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Il Mose è una protesi, meglio i rimedi naturali
23 Dicembre 2006
MoSE
Un altro intervento nel dibattito provocato dall’intervento di Rossana Rossanda sul MoSE. Da il manifesto del 21 dicembre 2006, con una postilla

Cara Rossana, è vero: la laguna di Venezia è un «relitto» biologico che si è salvato (dai processi naturali spontanei tendenti all'interramento o alla erosione) solo grazie al lavoro di cura e agli interventi di mantenimento messi in atto nel tempo delle società locali (il manifesto 28/11). E ciò è avvenuto non perché l'antico Magistrato alle acque della Serenissima fosse una istituzione ambientalista ante litteram, ma perché gli interessi delle popolazioni ivi insediate (difesa militare, portualità, pesca, sale) coincidevano - caso più unico che raro nella storia delle città occidentali - con la preservazione e il mantenimento delle funzionalità ecosistemiche, biologiche e fisiche, del particolarissimo territorio circostante. Per qualche secolo abbiamo assistito ad un caso di felice coevoluzione tra cultura e natura. Questo incanto si è rotto una prima volta con l'entrata in laguna delle prime navi a vapore che hanno preteso fondali più profondi e canali rettilinei (dighe foranee), una seconda volta con la nascita del polo industriale al suo interno (imbonimenti, emungimenti, manifatture inquinanti), infine va aggiunto il turismo di massa (rendite fondiarie, espulsione dei ceti popolari, logoramento delle strutture edilizie, ecc.).

Pace. Inutile avere nostalgie per i tempi andati, inesorabilmente, inevitabilmente. Salviamo il salvabile, ci si dice: separiamo «il problema di Venezia» da quello della sua laguna. Rinunciamo a quest'ultima e concentriamoci a «salvare» il solo centro storico monumentale, l'attrazione principale. Del resto non è già così? Quante isole «minori» sono già state inghiottite dalle acque, sprofondate, erose, demolite? Un terzo di «barene» (i biotopi tipici delle lagune) sono sparite. La laguna «di una volta» non tornerà più. Ogni epoca storica modifica e plasma il paesaggio. La laguna del futuro sarà un bacino completamente regolabile artificialmente. Una fintolaguna con similbarene per la gioia dei costruttori di opere idrauliche e la disperazione dei naturalisti. Pazienza; tra la garzetta e Piazzo San Marco chi non sceglierebbe la piazza?

Io credo che questi ragionamenti siano non solo inutilmente dolorosi, ma drammaticamente sbagliati. Penso che Venezia si possa salvare solo se si riduce drasticamente la quantità d'acqua che entra in laguna, se si rallenta il suo flusso, se si inverte il processo di erosione dei fondali (mezzo milione di metri cubi di sedimenti che si disperdono irreversibilmente in mare ogni anno). Gli idraulici si disinteressano di questo tema (pensando di controllare la forza delle acque con altri mezzi), facendo lo stesso errore che fecero i loro maestri a proposito della frana del monte Toc su al Vajont.

Perlomeno penso che prima di amputare organi vitali della laguna (ricordo come antichi idraulici raffiguravano la laguna ad un organismo vivente: le bocche di porto erano la gola, le barene i polmoni e così via, anticipando le teorie moderne di Gaia) e a costruire protesi, sia meglio provare con le medicine naturali e, soprattutto, cercare di cambiare gli stili di vita.

Il Mose è come mettere un polmone d'acciaio ad un malato solo perché non vuole smettere di fumare. Che bisogno c'è di fondali profondi 22, 20, 18 metri se non per far passare petroliere e meganavi da crociera? Abbiamo provato a riportare i fondali a profondità funzionalmente accettabili per la laguna? Chiedere di sperimentare è poco scientifico? Sono più certe le risposte di modelli matematici che approssimano e semplificano la realtà senza mai comprenderne la complessità, oppure la prova in situ?

Postilla

È proprio strano. Ci risulta che moltissimi interventi siano giunti al manifesto , ma che il giornale abbia adottato la linea di affidare a Rossanda la scelta di quelli da pubblicare, facendoli uscire rigorosamente a coppie: uno a favore, uno contro. Sul MoSE il manifesto ha scelto insomma di non scegliere. Con uno strano effetto: pubblica i pezzi contro solo se ce n’è un altro a favore da pubblicare in contemporanea.

Eddyburg , che forse è meglio informato del manifesto , ha deciso invece di scegliere, ed è contro , per le ragioni che molti eddytoriali, e moltissimi documenti raccolti nella cartella dedicata a Venezia, hanno argomentato nel corso degli anni. Finora abbiamo pubblicato gli articoli a favore del Mostro solo quando ci sembrano di qualche interesse. Forse sbagliamo. Pubblicare tutti quelli favorevoli darebbe una testimonianza in più della pochezza degli argomenti dei supporters del MoSE. Magari profittiamo dei giorni di silenzio stampa per pubblicare anche quelli: in particolare i due più recenti, dell’ing. Rinaldo e del prof. Costa, ad adiuvandum la nostra tesi.

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