loader
menu
© 2024 Eddyburg
Marina Catucci
Imbarazzo tv su «Popegaddon» Ma la febbre scoppia sulla rete
26 Settembre 2015
Articoli del 2015
«Era difficile per i conduttori commentare la risposta del congresso, diviso e confuso sulle reazioni da palesare. Gli applausi che si alzavano dall’ala repubblicana ad ogni accenno di dissenso su aborto e matrimonio gay, si spegnevano subito quando il discorso si spostava su armi, povertà, cambiamento climatico, migranti».

«Era difficile per i conduttori commentare la risposta del congresso, diviso e confuso sulle reazioni da palesare. Gli applausi che si alzavano dall’ala repubblicana ad ogni accenno di dissenso su aborto e matrimonio gay, si spegnevano subito quando il discorso si spostava su armi, povertà, cambiamento climatico, migranti». Il manifesto, 26 settembre 2015 (m.p.r.)

New York. U n vero tornado, popegaddon, popezilla, si sprecano aggettivi e neologismi per descrivere l’effetto che sta avendo questa visita del papa negli Stati Uniti. Accolto dalla popolazione più come un referente politico che come un leader spirituale, il papa ha di fatto spiazzato tutti i livelli dell’accoglienza ufficiale americana, ad incominciare dai media tradizionali, prima tra tutte la televisione. La diretta del discorso al congresso è stata trasmessa da tutti i network principali ed era palpabile un certo imbarazzo dei conduttori per un personaggio che ha mischiato le carte scontentando (molto) gli amici tradizionali ma anche (un poco) i nuovi amici.

Il network CBS come commento al discorso dove, partendo con l’appello al diritto di vita dalla sua origine, si è concluso con una diretta condanna sulla pena di morte, è partito parlando dei problemi di sciatica del santo padre, un modo per prendere tempo ed evitare un commento a caldo. Era obiettivamente difficile per i conduttori commentare la risposta del congresso, diviso e confuso sulle reazioni da palesare. Gli applausi che si alzavano dall’ala repubblicana ad ogni accenno di dissenso su aborto e matrimonio gay, si spegnevano subito quando il discorso si spostava su armi, povertà, cambiamento climatico, migranti. Tra tutti i repubblicani solo Ben Carson ha apprezzato il discorso e non ne ha preso esplicitamente le distanze. Ted Cruz invece non ha fatto mistero del proprio disappunto e così, anche se in toni più pacati, i Cattolici per Jeb.
I democratici hanno avuto più occasioni per sciogliersi in calorosi applausi ma anche per loro i momenti di imbarazzo non sono mancati, soprattutto sul tema della pena di morte, argomento delicatissimo in ogni momento, ma soprattutto durante una campagna elettorale di fatto già iniziata. La pena di morte, pur restando "cara" al popolo americano, è comunque scesa alla percentuale più bassa degli ultimi quarant’anni. Ma se i media americani tradizionali (non solo la tv, anche la stampa trasuda imbarazzo per la difficoltà di inquadrare un personaggio tradizionalmente intoccabile ma mai, prima d’ora, così poco collocabile) hanno problemi di rappresentazione dell’evento, i social media vivono l’evento come esperienza collettiva. I carattere più socio politico che spirituale è evidente.
L’hashtag #PopeinUs, su twitter, raggruppa, il pensiero collettivo americano iperconnesso, che si mostra meno disorientato e più felice di vedere argomenti pesanti come macigni scagliati nel dibattito. Se per il Wall Street Journal la visita del papa è stata un’occasione per interrogarsi su chi siano, oltre a Bergoglio, i leader contemporanei mondiali, come si legge nell’articolo di Aaron David Miller, e concludere che al di là di questo controverso personaggio non si vedono altre personalità globali capaci di creare aspettativa e dibattito, su i social media ci si interroga sul senso in sé dei temi toccati. E ancora una volta ne esce fuori la fotografia di un paese i cui abitanti sono più avanzati di chi li rappresenta.
Anche politici come Bernie Sanders o Hillary Clinton hanno affidato a Twitter il proprio consenso su i temi affrontati al congresso e la stessa Casa Bianca ha più volte sottolineato le convergenze fra il punto di vista del Vaticano e quello dell’attuale amministrazione, in special modo quelle raggruppate nell’hashtag #actonclimat, riguardanti i passi concreti da fare a difesa dell’ambiente. L’altro grande concorrente dei media tradizionali, in questo caso con la televisione in cima alla lista, è stato Periscope, il metodo di livestream incorporato agli smartphone che da aprile veicola in rete le immagini video dei momenti topici statunitensi. Nella sera di giovedì, così come ci si aspetta venerdì, gli incontri del papa con i cittadini, dalla messa a St Patrick alla visita a Ground Zero o all’incontro di Central park, sono trasmessi da centinaia di connessioni livestream. Quello che si vede è una massa dove i cattolici provenienti da ogni parte d’America non sono la maggioranza. E, oltre ai cori da chiesa, molti sono i commenti su cosa sarà del futuro americano. E soprattutto se anche il prossimo presidente avrà tante opinioni in comune con questo papa
ARTICOLI CORRELATI
29 Dicembre 2015

© 2024 Eddyburg