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Robert Elms
Il Parco a Tema Perfetto
21 Agosto 2005
Vivere a Venezia
Venezia come parco a tema. Una declinazione non certo nuova, ma sviluppata con una prospettiva abbastanza interessante da questo articolo nella sezione viaggi/turismo del Guardian, 18 giugno 2005 (f.b.)

Titolo originale: The ultimate theme park – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

Venezia è per gente cresciuta. Il pensiero corrente è che questa sensuale città d’acqua sia riservata agli adulti, e in particolare a quelli nelle prime o ultime fasi del trasporto amoroso. E certo c’è abbondanza di giovani amanti che vagano in quel labirinto mano nella mano, guardandosi perdutamente l’un l’altro in quell’affascinante scenario. Ce ne sono ancor più di vecchi, che possono per la prima volta permettersi un viaggio tanto sontuoso, stare nei grandi alberghi, bere un bellini all’Harry’s bar, cenare su una terrazza sul Canal Grande. Venezia è anche battuta dagli Aspirapolveri della cultura, che risucchiano arte e architettura, correndo da una galleria, a una basilica, a un museo, o da visitatori giornalieri che freneticamente raccattano tutto. Diciamocelo: in qualunque momento dell’anno Venezia è piena di qualunque tipo di persone, tranne i bambini. Troppo costosa, troppo culturale, troppo affollata, troppo noiosa per i più piccoli, è un campo giochi per adulti.

Beh, no. Secondo la nostra famiglia non lo è.

Da quando il nostro figlio più piccolo era grande abbastanza da andare in giro senza passeggino, che è quasi impossibile da manovrare su tutti quei ponti, una breve sosta a Venezia è diventata pellegrinaggio annuale per la famiglia Elms. Prendiamo in affitto un lindo appartamento di due stanze alla Giudecca, compriamo un abbonamento di tre giorni al trasporto pubblico, e lasciamo che i piccoli si lancino nella meravigliosa stranezza di tutto quanto. Adorano tutta quell’acqua, le barche e le isole, e specialmente le acque alte, quando si tolgono le scarpe a sguazzano in giro. Amano il cibo, la pasta, la pizza, e il fatto che gli italiani, anche i veneziani abituati ai turisti, si occupano di loro e perdonano piccole impertinenze. Gli piacciono davvero il merletto turistico in vendita in troppi negozi, i piccoli ninnoli di vetro o le maschere prodotte in serie, che adesso ornano le loro camerette a casa. Non badano nemmeno tanto alla occasionale visita a un museo, sempre che non si esageri. Meglio, semplicemente, rilassarsi e lasciare che questa città unica ti scorra sopra.

Il nostro clan è fatto di una bambina di sei anni, Maude, di una di quindici, Alice, con Alfie, di nove anni, in mezzo, quindi stare in un appartamento è la soluzione. È molto più economico, affittare un alloggio, che prendere due o tre stanze in qualunque albergo, escluse le caverne. Ma c’è anche il fatto che in appartamento, fra gli abitanti del luogo, si ha più il senso di vivere in questo posto speciale per qualche giorno, meno pressione a trascorrere ogni ora battendo le vie affollate. Stare un po’ in disparte da tutto, di fronte all’isola principale, alla Giudecca, è un vantaggio anche perché ti dà la necessaria tregua dalle orde. La vita è un po’ meno frenetica qui, e un po’ meno costosa anche se ci sono piacevolezze genuine: trattorie locali a pezzi ragionevoli, bar, negozi, gelaterie, e anche un piccolo parco giochi con le altalene e altre cose in una piccola e disordinata piazzetta. Ogni mattina ci svegliamo con un eccellente cappuccino, e il panorama di Dorsoduro e San Marco lì davanti. Si deve prendere il vaporetto per l’isola principale un paio di volte al giorno, ma tranne quando c’è sciopero (ancora) il servizio è eccellente, ci vogliono solo cinque minuti, e la famiglia non si stanca mai dell’eccitazione di salire su un autobus che è un’imbarcazione.

Stare in appartamento, significa anche avere una cucina, cucinare, quindi poter andare a far spesa. I ragazzi adorano correre al negozio di alimentari dell’angolo, a comprare prosciutto o pecorino, il che aiuta a contenere un po’ i costi, che sono innegabilmente terribili. Il luogo che abbiamo scelto come base ha anche un cortile comune, dove Alfie può mettersi la sua maglia Italia e dal calci al pallone, la piccola saltare la corda, e la teenager prendere il sole e leggere. Essenziale, l’appartamento viene affittato con TV e DVD, il che significa che possono portarsi i film preferiti e star tranquilli e contenti per un paio d’ore.

