di 20 mila euro l’anno. Più o meno il reddito richiesto per accedere alle graduatorie per l’assegnazione di alloggi popolari, che però sono appena il 6% del patrimonio abitativo nazionale, in Europa la media è del 16%.
È in questi numeri, prodotti soprattutto nel grandi aree metropolitane del paese, la ragione dell’allarme sollevato dal sindaco di Roma Walter Veltroni con una lettera che, inviata mercoledì scorso, fa appello a nove ministri per lanciare il «patto sulle questioni sociali». La casa, prima di tutto. Perché l'«aumento del bisogno alloggiativo che si registra a Roma e nelle altre aree metropolitane» chiede risposte immediate. E perché la maggior parte del reddito familiare se ne va per la casa.
La metà delle famiglie italiane vive con meno di 1800 euro al mese. Mentre, secondo i dati Anci Cresme, nelle grandi città gli affitti sono aumentati negli ultimi anni dell’85%. A Roma i nuovi contratti impongono un canone medio di 1400 euro al mese, a Napoli a 1100, a Milano a 1600. Il 40% dei giovani compresi tra i 25 e i 34 anni fatica ad andarsene di casa. La spesa media per l’affitto nel 2006, secondo un’indagine Censis-Sunia-Cgil, ha raggiunto in Italia i 440 euro al mese (contro i 387 del 2003), che salgono a 600 nelle aree metropolitane.
Su 131 mila domande presentate in un anno per ottenere un alloggio popolare - dati Anci-Cresme -, solo 10.457 sono state soddisfatte dai Comuni. In totale, in Italia gli alloggi popolari sono poco più di 800 mila. Gli altri sono costretti a stare al passo con il mercato. Ma spesso non ce la fanno.
In tutto, nel 2005, sono state emesse 44.988 sentenze di sfratto, di queste 10.953 per finita locazione, solo 835 per necessità del locatore, il resto per morosità. Sono appunto le 33.200 famiglie sfrattate perché non pagano l’affitto. Sempre nel 2005, gli sfratti eseguiti dalla forza pubblica sono stati 25.369, mentre le richieste di esecuzione di sfratto sono state 104.940, con un aumento del 35.32% rispetto all'anno precedente. Di queste, 10.225 a Roma, 37.883 a Milano, 6.643 a Napoli. Numeri che, sommati, nel quinquennio 2001-5 fanno: 210.437 sentenze di sfratto, 455.878 richieste di esecuzione, 114.554 sfratti eseguiti.
Analizziamo un altro dato, che riduce l’enfasi sulle famiglie (l’80%) proprietarie di una casa. L’indebitamento di quanti si sono rivolte a istituti di credito per contrarre un mutuo è stimato in 240 miliardi di euro solo nel 2006 (fonti Cresme ed Eurispes).
Lo Stato invece spende molto poco per le politiche abitative. Dal 1978 al 1998, i prelievi sulla busta paga dei lavoratori dipendenti garantivano un finanziamento di 3-4 miliardi di vecchie lire l’anno per i piani di edilizia residenziale. Chiuse quelle entrate nel 1998, una fonte alternativa non è stata individuata. Secondo l’Eurispes la spesa sociale per la casa ammonta appena a 3,3 euro pro capite contro i 53,5 euro della Germania e i 214 euro della Francia. I trasferimenti per le Regioni nel 2004 non superavano lo 0,10% del Pil. I contributi per l’affitto, in particolare, non superano lo 0,07% del Pil, mentre in Francia arrivano all’1,9%. Investimenti gravemente insufficienti secondo il Tavolo di concertazione sulle politiche abitative, che ha appena consegnato al governo alcune indicazioni per varare entro luglio dovranno tradursi un nuovo piano casa nazionale. «Ne discuteremo già nel prossimo Consiglio dei ministri», ha annunciato ieri Romano Prodi. Obiettivo, rilanciare un piano di nuova edilizia popolare per contenere la precarietà abitativa. Fondi necessari, secondo il tavolo: 1,5 miliardi l’anno, più 500 milioni di euro da spendere in contributi all’affitto. Mentre per incidere sul mercato degli affitti, la via indicata è quella degli sgravi Ici e delle detrazioni fiscali che incentivino i contratti a canone concordato e diano impulso anche ai Fondi immobiliari etici. Contemporaneamente, si ipotizzano oneri concessori ridotti per spingere anche le grandi aziende a promuovere nuovi piani edilizi per i dipendenti. Altra risorsa individuata dal tavolo sono le caserme e in generale il demanio. Oltre al patrimonio abitativo degli enti previdenziali, che i Comuni chiedono di censire per poter acquistare gli appartamenti non occupati con le stesse agevolazioni previste per gli inquilini.
