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Arianna Di Genova
Il Colosseo commissariato. E il Consiglio sospende Resca
18 Marzo 2009
Beni culturali
Mentre arriva il supercommissario ai fori, il Consiglio di Stato boccia il supermanager. Il Ministero Beni Culturali sempre più allo sbando. Da il manifesto, 18 marzo 2009 (m.p.g.)

Alla fine l'ordinanza è arrivata. Il commissariamento dell'area archeologica di Roma e di Ostia antica è stato presentato ieri dal ministro per i beni culturali Sandro Bondi. Con l'assenso della Regione e del suo presidente Marrazzo (rivendicato più volte come «atto coraggioso» dal sindaco Alemanno) e con due aggiustamenti di tiro. Nel primo, il Comune «capitola», uscendo definitivamente dall'operazione come soggetto in causa, evitando così gli scenari più cupi prospettati nei giorni precedenti (l'annessione dei siti); nel secondo, viene ridimensionata l'idea della commissione esterna, riconsegnando così nelle mani del soprintendente (in questo caso, Angelo Bottini) la presidenza del comitato scientifico preposto a indicare un indirizzo e a coordinare le attività del commissario.

Da parte sua, il responsabile della protezione civile Guido Bertolaso entra in scena come «tutore delegato» a tutto campo, un salvatore universale, dai rifiuti campani alla cattedrale di Noto fino alla Maddalena per il G8. E qui, a Roma, con circa 40 milioni di euro al suo attivo da spendere entro il 31 dicembre 2009. «Sono un servitore dello stato, ho accettato a titolo gratuito questo incarico - ha esordito - Da normale cittadino, ho visitato il Colosseo, il Palatino e i Fori, toccando con mano quelle bellezze e la loro vulnerabilità». A sentire le parole del sottosegretario Francesco Maria Giro, il patrimonio archeologico romano somiglia a un bollettino di guerra. Esondazioni, scavi abbandonati da decenni, discariche di immondizia vicino a templi come quello di Romolo, domus pronte al crollo. Secondo Gianfranco Cerasoli della Uil, l'emergenza però sarebbe soltanto un «falso mediatico». L'obiettivo reale? «Riprodurre le tentazioni autoritarie che mirano a superare le legislazione e le regole non solo dei Lavori pubblici, ma anche dello stesso Codice dei beni culturali». E lancia un allarme: «Nell'arco di pochi mesi il soprintendente Bottini verrà pensionato d'ufficio e la gestione rimarrà nelle mani della struttura commissariale».

Per il sub-commissario, i giochi sono aperti. In realtà, il candidato del governo già esiste: è Marco Corsini (venne impiegato nella ricostruzione del teatro della Fenice quando era assessore a Venezia), ma Bertolaso ha risposto picche. «Non abbiamo nessuna esigenza di allargarci. Per gli stati di emergenza abbiamo i nostri ingegneri, gli idraulici, i geologi che si occupano di queste cose».

Se al momento si è riusciti ad evitare la prevaricazione dei funzionari e la sostituzione di ruoli, resta una incognita la nomina ministeriale (quindi politica) di altri due esperti che dovranno lavorare in collaborazione con il presidente-soprintendente. «Non c'è nessun commissariamento della soprintendenza - tiene a sottolineare Bottini - Non è come avviene per i comuni sciolti, dove si cacciano i consoli. La procedura non ci spaventa: l'avevamo già chiesta al precedente governo per la Domus Aurea. Nell'ordinanza che parte «dagli eventi climatici di natura eccezionale verificatisi nei mesi di novembre e dicembre» rimarrebbe in piedi una supervisione statale dei siti archeologici, ma si specifica anche che Bertolaso può far ricorso a liberi professionisti e destituire altri lavoratori qualora ritenuti inefficienti allo scopo. Sarà lui a individuare i soggetti e a dare gli appalti. Per i sindacati, si preannunciano tempi duri durante i mesi dell'emergenza.

Il commissario sarà un «esecutore», potrà avvalersi delle risorse economiche in maniera veloce e avviare la messa in sicurezza di zone pericolanti. Non va comunque dimenticato, spiega ancora Bottini, che fuori dall'ordinanza il tema scottante rimane «la gestione di queste aree. Il Palatino è in parte chiuso non soltanto per problemi di sicurezza dei visitatori, è inaccessibile soprattutto per mancanza di fondi. Si vogliono privatizzare dei servizi?». Per nulla scandalizzato dalla richiesta di statue di Berlusconi per le sue stanze del potere («l'abbiamo già fatto anche per la Corte dei Conti; a Palazzo Chigi avrebbero funzione di rappresentanza sculture comunque negate alla fruizione pubblica e solo per quattro anni»), Bottini chiede invece «grande prudenza» quando si parla di spostamenti di massa, come nel caso delle opere d'arte che dagli Uffizi potrebbero emigrare a Abu Dhabi. «Si tratta di collezioni organiche, non si può menomare una raccolta pubblica di tale rilevanza».

L'idea del trasloco negli Emirati è accarezzata dal direttore generale Mario Resca («lanciata» dal presidente della Regione Toscana) che ieri è finito al centro di un contenzioso fra Consiglio di stato e ministero per i beni culturali: i magistrati incaricati di sorvegliare l'amministrazione hanno restituito a Bondi lo schema di regolamento di riforma del suo dicastero, sospendendo il parere e chiedendo ulteriori chiarimenti. Se un primo rilievo riguarda il numero delle direzioni generali (c'è stata una riduzione del 20% degli uffici dirigenziali), l'altro investe proprio Resca: sarà adatto un manager di casinò e McDonald's a valorizzazione il patrimonio culturale? La domanda resta aperta, nonostante Bondi si sia dato un bel sette in pagella e abbia accettato i tagli furiosi della finanziaria.

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