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Alberto Asor Rosa
Il guazzabuglio universale
21 Maggio 2014
Articoli del 2014
«Verso il voto. Grillo è peggio dei fascisti. Il governo Renzi è il peggiore della storia. E la lista Tsipras sembra guardare alle «larghe intese» con i cinque stelle. Non c’è da stupirsi che il non voto sia di gran lunga il primo partito».
«Verso il voto. Grillo è peggio dei fascisti. Il governo Renzi è il peggiore della storia. E la lista Tsipras sembra guardare alle «larghe intese» con i cinque stelle. Non c’è da stupirsi che il non voto sia di gran lunga il primo partito».

Il manifesto, 21 maggio 2014, con postilla

Si può scri­vere un arti­colo per spie­gare che non si sa per­ché lo si scrive? Me ne sono capi­tate tante nella vita. Ora mi capita anche que­sta. Si avvi­ci­nano le ele­zioni euro­pee. Che fare?

Il governo Renzi è il peg­giore che ci sia acca­duto di giu­di­care, nell’ambito del centro-sinistra (centro-sinistra?), nel corso degli ultimi decenni. Al con­fronto, non dico Prodi, ma mi fermo a Letta, se si fa rife­ri­mento a una posi­zione di con­ser­va­to­ri­smo illu­mi­nato (non di più, per carità, non di più!), i con­fronti appa­iono schiaccianti.

Il pre­mier pro­cede a bal­zel­loni, come un improv­vi­sa­tore non in grado di andare al di là di se stesso, con molti slo­gan, ma senza idee né pro­grammi né cul­tura. Le poli­ti­che sociali sono ridotte al livello di mance ai poveri e agli indi­genti. Il patto politico-riformatore con Ber­lu­sconi regge agli scos­soni cui da una parte e dall’altra, per fina­lità squi­si­ta­mente (si fa per dire) elet­to­rali, viene sot­to­po­sto. È asso­lu­ta­mente pre­ve­di­bile che dopo que­sto voto, quale che che ne sia l’esito, Ber­lu­sconi mani­fe­sti l’intenzione di tor­nare al governo, d’intesa, sia pure con­cor­ren­ziale, con il nuovo Cen­tro destra.

Del resto, per­ché non dovrebbe acca­dere? In fondo, anche la poli­tica sociale dell’ex Cava­liere, in per­fetta armo­nia con quella ren­ziana, con­si­ste nel pro­met­tere mille euro al mese alle «povere (testuale, nda) casa­lin­ghe». Lo ammetto: il mini­stro Padoan è un’«altra cosa». Ma, appunto: se è un’«altra cosa», cosa ci sta a fare, come rie­sce a ope­rare effi­ca­ce­mente lì dentro?

E la lista Tsi­pras? In un’intervista recen­tis­sima su il mani­fe­sto (16 mag­gio), Bar­bara Spi­nelli spiega: «Spero che la lista Tsi­pras abbia la forza e l’indipendenza di giu­di­zio per aprire un dia­logo con i 5Stelle e deci­dere per punti spe­ci­fici poli­ti­che con­cor­date. Ci sono molte cose in comune…». L’intervistatrice, Daniela Pre­ziosi, ha qual­cosa da obiet­tare: «Per la verità Grillo sem­bra più inte­res­sato alla cam­pa­gna for­sen­nata con­tro il Pd». Replica Spi­nelli, ben trin­ce­rata die­tro le pro­prie cer­tezze: «Ci sono molte posi­zioni di Grillo com­ple­ta­mente con­di­vi­si­bili e fra l’altro simili se non iden­ti­che alle nostre. Il Movi­mento 5Stelle potrebbe svol­gere un ruolo molto impor­tante…». Dun­que, secondo Spi­nelli per sbar­rare la strada alle «lar­ghe intese» di Schulz in Europa e di Renzi in Ita­lia, biso­gna, è legit­timo, è decente imboc­care la strada di una «larga intesa» con l’orrido Grillo, il peg­gior nemico di qual­siasi pro­spet­tiva seria­mente demo­cra­tica e rifor­ma­trice? Si capi­sce fino in fondo, ora, per­ché la lista Tsi­pras (in Ita­lia, s’intende) ha fin dall’inizio rifiu­tato di defi­nirsi una com­po­nente (sia pure for­te­mente inno­va­tiva) del cosid­detto «campo della sini­stra». Se lo avesse fatto, infatti, si sarebbe inter­detta il gioco poli­tico post elet­to­rale con Grillo, il quale ora, nelle parole di Spi­nelli, emerge inequivocabilmente.

