Gentile Augias, la maggioranza di governo non si fida dei propri elettori e cerca di cancellare i referendum, un esempio di come s'intende la "libertà" e la "democrazia". Prima hanno separato le elezioni amministrative dai referendum, buttando 400 milioni di euro (800 miliardi di lire) che potevano essere utilizzati per creare posti di lavoro per i giovani, finanziare le Regioni per i fondi per la non autosufficienza, o per il trasporto pubblico. Hanno scelto un doppio appuntamento per rendere più difficile andare a votare. Poi hanno capito che neanche questo bastava e saremmo andati a votare lo stesso, così hanno deciso che era meglio non rischiare e cancellare i referendum con piccoli decreti che non cancellano il problema del nucleare e della privatizzazione dell'acqua ma lo spostano di un anno o creano un "garante". I paladini della libertà e della democrazia hanno paura del voto, i parlamentari del Pdl e della Lega non si fidano di chi li ha mandati a Roma! Mi chiedo quanti saranno gli italiani consapevoli dei trucchi con i quali si raggira la democrazia.
Aldo Tassara aldoenuccia@libero.it
T ra maggio e giugno saremo chiamati a votare due volte, alcuni tre. Il 15 e il 16 maggio elezioni locali che riguarderanno 1.300 comuni della penisola su un totale di 8.090 ovvero il 16 per cento circa del totale. Tra questi città significative: Milano e Napoli, per citarne solo due. Ballottaggi, se saranno necessari, il 29 e 30 maggio. Già questo doppio appuntamento è un'anomalia italiana. In tutti gli altri paesi del mondo si vota un solo giorno, non necessariamente la domenica. Il lunedì viene dalla sfiducia che la maggioranza ha nel proprio elettorato: se la domenica stanno al mare, facciamoli votare anche di lunedì. Sarebbe stato conveniente da ogni punto di vista accoppiare a questa tornata anche il voto sui referendum. Troppo semplice, troppo rischioso. I referendum sarebbero stati trascinati dalla partecipazione al voto amministrativo e magari avrebbero passato il quorum. Dunque altri due giorni di voto il 12 e 13 giugno, quando la bella stagione porterà davvero molti al mare. I referendum vertono su tre argomenti. L'impopolarissima privatizzazione dell'acqua; il ritorno dell'energia nucleare; l'eliminazione del legittimo impedimento che al momento rende tutti i ministri, a cominciare dal primo, in pratica non giudicabili. Dopo la tragedia di Fukushima, la bocciatura sul nucleare era scontata; è stata disinnescata togliendo, per ora, dall'agenda l'energia nucleare. Sull'acqua un ministro ha detto che bisognerà approfondire il tema, altro decreto. Resta il legittimo impedimento, quello che il premier teme di più. Sventuratamente è anche quello sul quale gli italiani sanno di meno.