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Il pasticcio del Lido di Venezia
14 Maggio 2011
Vivere a Venezia
Casca a pezzi il progetto per il nuovo Palazzo del cinema. Che cosa succederà adesso? Articoli di Alberto Vitucci ed Enrico Tantucci, la Nuova Venezia, 14 maggio 2011: E una postilla

Via libera al Palacinema low cost

di Alberto Vitucci

Del progetto iniziale è rimasto solo il «buco». Un cratere pieno di amianto, con reperti archeologici ottocenteschi. Lavori fermi perché costa smaltire le sostanze inquinanti. «Quel nuovo Palacinema è una strada morta, serve un’idea nuova», ha detto a sorpresa il neoministro Galan. Il Codacons ha presentato una nuova denuncia alla Corte dei Conti: «Chi pagherà i danni alla città?»

Il «Sasso», progetto vincitore del concorso lanciato dalla Biennale nel 2005, non si farà più. Un altro sasso muove in queste ore le acque ferme della politica veneziana. E’ quello lanciato a sorpresa dal neoministro ed ex governatore Galan. «Ha messo la prima pietra insieme a me e Bondi, non credo che la sua sia una posizione di contrarietà», commenta l’ex sindaco Massimo Cacciari, «forse Galan vorrà rivedere il progetto, risparmiare qualcosa visti i costi della bonifica, non credo abbia cambiato idea e voglia tornare indietro rispetto all’idea di un nuovo Palazzo del Cinema». L’attale sindaco Giorgio Orsoni ha accolto la provocazione. «Se lo dice il ministro bisogna rifletterci», dice. In realtà si sta già discutendo di come uscire dal pasticcio. Idea del Comune sarebbe quella di limitare al minimo le nuove edificazioni, ristrutturare con i fondi disponibili il vecchio palazzo, creare collegamenti tra gli edifici esistenti. E recuperare il «buco» trasformandolo in parcheggio. L’amianto sarebbe ricoperto di cemento e il problema disinquinamento risolto. Una dichiarazione di resa rispetto alle intenzioni più volte espresse - anche dallo stesso Galan - per il nuovo Palacinema. Il presidente Codacons annuncia nuovi esposti. «Vogliamo che si faccia chiarezza sullo spreco di denaro pubblico compiuto», dice, «la decisione del ministro Galan conferma i nostri dubbi». Un altro esposto firmato dai comitati è già stato presentato in Procura. Si torna indietro, dunque. Perché la presenza dell’amianto, sostanza con cui venivano fabbricati a inizio secolo i tetti delle capanne delle spiagge, è stata trovata in quantità superiori al previsto. Materiali sotterrati di cui nessuno aveva evidentemente verificato la presenza prima di partire con i lavori. Un vero fallimento, il nuovo PalaCinema. Opera che doveva essere finanziata dallo Stato, inaugurata per il 150esimo dell’Unità d’Italia nel marzo scorso. Invece il palazzo del Cinema non c’è, i costi sono lievitati (si è tornati alla cifra di 130 milioni). I soldi finora li hanno messi Regione e Comune. Quest’ultimo con la vendita dell’Ospedale al Mare e la concessione alla cordata di Est Capital del progetto della nuova darsena. Lunedì il commissario Spaziante illustrerà ai cittadini del Lido il progetto della darsena da 1000 posti barca a San Nicolò. Giovedì sarà il sindaco Orsoni a incontrare la Municipalità. Tema, PalaCinema e grandi progetti.

Cantiere fermo già a giugno ed emergenza finanziaria: i soldi non bastano più

di Enrico Tantucci

Edificio rialzato e uso fiera - La nuova soluzione: rinuncia alla parte interrata e alle bonifiche

Potrebbe trasformarsi in un polo fieristico oltre che in una sala cinematografica, il Palacinema riveduto e corretto, realizzato con una soluzione low-cost, che non preveda più la parte interrata dell’edificio, ma solo la Sala grande da circa 2 mila posti, in superficie. Ma intanto già a giugno il cantiere in corso si fermerà, in attesa di capire come andare avanti.

