Il manifesto, 4 febbraio 2014
In un paese abituato a tradurre il dramma in farsa, la violenta bagarre parlamentare dei 5Stelle, trasformata da Grillo in un linciaggio sessista contro la presidente della Camera, è diventata una ridicola rissa domenicale da talk-show. Tanto più grottesca perché arricchita da una tempestiva dichiarazione del presidente del consiglio, che pure sapevamo occupatissimo negli Emirati per trovare un adeguato acquirente della nostra compagnia di bandiera.
Nonostante i pressanti impegni internazionali, le dure critiche di Confindustria, il disastro del paese sott’acqua, la botta dell’Unione europea contro la devastante corruzione, Enrico Letta non ha voluto farci mancare la sua opinione sullo scontro tra Daria Bignardi, la conduttrice del programma “Le invasioni barbariche” (titolo perfetto), e un ex concorrente del “Grande Fratello” (all’epoca animato proprio da Bignardi) oggi diventato un dipendente dell’ufficio stampa dei gruppi parlamentari pentastellati. «E’ scandaloso - attacca il presidente del consiglio mentre ha accanto l’ignaro Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan - e non posso non commentare le frasi folli di Grillo verso Daria Bignardi e suo marito».
In sintesi è accaduto che la conduttrice abbia iniziato l’intervista al parlamentare grillino, Di Battista, chiedendogli dei trascorsi fascisti del padre. Per tutta risposta, l’ex concorrente del “Grande Fratello” le ha scritto una lettera aperta sul Blog di Grillo chiedendole come si sentirebbe lei se un intervistatore le chiedesse che effetto fa aver sposato il figlio di un assassino (il marito di Bignardi è Luca Sofri, figlio di Adriano). Come si vede siamo finiti nel sottoscala del dibattito politico, dentro quel tafferuglio mediatico che ha avvelenato da gran tempo l’habitat culturale nella disastrosa era berlusconiana. E chi, tra i protagonisti della telenovela, è senza peccato scagli pure la prima pietra.
Il cortocircuito tra tv e rete è il campo di battaglia in cui si svolge questa guerra tra lobby in lotta per la conquista del consenso. Da una parte la strategia di Grillo e Casaleggio che pianificano la loro macchina da guerra mettendo in rete la provocazione sessista per testarne l’effetto, propagarlo in televisione e ritirarlo quando ha avvelenato l’aria. Dall’altra la televisione che risponde mettendo a disposizione delle “istituzioni” i programmi di prima serata (Laura Boldrini a Raitre da Fazio, a La7 prima Di Battista e subito dopo, a mo’ di controcanto, il giornalista-scrittore Corrado Augias, ieri sera chiamato anche a “Ottoemezzo”), per stigmatizzare i grillini come fascisti-eversori. Da una parte un nichilismo parlamentare fatto apposta per non ottenere alcun risultato concreto che smentirebbe l’inaffidabilità del parlamento. Dall’altra i rappresentanti delle ammaccate e traballanti istituzioni che hanno buon gioco a mescolare insieme il vero fascismo (l’incitamento allo stupro), con le forme criticabili, estreme di un’opposizione fasulla.
Lo spettacolo è assicurato, il telecittadino è intrappolato, pronto per il prossimo sondaggio elettorale.