E Grillo? E l’ondata «popu­li­sta», che sale da tutte le crepe della società euro­pea attuale? È dav­vero, come si dice, il peri­colo mag­giore? Io penso di sì. Ma se è così, è ine­vi­ta­bile che, allo stato attuale delle cose (ripeto e insi­sto: «allo stato attuale delle cose»), per fron­teg­giarlo non verrà in mente a nes­suno niente di meglio, che la teo­ria e la pra­tica delle «lar­ghe intese», non solo in Ita­lia e in Ger­ma­nia, dove già esi­stono, ma anche in Fran­cia, in Spa­gna e, forse, in Inghilterra.

Il «vec­chio» mondo politico-istituzionale, — cioè «destra» e «sini­stra» clas­si­che, ormai sem­pre più desti­tuite di fon­da­menti e con­te­nuti tra­di­zio­nali, e sem­pre più simili fra loro, — si alleerà al pro­prio interno sem­pre più siste­ma­ti­ca­mente, allo scopo essen­ziale di garan­tirsi una soprav­vi­venza. Tec­no­cra­zia, finanza e mer­cati stanno per ora (per ora!) dalla sua parte, poi si vedrà.

Dun­que, a quanto sem­bra, se si vuole sbar­rare, in primo e indu­bi­ta­bi­lis­simo luogo, la strada a Grillo e al gril­li­smo (in Ita­lia, anche in que­sto caso, s’intende), e, in pro­spet­tiva, al popu­li­smo in Europa, biso­gna accon­ciarsi a votare l’intollerabile Renzi. E se si vuole sbar­rare la strada alle «lar­ghe intese» fra Renzi e la cor­data, sem­pre ricom­po­ni­bile, della Vec­chia e Nuova destra, biso­gna votare (come con esem­plare chia­rezza spiega Spi­nelli) in modo da favo­rire un’alleanza dei «pro­gres­si­sti» (per giunta radi­cali) con l’orrido, anzi orri­dis­simo Grillo, in con­fronto al quale anche i vec­chi fasci­sti sareb­bero sem­brati dei pro­gres­si­sti e delle per­sone per bene.

Si capi­sce per­ché in Ita­lia la massa di coloro che non hanno ancora scelto, e forse non sce­glie­ranno, è così ele­vata da sfio­rare la mag­gio­ranza asso­luta. Per la prima volta nella sto­ria, infatti non ci si chiede più di votare per un pro­gramma e per gli uomini che lo rap­pre­sen­tano, ma per impe­dire che pre­valga un «altro» pro­gramma e «altri» uomini che più o meno lo rappresentano.

Come ho già scritto altre volte, non ci sono più «avver­sari» che si scon­trano per affer­mare la diver­sità delle loro rispet­tive posi­zioni, ma «con­cor­renti» che si sfi­dano più o meno sul mede­simo ter­reno con mezzi ana­lo­ghi (se non addi­rit­tura coin­ci­denti). Oggi, di più: la scelta fra i «con­cor­renti» avviene soprat­tutto, se non esclu­si­va­mente, per impe­dire che la merce di un «altro» trovi migliore acco­glienza sul mer­cato. La qua­lità della «pro­pria» merce passa invece in secondo piano. E giu­sta­mente: infatti, è merce resi­duale, fondi di magaz­zino, pre­va­len­te­mente fuori corso, che resi­ste sul mer­cato uni­ca­mente per­ché la merce che pro­pon­gono al loro posto gli homi­nes novi fa sem­pli­ce­mente schifo.