Infine, nel caso in cui il governo dovesse decidere di cancellare l’Ici per la prima casa, il tavolo e l’Anci chiedono di individuare nuove fonti di finanziamento per i Comuni.
la Repubblica
Due miliardi per aiutare chi è in affitto
di Luisa Grion
ROMA - Meno tasse e sconti sull´Ici per chi decide di affittare la propria casa a canone agevolato; un miliardo e mezzo di euro l´anno - almeno - a vantaggio dell´edilizia sociale; un fondo di 500 milioni ai comuni per aiutare gli inquilini più poveri. L´emergenza casa arriva al Consiglio dei ministri: mercoledì prossimo il governo discuterà del piano elaborato da ministro delle Infrastrutture Di Pietro con le parti sociali. L´obiettivo è quello di inserire nel prossimo Dpef un capitolo di rilancio della politica abitativa, questione fondamentale visto che - nel paese delle case di proprietà - ci sono pur sempre oltre 4 milioni di famiglie che vivono in affitto.
«Si parte da un rifinanziamento della politica edilizia sociale che rimetta sul piatto almeno il miliardo e mezzo di euro che veniva garantito dal canale degli ex fondi Gescal - dice il ministro - e dal fondo di 500 milioni da destinare agli aiuti per gli affitti. Ma il piano si basa soprattutto su agevolazioni fiscali e soluzioni per affrontare l´emergenza».
Fra queste c´è la mappatura del patrimonio pubblico disponibile e la ristrutturazione di 20 mila appartamenti oggi in disuso. C´è l´idea di concedere detrazioni fiscali alle aziende che mettono in atto piani abitativi per i dipendenti e quella di riedificare le ex aree militari.
Per quanto riguarda l´aspetto fiscale, invece, vi è soprattutto il piano di agevolazioni previsto per chi affetterà la propria casa a canone agevolato. La possibilità è prevista già oggi, ma a metterla in pratica sono pochissimi. Ora per invogliare i proprietari ad utilizzarla, il piano nato dal tavolo aperto dal governo con le parti sociali (una ottantina di soggetti fra associazioni, sindacati ed enti locali) prevede un innalzamento dal 30 al 50 per cento le detrazioni aggiuntive sul reddito dei proprietari più l´azzeramento, e l´azzeramento o la forte riduzione dell´Ici.
Accanto a questo progetto che si appresta a portare in dote 2 miliardi a favore di chi non ha casa e vive in affitto, va affiancata la partita destinata ad agevolare chi invece vive in una abitazione di proprietà. Anche qui si parla di tagli all´Ici. L´idea - sulla quale ci sarebbe un accordo dell´Ulivo - è quella di esentare il pagamento sulla prima casa per una quota che potrebbe oscillare fra i 200 e i 500 milioni. Misura che potrebbe essere attivata per il 2008 e inserita - attraverso un emendamento - al disegno di legge sulle rendite finanziarie in discussione alla Camera. Ma il fatto che lo stesso Prodi abbia annunciato di voler parlare sia dell´Ici che delle proposte sulla revisione del catasto, ha in qualche modo fatto sì che si riapra uno spiraglio per chi vorrebbe intervenire subito. Magari sul saldo Ici che si versa a dicembre. Vincenzo Visco, viceministro delle Finanze, frena: «Le proposte saranno valutate in base alle risorse», ma certo - ha ammesso - «bisogna tener conto che l´80 per cento degli italiani ha una casa d´abitazione e un intervento sull´Ici ha un impatto redistributivo di qualche rilevanza».
Tempestiva la proposta di Romano Prodi alla “ scoperta” di Walter Veltroni. Positivo il segnale dato dal riferimento all’utilizzo delle caserme. Qualche perplessità sul fatto che si continua a dimenticare il peso della rendita fondiaria sul costo dell’abitazione, e sul fatto che le politiche seguite negkli ultimi anni (dai governi nazionali, dai cmuni e dalle banche) hanno contribuito poderosamente ad aumentarne l’incidenza e a pagarle sia con l’indebitamento delle famiglie sia con le agevolazioni pubbliche.