Non sarà ancora la "Bad Godesberg" dei Verdi italiani, per dire una svolta storica come quella celebrata mezzo secolo fa dalla socialdemocrazia tedesca. Ma la Conferenza nazionale indetta dal partito di Alfonso Pecoraro Scanio per domani e dopodomani a Genova promette di innescare una palingenesi dell’ambientalismo politico, un rinnovamento e un rilancio del "Sole che ride". A pochi mesi dall’ultimo congresso, secondo l’impegno assunto ufficialmente in quella sede, i Verdi lanciano un "Patto per il clima" proprio nel momento in cui il cosiddetto "Global warming", cioè il surriscaldamento del pianeta provocato dall’inquinamento e dall’effetto serra, minaccia la sopravvivenza dell’intera umanità.
Oggi non è più il loro presunto allarmismo, il loro catastrofismo o millenarismo ideologico, a imporre l’emergenza climatica all’ordine del giorno. È il caldo che incombe sulla prossima stagione estiva, dopo aver già alterato quella invernale e primaverile; è lo scioglimento dei ghiacciai, la scarsezza di piogge e la siccità che fanno mancare un bene primario come l’acqua, insidiano la campagna e l’agricoltura. Non è insomma un’invenzione di Pecoraro Scanio e dei suoi seguaci, un’altra dimostrazione del loro estremismo o radicalismo, da liquidare con sufficienza e magari con fastidio.
L’appello predisposto per la Convention di Genova, già sottoscritto da diversi "testimonial" autorevoli tra cui lo scienziato Carlo Rubbia, il giurista Stefano Rodotà, il magistrato Gianfranco Amendola, il sociologo Domenico De Masi e il profeta di "Slow Food", Carlo Petrini, non è soltanto un manifesto di belle parole e buone intenzioni. Contiene le linee-guida di un programma concreto e praticabile, su cui il capogruppo dei Verdi alla Camera, Angelo Bonelli, ha raccolto diligentemente una serie di pareri, proposte, integrazioni e suggerimenti, prima di redigere il testo definitivo. Con quel tanto di "pathos" che il tema richiede, il "Patto per il clima" è aperto a tutti i cittadini, le associazioni, i gruppi e i movimenti che intendono impegnarsi in questa battaglia fondamentale per la difesa dell’ambiente e della salute collettiva.
Ma la sfida è di tale portata che esige, come recita il sottotitolo del documento, una "riconversione ecologica dell’economia e della società". Non si tratta, cioè, soltanto di risparmiare un po’ d’acqua e magari inquinare un po’ meno. Si tratta piuttosto di correggere e modificare il nostro modello di sviluppo economico-sociale, in modo che sia equo e solidale, più responsabile e più giusto. A cominciare, naturalmente, dal consumo e dalla produzione di energia, nel segno delle fonti rinnovabili come il sole e il vento: dall’era del petrolio, e dagli altri combustibili fossili che emettono la mefitica anidride carbonica, dobbiamo passare il più rapidamente possibile a quella dell’idrogeno, nel rispetto di madrenatura.
"La centralità della questione ecologica in Italia - si legge nell’appello dei Verdi - significa anche realizzare una nuova politica per fermare il consumo del territorio; per affrontare il problema smog trasformatosi in emergenza sanitaria; investire prioritariamente sul trasporto pubblico su ferro; rendere più rigorosa la tutela del paesaggio del nostro paese violentato e offeso dagli abusi, ma anche dalle cementificazioni legalizzate; valorizzare la bioedilizia; investire nella prevenzione del dissesto idrogeologico; realizzare sistemi di gestione dei rifiuti imperniati sulla riduzione, il recupero, la raccolta differenziata e il riciclaggio". Non sono chiacchiere, come si vede, bensì obiettivi precisi da realizzare nell’azione di governo, a tutti i livelli. E proprio su questo terreno, si misureranno la capacità e la credibilità dei Verdi dopo la svolta di Genova, per attuare quell’"ambientalismo sostenibile" - come qui l’abbiamo definito in passato - capace di conciliarsi con la crescita di una società moderna: a questi aspetti sarà dedicato in particolare il "Cantiere delle best practices", con una rassegna delle esperienze italiane più innovative per uno sviluppo anch’esso sostenibile.
Altri capitoli qualificanti del "Patto per il clima", sono l’avvento della "democrazia informatica"; la lotta contro le povertà sociali; la difesa di una ricchezza come la diversità; la non violenza; la cooperazione tra i popoli; il futuro delle giovani generazioni. Ma forse la novità più significativa della Conferenza sta nel titolo scelto per il dibattito, "Ecologia è economia", in quella "e" con l’accento, voce del verbo essere. Un’affermazione assai impegnativa per i Verdi italiani, considerati finora a torto o a ragione nemici dell’industria, antagonisti, massimalisti. E a parte l’espediente lessicale, da verificare poi nei comportamenti e nelle azioni concrete, c’è comunque da registrare positivamente l’intenzione di aprire da Genova un confronto con il mondo produttivo, con i sindacati, con tutte le forze sociali, in funzione di una "finanziaria verde" o eco-compatibile che rispecchi una tale impostazione programmatica.
A Palazzo Ducale, infine, i partecipanti al convegno e soprattutto gli ospiti troveranno anche una "Esposizione dell’innovazione" curata dall’associazione Capitalismo Naturale che fa capo a Fabio Roggiolani. All’insegna dello slogan "Verso l’impatto zero", si potranno vedere e toccare con mano prodotti, impianti, macchinari, per la riconversione ecologica dell’economia: dalla pellicola in silicio per il solare fotovoltaico alla pittura che coibenta gli edifici, dai sistemi di dissociazione molecolare come alternativa all’incenerimento dei rifiuti ai "naturizzatori" per l’acqua del rubinetto, fino al camion alimentato direttamente a gas naturale liquefatto. Una "nuova frontiera", dunque, sia per l’industria sia per i Verdi, con l’obiettivo strategico di conciliare gli interessi legittimi dell’economia con le ragioni vitali dell’ecologia.