«Sopra quella galleria Ripoli ha iniziato a muoversi da quando sono partiti i lavori, perché una antica frana ha preso a muoversi diversi centimetri al mese. Nel 2011 un comitato di cittadini aveva chiesto di fermare i lavori e ripensare il tracciato. Ma Autostrade per l’Italia è andata avanti, forte del sostegno delle istituzioni». Il Fatto Quotidiano, 9 novembre 2014
Ripoli (Bologna). A Ripoli quella di ieri è stata una giornata come le altre. La pioggia, l’umido, la nebbia sulle cime dell’Appennino a creare un paesaggio mozzafiato. E poi quelle case sbarrate e sgomberate, le crepe sui muri, gli edifici imbragati, la chiesetta interdetta ai fedeli. A valle, dentro quella galleria che è andata a risvegliare la frana su cui il paesino poggia, si è fatto festa. Ieri è arrivato il premier Matteo Renzi che ha partecipato alla cerimonia per l’abbattimento dell’ultimo diaframma del tunnel Val di Sambro. Quello che mancava per terminare gli scavi della Variante di valico, l’autostrada da 60 chilometri e quasi 4 miliardi di euro che dal 2015 dovrebbe affiancare l’Autostrada del sole nel tratto Bologna-Firenze. «Il lavoro che è stato fatto è il simbolo del Paese, che è in una galleria, in un tunnel di rassegnazione, ma ha la capacità per uscirne», ha spiegato Renzi.
Tuttavia da parte sua e da parte del numero uno di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, non una parola per chi di quest’opera ha subito soprattutto i disagi. Sopra quella galleria Ripoli ha iniziato a muoversi da quando sono partiti i lavori. Decine di persone hanno dovuto lasciare la loro casa sin dal 2011 perché una antica frana, che prima si muoveva 2 millimetri l’anno a un certo punto ha preso a muoversi diversi centimetri al mese. E con lei cammina ancora anche il viadotto della attuale Autostrada del Sole che si trova a monte del borgo.
Nel 2011 un comitato di cittadini guidati da un geometra in pensione, Dino Ricci, aveva chiesto di fermare i lavori e ripensare il tracciato. Ma Autostrade per l’Italia è andata avanti, forte del sostegno delle istituzioni: il paese è stato riempito di strumenti per misurare gli spostamenti dei muri. Ma la frana non si è fermata. La politica, a eccezione del consigliere regionale Andrea Defranceschi, non ha fatto nulla. Si è mossa anche la giustizia: a lungo i Carabinieri della compagnia di Vergato hanno indagato sul perché di quei movimenti. La procura di Bologna, che coordinava l’inchiesta contro ignoti, ha tuttavia chiesto l’archiviazione, ma il gip Andrea Scarpa potrebbe presto chiedere la riapertura delle indagini. I problemi per l’opera sono però anche tanti altri. La galleria Sparvo, poco più a sud, dovrà essere blindata con degli anelli d’acciaio per 400 metri perché un’altra frana è andata a pressare sulla copertura. Nella parte Toscana invece, un processo sullo smaltimento dei terreni di scavo sta bloccando tutto.
Infine una curiosità: tra gli invitati alla cerimonia, riecco Pietro Lunardi, l’ex ministro delle Infrastrutture che ha collaborato all’opera con il suo studio professionale, ma anche con il governo Berlusconi, che diede il via alla grande opera per decreto. Con lui Renzi si è fermato a lungo a parlare dopo la cerimonia: «Il premier? È grintoso come Berlusconi», la sua impressione finale.