Dopo lo stop all’attuale progetto di Palazzo del Cinema, per i suoi costi insostenibili, decretato di fatto dal ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan, il commissario Vincenzo Spaziante - in parte spiazzato dall’uscita del ministro, che segue l’appello del sindaco Giorgio Orsoni per la mancanze di risorse necessarie al cantiere - sta già abbozzando la soluzione alternativa. Lo scavo si fermerà più o meno alla profondità attuale - tra i 3 e i 5 metri - senza arrivare ai circa 10 metri previsti, lasciando l’amianto dov’era e risparmiando così gli altissimi costi della bonifica. Si rinuncerà così a buona parte degli spazi interrati - comprese le altre due sale cinematografiche - previste dal progetto iniziale del”Sasso” (la forma concepita dai progettisti per il Palacinema). L’idea di Spaziante, per non perdere in cubatura, sarebbe quella di riguadagnare quegli spazi in altezza, elevando di circa 5 metri tutto l’edificio.

Intanto la Sacaim - l’impresa che ha vinto l’appalto da 52 milioni per il Palazzo del Cinema, al netto di tutti i costi aggiuntivi delle bonifiche e di altre opere - continua a lavorare in cantiere e attende istruzioni. Se tutto dovesse bloccarsi sarebbe probabilmente inevitabile la richiesta da parte sua a Governo, Comune e Regione - i firmatari dell’accordo di programma - di un congruo risarcimento danni.

Ma l’idea di Galan, Spaziante e Orsoni non è quella, comunque, di «cancellare» il Palazzo del Cinema, ma di realizzarlo in versione ridotta, limitando i costi e destinandolo ad un uso più intensivo rispetto a quello garantito con la Mostra del Cinema. L’idea che starebbe emergendo sarebbe appunto quello di un polo fieristico, trovabdo per esso anche nuovi investitori dal territorio. Lo stop anticipato del cantiere - legato anche all’avvicinarsi del periodo organizzativo della Mostra del Cinema - servirà anche a riordinare le idee. Ma la vera incognita del Palacinema, anche rivisto, non è l’amianto: è la mancanza dei fondi necessari per realizzarlo, visti anche i problemi legati alla”partita” dell’ex Ospedale al Mare, tra il complessso turistico, la nuova darsena e l’area della Favorita che non è stata ancora venduta e lo sarà solo a trattativa privata e a un prezzo più basso. Se i soldi dal Comune non arriveranno - come pare probabile - in misura sufficiente, qualcuno dovrà pur garantirli per completare l’opera ed evitare contenziosi. E il problema torna, inevitabilmente, nelle mani del Governo e del ministro Galan.

«É un progetto sciagurato, giusto fermarlo»

I comitati propongono il rilancio dell’isola.

Ma senza il commissario straordinario

«Abbandonare subito quello sciagurato progetto e pensare davvero al rilancio del Lido, senza svendere le aree alla speculazione dei privati». Il coordinamento delle associazioni del Lido torna all’attacco. «Dobbiamo cogliere l’occasione», dice il portavoce Salvatore Lihard, «per ridiscutere tutto. Il ministro Galan ha ragione, quel progetto è morto, va ripensato completamente. E noi ne eravamo stati facili profeti. Adesso occorre coraggio, e una nuova idea per rilanciare la Mostra del Cinema»». Le associazioni ambientaliste del Lido (Difesa dei Murazzi., Rocchettam Estuario Nostro, Codacons, Italia Nostra, Lipu, vegetariani, Pax In Aqua) insieme al Movimento per la Difesa della Sanità pubblica avevano inscenato fin dall’inizio manifestazioni e inviato esposti alla magistratura e alla Corte dei Conti. «Fermate lo spreco di denaro pubblico», dicevano. Le foto dei grandi striscioni con su scritto «Vergogna», esposti alla Mostra del Cinema di settembre avevano fatto il giro del mondo. «Ma nessuno ci ha ascoltato», dice Lihard.

