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Norma Rangeri
Il ritorno del marziano
21 Ottobre 2015
Roma
Chissà se una parte consistente di quel 64 per cento che ha votato per lui ha compreso dove sta la causa s della rottamazione di Roma? Sarebbe già un buon risultato.
Chissà se una parte consistente di quel 64 per cento che ha votato per lui ha compreso dove sta la causa s della rottamazione di Roma? Sarebbe già un buon risultato. Il manifesto, 21 ottobre 2015
Altro che il dream-team imma­gi­nato dal pre­si­dente del con­si­glio. Se Marino riu­scirà a evi­tare l’avviso di garan­zia, e dopo il lungo col­lo­quio con i magi­strati la pro­cura non avesse motivo di inda­garlo, il sin­daco potrebbe riti­rare le dimis­sioni e rive­larsi un mici­diale boo­me­rang per tutti quelli che gli ave­vano già fatto il funerale.

A comin­ciare da chi è corso in pro­cura a con­se­gnare l’esposto per gli scon­trini, intra­ve­dendo nella clas­sica buc­cia di banana giu­di­zia­ria l’occasione ghiotta di un bel bot­tino elet­to­rale, non essendo riu­sciti a scal­zarlo con le armi pro­prie della poli­tica. Pro­se­guendo con il presidente-segretario che, per inter­po­sti asses­sori, gli ha riti­rato una fidu­cia che non era nella sua dispo­ni­bi­lità dar­gli, dimo­strando, se ancora ce ne fosse biso­gno, di tenere in nes­suna con­si­de­ra­zione il voto dei cit­ta­dini. Fino ai mon­si­gnori che, seguendo l’impri­ma­tur papale, lo ave­vano sco­mu­ni­cato boc­cian­done la sin­da­ca­tura con dichia­ra­zioni roboanti sulle mace­rie romane.

E senza dimen­ti­care gli autori della for­sen­nata cam­pa­gna media­tica che pochi prima di lui ave­vano avuto l’onore di rice­vere, un’offensiva all’insegna del vibrante slo­gan «vogliamo un sin­daco che tappi le buche di Roma». Il ritorno del dimis­sio­na­rio in Cam­pi­do­glio effet­ti­va­mente sarebbe un vero colpo di scena in una trama che sem­brava ormai desti­nata a seguire un copione coe­rente con il trionfo dei ter­re­stri con­tro il marziano.

La pos­si­bi­lità di un ritiro delle dimis­sioni l’ha fatta intra­ve­dere lo stesso Marino nella con­fe­renza stampa con­vo­cata all’indomani del det­ta­gliato reso­conto offerto ai giu­dici sulla sto­ria degli scon­trini («se ho scritto che volevo pren­dere tempo per valu­tare, signi­fica che lo pen­savo e lo penso ancora»). Nell’incontro con i gior­na­li­sti il mar­ziano ha respinto al mit­tente le accuse di aver rubato soldi pub­blici bol­lan­dole come una vio­lenta spe­cu­la­zione delle oppo­si­zioni (Fra­telli d’Italia e 5Stelle) a corto di altri argo­menti. Poi ha con­fer­mato che le sue dimis­sioni sono state moti­vate dal rispetto verso la magi­stra­tura chia­mata ad accer­tare i fatti.

E men­tre la sua ex mag­gio­ranza (Pd e Sel) ora si ritrova tra le mani la patata bol­lente, alle fine­stre di palazzo Chigi potrebbe arri­vare l’eco delle mobi­li­ta­zioni che la rete di soste­gno (“Marino ripen­saci”) minac­cia di repli­care sotto il cavallo di Marco Aurelio.

In fondo Marino era pur sem­pre salito al Cam­pi­do­glio con il 64 per cento dei con­sensi dopo aver vinto le pri­ma­rie del Pd. Per quanto i romani siano abi­tuati alle mil­le­na­rie scor­re­rie del potere, toglierlo di mezzo con un col­petto di palazzo potrebbe averne risve­gliato l’anima irri­ve­rente. I famosi venti giorni di tempo per ripen­sarci sca­dono il 2 di novem­bre. Suf­fi­cienti a sca­te­nare una nuova com­me­dia romana.

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