Il film di Manuela Pellarin è giocato sul contrappunto di tre serie d’immagini: le interviste con operai che hanno vissuto l’ultimo mezzo secolo di vita di Porto Marghera; brani di filmati d’epoca, generalmente in bianco e nero, che narrano la storia dello sfruttamento del lavoro e della resistenza degli operai (e della città); le sequenze che esprimono la realtà d’oggi, abbandono e smantellamento.
Il leit motiv sono gli uomini: le interviste sono la parte più profonda e “costruita” del film, la sua storia. Ma indubbia è la forza delle immagini dei luoghi e degli eventi, sia nella loro sequenza e nel loro intreccio con le vicende degli uomini e del grande impianto produttivo, sia nella bellezza del paesaggio (allucinante, disfatto e pieno di tensione) che rappresentano.
Ho raggruppato le immagini tratte dal film in due serie: “ persone” raccoglie alcuni fotogrammi tratte dalle interviste, di cui le brevi didascalie danno i tratti essenziali; “ luoghi ed eventi” offre rapide sequenze di alcune porzioni del film. Le didascalie dei fotogrammi mi sono state suggerite da Manuela.
Non so se con questo sarò riuscito a dare un’dea del lavoro di Pellarin; sarà comunque, nel migliore dei casi, un’immagine molto esile e sfocata, approssimativa.
L'immagine qui sopra rappresenta e ricorda Giobatta Gianquinto, l'amato sindaco di Venezia (ma era nato a Trapani) la cui vita fu intrecciata a quella della classe operaia di Porto Marghera nei suoi momenti più significativi; è al centro della foto
Le immagini degli operai intervistati
Le immagini di alcuni dei luoghi e degli eventi