Sim­pa­tizzo per que­sta massa. Penso che le si dovrebbe dedi­care un’attenzione meno inte­res­sata e fari­saica di quella che è emersa nelle ultime set­ti­mane: votami, votami per favore se non mi voti vince quell’altro, quell’altro che, lo si vede bene, fa schifo, molto più schifo di me.…

È, dopo tutto, una massa di uomini liberi: ognuno di loro, fra qual­che giorno, può aste­nersi, votare scheda bianca, votare Pd, votare Tsi­pras, votare, per­ché no, i Verdi, di cui nes­suno parla (anche loro, peral­tro incauti e oscil­lanti oltre misura), insomma può fare una scelta com­mi­su­rata alle pro­prie ansie, paure, ere­dità del pas­sato, aspet­ta­tive del futuro, biso­gni ele­men­tari (ma anche cul­tu­rali) di soprav­vi­venza, ecc, ecc.

Ma quel che non può fare, e che secondo me non farà (spero che non fac­cia), è con­di­vi­dere la logica che ci viene impo­sta con pre­po­tenza sem­pre mag­giore. «Que­sta» poli­tica non ci appar­tiene, non è la nostra, non la con­di­vi­diamo, né da una parte né dall’altra. Siamo troppo vec­chi, o troppo gio­vani, per non spe­rare d’incontrare qual­cosa di diverso. La strada è, sarà lunga: ma di certo è, sarà diversa.

postilla
Asor Rosa sembra subire anche lui il clima che la mediocrazia ha creato attorno alle elezioni per il parlamento europeo. Per la grande informazione questo evento politico ha come suo centro l'Italia, non l'Europa; sul palcoscenico ci sono solo due attori: Renzi e Grillo. Allora, - sembra affermare Asor Rosa- se si vuole combattere il comico demagogo non c'è che appoggiare il PD di Renzi, se si vuole combattere il Renzi e il renzismo non c'è che da allearsi con Grillo.
Se la mia sintesi non è troppo infedele e se questo fosse il succo dell'articolo di Asor Rosa allora forse bisognerebbe esaminare un po' più a fondo sia Grillo e il suo movimento sia Renzi e il PD. Se si approfondisse o l'analisi forse si giungerebbe a condividere le parole di Barbara Spinelli, su cui Asor Rosa invece ironizza, deprecandole. Per guardare alle cose così come stanno alcune distinzioni sono essenziali. Io, ad esempio, penso che occorra distinguere tra la figura di Grillo, che anche a me fa paura, e le persone che oggi lo seguono. Per molte di loro ho personalmente lo stesso rispetto e la stessa condivisioni che ho per molti degli attuali militanti del partito oggi guidato (comandato) dall'asfaltatore Renzi.
Mi considero anch'io, come Asor Rosa, un "rosso-verde". Ma nel PD renziano di "rosso" ne vedo solo qualche pallido residuo, e invece del "verde" vedo il grigio-nero del cemento e dell'asfalto. Nel movimento di Grillo, se mi turba l'ombra del nero, non perderei nè perdo l'occasione di collaborare con quanto di "verde" (e non è poco) vi abita. Poichè poi preferisco parlare di parlamenti e non di duci e ducetti, non escludo affatto di collaborare (se per caso dovessi essere eletto nel Parlamento europeo) con i grillini che vi fossero eletti, come con i piddini (si dice così?) che vi arriveranno. Come con chiunque altro eletto che dimostrerà di voler difendere l'ambiente, il lavoro e (non dimentichiamolo) la democrazia minacciata, mi sembra, dall'una parte e dall'altra.(e.s.)
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