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Emanuele Piccardo
Il sogno americano tra super-eroi e nuovi pionieri
6 Giugno 2010
Recensioni e segnalazioni
Recensione: Emiliano Ilardi, La frontiera contro la Metropoli, sprawl suburbano come categoria dello spirito, lettura legittima, ma parziale. Il manifesto, 6 giugno 2010 (f.b.)

Affrontando da diversi punti di vista - la letteratura, la sociologia, il cinema e l'urbanistica - il tema del rapporto tra spazi, media e politica nell'immaginario urbano degli Stati Uniti, Emiliano Ilardi definisce la frontiera come quel luogo all'interno del quale è possibile esprimere la propria individualità, esaudire i propri desideri e affrontare una nuova vita lasciandosi alle spalle il passato. Tale concetto assume maggior forza nel territorio americano che storicamente accoglie le diversità allontanandole dal centro, basti pensare alle sette religiose o alle comunità hippie che occupano i vuoti delle praterie. Mentre in Europa sembra non esserci via di uscita dalla città, in America la grande quantità di spazi di cui i cittadini dispongono offre all'immaginario un'alternativa potente, il palcoscenico su cui proiettare desideri di fuga o tensioni verso la libertà.

Anche la metropoli, tuttavia, può diventare una sorta di frontiera: definendo la figura sociale dell'arrivista come quella di un neo-pioniere, il cinema e la letteratura contribuiscono a individuare negli spazi urbani il luogo privilegiato per il raggiungimento del successo. D'altra parte, l'arrivista tende a usare la metropoli allontanandosene il più presto possibile: l'aspirazione, come scrive il romanziere Chuck Palahniuk, è quella di «diventare tanto ricco da poterti tirar fuori dalla marmaglia, da tutta quella gente in autostrada o, peggio, in autobus. No, il sogno è una grande casa, isolata in capo al mondo». Infatti, commenta Ilardi, «il mescolamento e la promiscuità non sono archetipi dell'immaginario metropolitano americano: troppi desideri concentrati in uno spazio troppo piccolo».

Se dunque in Europa la politica cerca di governare i conflitti, negli Stati Uniti la gestione della folla e delle sue diversità etniche, religiose ed economiche tende a tradursi sostanzialmente nell'offerta di spazio. Per disgregare la folla, si usa ogni sorta di mezzo, che si tratti delle nuove arterie autostradali grazie alle quali è possibile controllare i flussi di cittadini o delle gated communities tipiche della città-fortezza. Come simbolo dell'ingovernabilità del caos urbano Ilardi introduce la figura del super-eroe, espressa dai fumetti e dal cinema, l'unica capace di mettere ordine là dove si dimostrano impotenti i politici, i potenti, e perfino i malavitosi: una figura che incarna alla perfezione l'individualismo dell'American dream.

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