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Gian Antonio Stella
Il Mose, Gioia Tauro del Nord? Magari
6 Settembre 2013
Venezia e la Laguna
I lavori per il Modulo sperimentale elettrostatico non finiscono mai e non si sa quanto costeranno. Le due cose sono un bene o un male? e i conti sono "solo"così sballati, o c'è di peggio?" Sette" del

I lavori per il Modulo sperimentale elettrostatico non finiscono mai e non si sa quanto costeranno. Le due cose sono un bene o un male? e i conti sono "solo"così sballati, o c'è di peggio?" Sette" del Corriere della sera, 6 settembre 2023, con postilla

L'inaugurazione della protezione di Venezia fu annunciata per il '95. Oggi la realizzazione é ancora in corso e il costo é quadruplicato. Ma perché i lavori non finiscono mai? La scadenza? Resta quella dei 1995. Certo, potrebbe esserci un piccolo slittamento...». Cosa direbbero certi padani gonfi di orgoglio nordista e certi sprezzanti nemici del Sud se una frase così ottimista l'avesse detta, un quarto di secolo fa, un ministro «terrone»? Apriti cielo! «Un "piccolo slittamento"! E devono ancora finire i lavori! Devono ancora finire i lavori».

Era il 4 novembre 1988, quando l'allora vicepresidente del Consiglio Gianni De Michelis, coi riccioloni che mulinavano sotto le folate di vento, garanti che i lavori del Mose, il Modulo sperimentale elettromeccanico che doveva salvare Venezia dall'acqua alta, sarebbero finiti da lì a sette anni. Gongolante, spiegò: «Lasciatemelo dire: è una vittoria del partito del fare contro quello del non fare, del rimandare, del temporeggiare all'infinito». Ne sono passati, di anni, 25. E la prima delle 78 paratoie, come ricordava il Corriere dei Veneto, è arrivata a Venezia solo ai primi di giugno, due mesi e mezzo fa. In questi giorni la Nuova Venezia ha spiegato che «tra poche settimane inizieranno alla bocca di porto di Lido le prove di funzionamento delle prime quattro paratoie, con lavori che proseguiranno poi per tutto l'inverno, provocando anche l'interruzione da novembre ad aprile del prossimo anno del passaggio delle navi da crociera». Dopo di che, se tutto va bene, «si potrà procedere alla costruzione delle restanti 74». Per arrivare a finire tutti i lavori nel 2016. Auguri.

Spiegò quel lontano giorno del battesimo De Michelis, colmo di entusiasmo: «Chiamiamolo Mosé», con l'accento. Battuta sfigatissima Se va avanti così, Il progetto ipotizzato nel 1981 e lanciato nel 1985 rischia di impiegare più tempo di quello passato dal Profeta nel deserto: «La durata del nostro cammino, da Kades Barnea al passaggio del torrente Zered, fu di trentotto anni, finché tutta quella generazione di uomini atti alla guerra scomparve dall'accampamento, come il Signore aveva loro giurato...».

Conti sballati e imprecisi

Doveva costare 2.500 miliardi di lire, secondo le previsioni, il Mose. Più o meno un miliardo e trecento milioni di euro di oggi. Poi le cifre sono andate sempre più su, sempre più su, sempre più su. A questo punto? Boh... «Io mi auguro che il Mose venga concluso davvero e funzioni per sanare Venezia dalle alluvioni. Siamo al 1996, manca oltre un miliardo, spero che il governo e il Cipe rispettino gli impegni. Sarebbe tragico che diventasse la Gioia Tauro del Nord, una vergogna mondiale», ha detto Luca Zala (ignaro che Gioia Tauro è oggi di gran lunga il primo porto italiano sul «transhipment» dei container) in una intervista ad Albino Salmaso.

A quel punto Fernando de Simone, un architetto della Norconsult, colosso norvegese che impiega i.300 tra ingegneri, architetti e geologi in opere pubbliche avveniristiche, ha preso carta e penna per dire che lui proprio non capisce: «II Consorzio Venezia Nuova ha dichiarato in recenti interviste che lo stato di avanzamento dei lavori è ormai vicino all'80%. Fino a ora sono stati stanziati 5 miliardi di euro, su un costo complessivo fissato a 5 miliardi e mezzo. Ora, l'80%; di 5 miliardi e mezzo di curo è 4 miliardi e 400 milioni, ma il Consorzio ha invece già ricevuto il 90,9% dell'intero costo dell'opera. Mancano solo i 500 milioni, che dovranno finanziare la realizzazione di opere connesse e accessorie. II concessionario dello Stato per le opere in Laguna ha già ricevuto un anticipo di 600 milioni in più del lavoro fatto, e vuole, sempre in anticipo, anche gli ultimi 5oo milioni? Perché?». Ecco, è la stessa domanda che si fanno in tanti, soprattutto dopo gli scandali e gli arresti delle scorse settimane: perché? Perché i lavori non finiscono mai? E perché i costi si sono moltiplicati almeno per quattro volte? Quelli che sballarono i conti iniziali hanno preso almeno uno scappellotto o sono stati perfino premiati?


postilla


Due commenti. (1) Moltipensano che il MoSE non sia una buona cosa. Non ripeto per l’ennesima volta leragioni di questa posizione e mi limito a rinviare ai numerosissimi scrittiraccolti nella cartella di eddyburg dedicata appunto al suddetto progetto devastante,inutile e dannoso. Poiché costoro (ai quali appartengo)conservano lasperanza che la ragione alla fine prevalga per essi, i ritardi sono una buonanotizia. (2) C’è qualcuno che pensa che i ritardi dipendono da una circostanzache Stella non esplora: che i ritardi dipendono dal fatto che sotto il profilo tecnico il progetto non è in grado di funzionare. Se questo sarà dimostrato laCorte dei Conti avrà un bel da fare per ottenere il recupero da parte dellacollettività dei miliardi spesi invano. Temo che pagherà il solito Pantalone,ma mi piacerebbe che almeno, nel caso, si possa conoscere il nome e cognome ditutti quelli che, avendo avuto modo di conoscere, hanno reiteratamente detto disi.
Concludo con una battuta personale. Negli anni lontani incui ero assessore a Venezia e Feliciano Benvenuti rettore di Ca’ Foscari ilsaggio amministrativista mi disse un giorno: ”si spenderebbe molto meno e siotterrebbe un risultato molto migliore se di regalasse ogni anno un paio distivali nuovi ai cittadini veneziani”. Non si trattava di un “asin bigio” che“rosicchiava un cardo”, ma una persona intelligente che, conoscendo Venezia egli italiani, sapeva guardare lontano, al di là dei veli della “modernità”(e.s.)

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