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Luca Fazio
Il governo non regala più spiagge e litorali ai privati
15 Giugno 2011
Articoli del 2011
Gli effetti benefici dell'onda lunga dei referendum: cancellata la norma che concedeva lo sfruttamento delle coste balneabili per 20 anni. Il manifesto, 15 giugno 2011

Gli effetti benefici dell'onda lunga dei referendum hanno indirettamente ripulito un piccolo grande obbrobrio contenuto nel decreto sviluppo: una norma che portava a 20 anni il diritto di superficie dei privati sulle spiagge italiane (i primi tre commi dell'articolo 3 relativi al demanio pubblico). Cancellati, come non detto, e dire che inizialmente la regalìa era prevista addirittura fino a 90 anni: una concessione secolare che la Ue aveva ritenuto «non conforme» alla disciplina del mercato comune.

Lo cancellazione della concessione ridotta a 20 anni è stata decisa ieri dal governo nel corso dei lavori della commissione lavoro e bilancio alla Canera, accogliendo alcuni emendamenti presentati dalle opposizioni. Saggia e popolare decisione, anche se adesso, per dare sostanza a questo colpo di freno alla furia privatrizzatrice dei businnesmen governativi, bisognerebbe trovare il coraggio di ripulirle davvero le spiagge nostrane, considerando che sono già le più cementificate d'Europa - al 60% secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep).

Il pericolo è tutt'altro che scongiurato ma almeno, in attesa di nuove norme da valutare con grande attenzione, è stato fatto un passo nella direzione giusta. «È convinzione del Pdl - dichiara Sergio Pizzolante, membro Pdl della commissione finanze alla camera - che sia necessario definire norme, condivise con l'Europa, in grado di garantire continuità nella gestione delle spiagge anche dopo il 2015 per gli operatori che hanno fatto investimenti e creato valore commerciale». Per questo il governo nei prossimi giorni convocherà le categorie economiche coinvolte nella gestione delle spiagge per «una soluzione complessiva che dovrà vedere la luce entro l'anno».

Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, non è tranquillo e non ha alcuna intenzione di abbassare la guardia visto che la materia sarà trasferita nella legge comunitaria, e non si sa ancora in quali termini. «Il rischio - spiega - purtroppo resta inalterato perché restano in piedi i commi 4 e 5 dell'articolo tre, quelli che prevedono, attraverso le zone a burocrazia zero, di edificare su spiagge ed arenili». Come dice Maurizio Fugatti del Wwf, «bene che ci sia un ripensamento, anche se ci auguriamo che la norma non spunti in un altro provvedimento». Sebastiano Venneri, vicepresidente nazionale di Legambiente, di fronte alla cancellazione di una «aberrazione giuridica» oggi preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno. «Un altro successo per i cittadini. Dopo la vittoria su nucleare e acqua pubblica, la cancellazione di questa norma rappresenta una nuova vittoria per tutti i cittadini, gli imprenditori onesti e per coloro che hanno a cuore i beni comuni. Questa estate è cominciata bene, ora avanti per liberare le spiagge dai cancelli e dal cemento».

Sulla stessa linea il commento di Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd. «Il governo - dice - è stato costretto a fare marcia indietro su una scelta miope e sbagliata, il diritto di superficie ventennale oltre ad essere una minaccia per l'ambiente e le coste italiane rappresentava un rischio anche per le migliaia di imprese del settore, perché quella norma era ritagliata sugli interessi di pochi grandi investitori, magari per solleticare l'ingresso di capitali stranieri di dubbia provenienza». Armando Cirillo, responabile turismo del Pd, partito che ha proposto la modifica della norma, adesso chiede al governo un intervento complessivo per tutelare il settore turistico-balneare. Una norma per archiviare la procedura d'infrazione avviata dalla Ue nei confronti dell'Italia. Una legge quadro per affidare le concessioni demaniali marittime e contrastare gli interventi speculativi, tutelando gli investimenti eco-compatibili effettuati dai privati sulle spiagge. Riaprire un confronto in sede Ue per «affermare la peculiarità delle imprese turistico-balneari». E, infine, il Pd chiede anche l'approvazione del piano nazionale per il turismo.

A proposito di turisti. Rispetto all'anno scorso, i prezzi sulle spiagge sono cresciuti dell'1,5%. Mentre rispetto al 2001, solo dieci anni fa, i prezzi sono aumentati del 136%. Una famiglia di quattro persone spende in media 97 euro per una giornata al mare, e senza scialare. E questo problema, c'è una norma che lo risolve?

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