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Gian Antonio Stella
Il sindaco che salva le costruzioni abusive
6 Giugno 2012
Abusivismo
La chiamano “ingegneria istituzionale” invece è distillato di ignoranza, arroganza: sono degli sfigati, e ci trascinano a fondo. Corriere della Sera, 6 giugno 2012 (f.b.)

«A i cittadini dovevamo dare questa risposta perché qui si trattava di una situazione di diritti negati». Ha detto proprio così il sindaco di Vibo Valentia Nicola D'Agostino felice per avere portato a termine un'operazione che in un altro Paese civile sarebbe stata impossibile: l'acquisto da parte del Comune, dal demanio, dei terreni sui quali, una dopo l'altra, per decenni, sono state costruite centinaia di case abusive. Ma così abusive da non poter approfittare né del primo condono del 1985, né del secondo del 1994 né del terzo del 2003.

Il problema degli abitanti fuorilegge di località Pennello, un tratto di costa calabrese stuprato da orrende palazzine costruite spesso praticamente sulla spiaggia e senza alcun rispetto per ogni norma idrogeologica (basti ricordare lo straripamento di vari torrenti ostruiti da costruzione demenziali e la conseguente alluvione del 3 luglio 2006 costata la vita a tre persone) è sempre stato quello: era impossibile condonare le loro schifezze di cemento.

In un Paese serio, il primo cantiere abusivo aperto su terreno demaniale, cioè appartenente a tutti i cittadini italiani, sarebbero arrivati i vigili urbani. E dopo i vigili i carabinieri. E dopo i carabinieri le ruspe. Per anni e anni, invece, decisi a non rischiare di perdere il voto degli abusivi alle elezioni, sindaci e amministratori hanno fatto finta di non vedere. Spingendo la gente a pensare che fosse loro consentito tutto. E il problema è andato in cancrena.

Cosa fare? La soluzione individuata dall'amministrazione è stata quella di convincere il demanio a cedere al municipio i 150.550 metri quadrati di terreni pubblici (un'«opera di ingegneria giuridica», secondo laGazzetta del Sud) sui quali sorgono le palazzine fuorilegge. E il demanio, dopo lunghe resistenze, non solo ha ceduto, ma dopo avere concordato un prezzo di 2 milioni di euro ha chiuso giorni fa facendo un mega sconto. Prezzo finale: un milione e 200 mila euro. Tirati fuori per metà dagli abusivi, che versando 20 euro al metro quadrato (20 euro!) adesso sono certi che il nuovo proprietario del terreno non romperà più le scatole in tribunale contro di loro, e in parte dal Comune che ha utilizzato i fondi Pisu, Progetti integrati di sviluppo urbano. Soldi appartenenti a tutti cittadini italiani. E soprattutto anche a quelli di Vibo Valentia che hanno sempre rispettato la legge e che si ritrovano nella parte dei cornuti.

Una soluzione dopo tanti decenni andava trovata? Certo. Ma è insopportabile, agli occhi degli italiani che seguono le regole e non costruiscono su terreni altrui, è quella affermazione del sindaco sui «diritti negati» agli abusivi. E più ancora l'esultanza di un parlamentare della Repubblica italiana, il pidiellino Francesco Bevilacqua che a dispetto del suo ruolo e della sua professione (insegnante!) è arrivato a dire che «la zona che adesso è nel degrado dovrà tornare al suo splendore». Splendore? Dopo quella violenza cementiera? Ma la domanda più urgente è un'altra: il catasto e la Corte dei conti sono d'accordo con questa soluzione?

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