La protesta era iniziata all’indomani dell’abbattimento della pineta e dei 130 alberi a lato del palazzo del Cinema per far posto al cantiere della Sacaim. Un «sacrificio» ambientale che secondo i comitati non avrebbe nemmeno prodotto buoni risultati per la collettività. «+ nuovo Palacinema-palazzo dei Congressi» dice Lihard, «i è rivelato un’operazione fallimentare. E il grande buco del cantiere, dove i lavori sono stati sospesi più volte per il ritrovamento di amianto nel sottosuolo, rende difficile da due anni la vita del Lido.

«Occorre rilanciare l’attività convegnistica al Lido», continua Lihard, «proporre un’idea diversa di sviluppo e sospendere la vendita dell’area verde dell’ex Favorita, che va riconsegnata al Comune».

Anche l’operazione di trasformazione di Des Bains ed Excelsior ad opera dei nuovi padroni, la Finanziaria Est Capital, ha prodotto secondo i comitati «la perdita di 250 lavoratori e diu professionalità che se ne sono andate in altre località». Infine, i comitati ribadiscono la loro richiesta di rimuovere il commissario straordinario Vincenzo Spaziante, nominato dal governo nel marzo del 2009. «Doveva garantire la rapida realizzazione di un’opera per il 150esimo dell’Unità, ma così non è stato: per i progetti del Lido non ci serve un commissario». (a.v.)

Postilla

Ha ragione Lihard, il portavoce dei comitati del Lido: occorre ridiscutere tutto. Questo succederebbe in qualsiasi comunità democratica. C’è da dubitare che accada a Venezia, a proposito del suo Lido, dove è stato costruito un fortissimo intreccio tra potentati politici ed economici, tra interessi istituzionali e interessi privati, che è stato raccontato dai giornali locali passo per passo (ed è ora raccolto in un libretto di E. Salzano, Lo scandalo del Lido , edito in questi giorni dalla Corte del Fontego). I nodi principali dell’intreccio sono costituiti dal commissario straordinario Vincenzo Spaziante, nominato per la realizzazione del nuovo palazzo del cinema, opera inclusa nelle manifestazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, dall’ex assessore comunale alla cultura Mossetto, poi fondatore e oggi presidente della società d’investimenti finanziari e immobiliari Est Capital, e dal sindaco di Venezia Massimo Cacciari, oossi sostituito da Giorgio Orsoni. Il palazzo del cinema è solo un tassello di un’ampio programma di trasformazione fisica e funzionale dell’isola, che prevede lo smantellamento dell’Ospedale al mare e la sua trasformazione in un complesso di residenze e attrezzature turistiche, il parco della Favorita, anch’esso trasformato in ville e alberghi, la trasformazione i un lussuoso residence del forte di Malamocco, la “valorizzazione immobiliare” (residenze e supermercato) del Parco delle Rose, in una nuova darsena per 1000 barche alla radice del molo del Lido e in altre trasformazioni minori. Questo complesso di interventi immobiliari è in contrasto con gli strumenti di pianificazione, urbanistica e paesaggistica, vigenti. Perciò, per realizzarli, occorre qualcuno quale, nel regime attuale, sia consentito di derogare da leggi, regolamenti, piani e altri fastidiosi “lacci e lacciuoli”. Ecco l’idea che ha trovato tutti concordi, a partire dal sindaco di Venezia: attribuire al commissario straordinario, nominato per il palazzo del cinema, poteri su tutte le trasformazioni immobiliari da realizzare nell’isola del Lido per il suo “sviluppo”.

In una comunità democratica, oltre a riaprire una discussione aperta sul deestino del palazzo del coinema, si revocherebbero subito i poteri “ultrastraordinari” affidati al commissario Spaziante. Accadrà? É prudente dubitarne.

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