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Marco D'Eramo
Il venticello di Francia
24 Aprile 2012
Articoli del 2012
«Ben venga l'arietta francese, sapendo però che non fischia nessun vento (anche se la bufera infuria)». Il manifesto, 24 aprile 2012

Basta davvero un refolo francese per dire che «il vento è cambiato in Europa», come sostiene Pierluigi Bersani? Che solo di una lievissima brezza si tratti, non v'è dubbio alcuno: aggregando i voti per i vari candidati, una solida maggioranza di francesi (almeno il 54%) ha di nuovo votato a destra, mentre la sinistra arriva al massimo al 44%. Dal primo turno delle presidenziali emerge un solo dato certo: che tre transalpini su quattro (il 73,3%) non ne possono più di Nicolas Sarkozy. Ma la sinistra, e in particolare François Hollande, non hanno saputo capitalizzare il rigetto di Sarkozy. Se perciò il 7 maggio il candidato socialista entrerà all'Eliseo, lo dovrà all'astensionismo degli elettori che al primo turno si sono riversati sul Fronte Nazionale. Da qui a parlare di una rinascita degli ideali socialisti in Europa ce ne corre. Tanto più che Hollande non è un nuovo Mitterrand, non ha presentato nessun Programma comune delle sinistre, come nel 1981, non promette di nazionalizzare nessuna banca o industria, o di prolungare di una settimana le ferie pagate (tutti impegni elettorali che Mitterrand invece mantenne). Sì è sempre tenuto sul vago. E sul tema centrale della campagna, la politica europea, si è distinto barcamenandosi. Per restare agli anemometri, qui non è né un refolo, né una brezza, tutt'al più uno spiffero.

Et pourtant. È bastato questo quasi niente a spingere in giù le borse (al calo ha contribuito non poco il cedimento della fin qui tetragona Olanda). Questo poco deve essere micidiale se, pur dopo un primo turno da cui il presidente è uscito battuto, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha insistito ieri nel suo appoggio a Sarkozy, mossa destinata a creare un incidente diplomatico se Hollande verrà eletto.

Deve essere ormai asfissiante per tutti la cappa del monopolio conservatore sull'Europa (Cameron, Merkel, Monti, Rajoy, Sarkozy) se anche un Giulio Tremonti ha ammesso che avrebbe votato Hollande e se anche fonti vicine al premier conservatore spagnolo Mariano Rajoy lasciano trapelare che non vedrebbero di malocchio un cambio di guardia all'Eliseo. Il fatto è che la destra europea sta strangolando il continente intero e qualunque pur minimo allentamento del cappio è una salvezza anche per molti nella stessa destra. Ben venga quindi l'arietta francese, sapendo però che non fischia nessun vento (anche se la bufera infuria).

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