Il manifesto, 14 giugno 2015
È il giorno della verità non soltanto per Felice Casson. L’ex pm e senatore “dissonante” vuole scacciare l’incubo della sconfitta 2005, ma il Pd deve evitare ad ogni costo l’«effetto Moretti» nella storica roccaforte e l’intero “popolo di centrosinistra” può ricacciare l’assalto a Ca’ Farsetti della coalizione di Luigi Brugnaro, fucsia di fuori e verde-nero nell’anima.
Casson non si è risparmiato nel “secondo tempo” della campagna elettorale, conclusa in piazza Ferretto con lo spritz e la colonna sonora di Leonard Cohen. C’era anche Michele Emiliano, nuovo presidente della Puglia, come testimonial: «Come l’amico Felice anch’io ero pubblico ministero: incollavo vasi rotti, perché le industrie avevano già inquinato. Ho cominciato a far politica perché volevo cambiare il mondo. A Bari, decidevano tutto quattro famiglie. Venezia, con Brugnaro, rischia lo stesso». Sintesi efficace.
Venezia sarà comunque il vero termometro del turno di ballottaggio, giocato al Nord sul voto in libertà dei “grillini”. In laguna sono ufficialmente trincerati dietro cinque richieste programmatiche (gestione dei 3.300 dipendenti comunali; moratoria urbanistica; stop al tram già costato 208 milioni; Grandi Navi fuori dalla città storica; accorpamento delle società partecipate), tuttavia il tam tam della vigilia fa rimbalzare il sostegno a Casson già espresso dalle firme di riferimento di Andrea Scanzi e Marco Travaglio.
Il voto di oggi a Venezia decide gli ultimi 15 seggi che garantiscono la maggioranza amministrativa in aula. Cinque sono già stati assegnati ai candidati sindaco (Casson, Brugnaro, Davide Scano del M5S, i civici Bellati e Zaccariotto) e al primo turno sono stati eletti 5 consiglieri della lista Brugnaro, 4 con Casson, 3 del Pd, 2 del M5S e uno a testa di Lega e Fi.
Sfida apertissima a Rovigo: Nadia Romeo, 43enne del Pd, parte dal 24% nel ballottaggio con Massimo Bergamin (Lega-Fi) che inseguiva con il 18% ma che conta sull’apparentamento con Paolo Avezzù di Tosi-Area popolare e Antonio Saccardin della lista “Moderati di centro”. Ago della bilancia di nuovo i 2.589 voti M5S, ma anche i 1.380 della Sinistra con Sel inchiodata a 541 preferenze.
Ma dall’Alto Adige si allunga lo spettro della prima intesa fra Lega e M5S: a Laives, 17 mila abitanti, alla clamorosa sconfitta della sindaca e segretaria provinciale Pd Liliana Di Fede era corrisposta l’impasse numerica della legge elettorale a statuto speciale. Il nuovo sindaco leghista Christian Bianchi (ex Fratelli d’Italia) ha però ottenuto l’appoggio esterno dei due consiglieri grillini, soprattutto in alternativa al “compromesso autonomista” Svp-Pd imploso nell’intera provincia di Bolzano.
È proprio il Carroccio a movimentare le urne come a Faenza (58 mila abitanti nel Ravennate) con Pietro Nenni che rischia di rivoltarsi nella tomba. La Lega vanta un eloquente 15,2% al primo turno, conta sul fronte di centrodestra compresa Forza Nuova al 3% e si appella esplicitamente agli elettori di Grillo che al primo turno erano il 14%. Così Gabriele Padovani accarezza il sogno di vestire la fascia tricolore, anche se Giovanni Malpezzi riparte dal 45% del primo turno. Un test dal marcato significato politico, dunque, nella regione simbolo del “buongoverno” ex Ds e del “modello” Unipol & Legacoop.
Si torna ai seggi anche a Mantova: Mattia Palazzi (Pd, Sel, Popolari e Socialisti) però non teme Paola Bulbarelli, staccata di 20 punti al primo turno. Invece Voghera (Pavia) avrà un nuovo sindaco di centrodestra perché per soli tre voti Pier Ezio Ghezzi non ha raggiunto il ballottaggio che vede in lizza il sindaco forzista Carlo Barbieri e il leghista Aurelio Torriani. Con l’inevitabile spada di Damocle del ricorso che impone la verifica delle schede del 31 maggio…
Periferici, ma altrettanto significativi, i destini dei municipi di Arezzo e Lecco. In Toscana partita aperta fra Matteo Bracciali (Pd, 44,2% al primo turno) e Alessandro Ghinelli (Fi-Lega-FdI, 36%). Nella città natale del ciellino Formigoni, il sindaco uscente di centrosinistra Virginio Brivio (8.251 voti due domeniche fa) deve vedersela con il coetaneo Alberto Negrini (5.582) che potrebbe ricompattare le anime del centrodestra (4.253 voti al candidato sostenuto da Ncd e civiche). Di nuovo: i 1.801 elettori del M5S fanno sempre la differenza…