Ma non si viene a Venezia per stare in casa. Quello che conta è star fuori nella magia fluttuante, e quello che interessa davvero è prendere un taxi dall’aeroporto. Il mio consiglio è che si debba prendere una gondola, almeno una volta nella vita, mangiare una volta in uno degli esageratamente costosi grand hotels, bersi una birra o un caffè da 10 € a San Marco, ma tutte le volte che si arriva a Venezia, bisogna prendere un motoscafo taxi direttamente per la propria destinazione. Con circa 100 euro si evita la ressa e il caos del sistema veneziano di trasporto pubblico, portandosi i bagagli dopo un volo faticoso, e tutta la famiglia ha la sensazione di essere dei divi del cinema, portati attraverso la laguna col vento tra i capelli, e un sorriso stupito sul viso. Ci si mette immediatamente di buon umore, e si sente che siamo tornati di nuovo qui.

A tutti piace anche esplorare le altre isole: guardar soffiare il vetro a Murano o intrecciare merletti a Burano, camminare nei vicoli deserti la sera e tentare di spaventarsi l’un l’altro con sciocche storie di fantasmi, o l’idea di essersi irrimediabilmente persi. I due più piccoli hanno preso a “pescare” con retini, sporgendosi dalla fondamenta vicino a casa.

Alice, la quindicenne, non è tanto facile da compiacere. Adesso dobbiamo portarci una sua amica per evitare che si strappi i suoi capelli all’ultima moda, visto che effettivamente c’è molto poco per adolescenti a Venezia. Con un’amica con cui ridacchiare, ci sono abbastanza ragazzi con lo zaino o giovani gondolieri per divertirle, e amano poter andare da sole a San Marco la sera, semplicemente a passeggiare. Venezia è una città molto sicura, e la libertà che consente è l’attrazione principale. Il fatto che Alice possa fare da babysitter ai più piccoli per una sera, così che noi si abbia l’occasione di metterci i nostri stracci eleganti e comportarci da amanti non più giovani, è un motivo sufficiente a convincerla a venire. Se non avete come noi la babysitter incorporata, potete procurarvela attraverso un’agenzia.

Ad Alice piace anche il Lido. Personalmente, ne farei anche a meno di questa striscia di cattive pizzerie, alberghi vacanze e boutiques – con l’aspetto di una specie di scalcagnato sobborgo di Miami – dato che spezza l’incantesimo indotto da Venezia. Le automobili coi loro rumori, e le insegne al neon dei bar, lo fanno sembrare così banale, al confronto. Ma ai ragazzi piace infilare i costumi in un asciugamano, saltare sul vaporetto della linea 1 per la spiaggia, e sguazzare nelle calde, calme, basse (e solo un po’ inquinate) acque. Come tutto il resto, non è a buon mercato, quando si affittano ombrelloni, sdraio e cabine, ma nei giorni arroventati rappresentano un rifugio fresco, e c’è un certo fascino nel fare del people watching. La maggior parte dei nostri colleghi bagnanti sembrano la mamma di Nancy Dell’Olio, e si comportano come le disperate vedove che, probabilmente, sono.

Di ritorno in città, mentre il sole battente per fortuna tramonta e comincia a scendere la sera, Venezia prende un’aria misteriosa, vagamente minacciosa, orientale ed esotica, con le sue gemme un po’ rovinate avvolte da un sottile alone rosa. Gitanti e turisti tornano verso casa, la quiete del senza automobili si fa più intensa, e una serenità senza tempo si stende sull’intricata conigliera piena d’acqua. È il momento migliore solo passeggiare e provare meraviglia, perdersi nelle sue pieghe, magari fermarsi a una gelateria in una stradina secondaria o bersi un po’ di nascosto un bicchiere di vino in piedi nei piccoli bar, mentre i ragazzi si sporgono dai ponti senza cadere. Qualche volta, anche i più filistei fra i bambini sono costretti ad ammettere che c’è qualcosa di molto speciale, a Venezia. È un parco a tema, ma è vero, profondamente magico: quello perfetto.

Nota: il testo originale al sito del Guardian (f.b.)

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