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Vittorio Emiliani
Il Colosseo è già in sicurezza. Altre sono le emergenze
24 Gennaio 2012
Beni culturali
Un’analisi lucida contro le molte – pretestuose – polemiche sulle denunce al bando per i restauri dell’anfiteatro. L’Unità, 24 gennaio 2012 (m.p.g.)

L’intervista del neo-ministro per i Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, comparsa ieri sul “Corriere della Sera” contiene punti e spunti interessanti. Vi sono tuttavia taluni temi strategici della tutela sui quali sarebbe utile conoscere il suo più che autorevole parere: 1) nell’intervista si parla dei piani-casa (per lo più orrendi) voluti da Berlusconi e solo in parte corretti, non c’è notizia invece dei piani paesaggistici che MiBAC e Regioni dovrebbero avere già redatto da quel dì, e che sono lo strumento fondamentale di difesa dall’aggressione cementizia in atto, per cui la priorità delle priorità è fare il punto su di essi dopo la latitanza dei predecessori di Ornaghi, soprattutto di Sandro Bondi; 2) non vi sono accenni alla grave situazione del personale dei Musei che, senza interventi urgenti, porterà a chiusure sempre più frequenti: qua e là i portoni cominciano a rimanere penosamente, forzosamente sbarrati, magari la domenica; 3) silenzio pure sul rapporto centro-periferia che da anni ormai inceppa i meccanismi della tutela: Ornaghi non ne porta ovviamente colpa di sorta, ma, a fronte della megastruttura centrale, ci sono fior di soprintendenze ancora gestite “ad interim”, e (sono dati recenti forniti dall’arch. Roberto Cecchi oggi sottosegretario) quelle ai Beni Architettonici risultano così sguarnite di personale che, a Milano, ogni tecnico dovrebbe affrontare 79,24 pratiche al giorno…Mi fermo qui: questa è la realtà oggettivamente devastata della tutela dei beni culturali e paesaggistici e ad essa poco lenimento possono apportare i privati, le fondazioni, le associazioni. Su questi tre punti (ma ve ne sarebbero alcuni altri) lo Stato c’è o non c’è. Senza vie di mezzo.

Il ministro ribadisce la volontà di far decollare, coi dovuti paletti, l’operazione-Colosseo. Tutti siamo favorevoli. In chiarezza e con una premessa: il grido “il Colosseo crolla!” è clamorosamente fasullo. Il monumento-simbolo – l’ha chiarito bene la sua direttrice Rossella Rea ad “Ambiente Italia” (Rai3) – è stato “messo in sicurezza” coi 40 miliardi di lire forniti a metà degli anni ’90 dalla Banca di Roma. A cosa serviranno i 25 milioni di euro della Tod’s? L’ha specificato la stessa Rea: a) ripulire con nebulizzazioni i marmi dell’Anfiteatro; 2) rifare le cancellate; 3) togliere l’asfalto dai percorsi interni riscoprendo il travertino originario; 4) creare il Centro Servizi. C’entra tutto ciò con la sicurezza strutturale del Colosseo? Meno di zero. Il monumento “soffre”, questo sì, per le scosse continue del vicino traffico veicolare, anche pesante, e per l’eccesso di “pressione antropica”, cioè di visitatori. Qualcuno vuole eliminare il traffico? Per Alemanno è più facile gridare “al crollo”. Quanto ai 5 milioni di visitatori…se ne vogliono tanti di più.

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