È una vicenda assurda. Comincia con una discussione a «L'Infedele» di Gad Lerner cui è invitato fra gli altri Alberto Asor Rosa. E' da poco uscito un suo libro, La guerra che, riprendendo un tema già toccato nel saggio sull'Apocalisse, sostiene che la belligeranza e la persecuzione dell'altro sono iscritte nel genoma maledetto dell'occidente. Al quale egli contrappone l'ebraismo, antitesi, «oriente». Basta sfogliare il libro per coglierne il filo. Ma ecco che uno degli astanti lo accusa di avere usato una volta la parola «razza» invece che «nazione» ebraica. E' vero che il Novecento ha dato al termine una eco terribile. Ma il contesto dell'intero volume rende impensabile che Asor Rosa la utilizzi in senso, appunto, razzista. Tantomeno antiebraico. Eppure di qui ad accusarlo di antisemitismo il passo è breve. Tanto più che ha anche scritto che a quel popolo di perseguitati è accaduto di diventare persecutore.
Apriti cielo. Qui non è più una parola ambigua, è una constatazione dolorosa che per gli attuali leader della comunità ebraica italiana è intollerabile. Differentemente da quelli che l'hanno preceduta - la generazione antifascista di Elio Toaff, Tullia Zevi, Amos Luzzatto - essi non concepiscono differenza alcuna fra ebraismo e governo di Israele, le cui scelte sono sacre e intoccabili. Ogni critica nasconderebbe una (inconfessata) volontà di distruzione di quello stato. Sarebbe oggettivamente fascista, filoaraba, anzi oggi terrorista.
Un paio d'anni fa successe alla sottoscritta di essere assediata perché si teneva una riunione noglobal in preparazione del forum sociale europeo in una scuola dismessa dell'ex ghetto di Roma. Una folla tumultuosa, agitata da qualcuno che ci additò come terroristi antisemiti in quanto filopalestinesi, ci voleva prendere a pietrate. Aspetto ancora le scuse del professor Di Segni. Figuriamoci quando una settimana fa viene in mente a Oliviero Diliberto che Asor Rosa sarebbe un buon ministro dell'Università - il Pdci è il solo partito che non chiede posti per i suoi. Il nuovo leader della comunità ebraica, Morpurgo, che manifestamente non ha letto La guerra ma ha sentito quel torbido vociare, protesta vivacemente sul Corriere. Un così tremendo antisemita nel governo! Ha un bel protestare a sua volta, e con fin troppo pazienti argomentazioni, e sul Corriere medesimo, il nostro professore. Fassino, che pure lo conosce e sa bene che uomo è, finge di spaventarsi e spaventa, pare, Romano Prodi. In breve exit Asor Rosa, ministro sarà Fabio Mussi. Penso che Mussi sarà un buon ministro, sono sicura che per Asor Rosa è una grana di meno, ha da scrivere e scrivere. Ma è ben amaro quel che si lascia dire su di lui, e così a vanvera, e così contro il vero. Nessuno ha aperto bocca. E sarebbe finita così se qualche giorno dopo non fossero apparse nientemeno che su l'Unità due colonne a firma di Victor Magyar che più stolte e velenose non potrebbero essere. Magyar passa per un uomo di sinistra. Si presume che, meno impegnato di Morpurgo, Fassino e Prodi, abbia letto La guerra. No. Asor Rosa, scrive, è un razzista, un antisemita, frascheggia con i negazionisti e con Auschwitz.
Adesso basta. Questa è una canagliata. Non ha a che vedere con la politica il dare dell'antisemita a chiunque critichi Israele. Soltanto una immensa sofferenza, nessun diritto divino ha dato a quel popolo una terra dove può sentirsi al sicuro da persecuzioni secolari. Ma né le grandi potenze ieri né l'Europa si sono date cura di compensare i palestinesi perché gli era tolta una terra che avevano ragione di considerare loro. Penso che portiamo una responsabilità se la lotta fra Israele e Palestina è diventata atroce. Penso che il Muro non è meno odioso di quello di Berlino, che Ehud Olmert ha meno coraggio dell'ultimo Sharon ma nessuno dei due è stato o è un giusto, che i kamikaze sono ferocemente disperati e gli omicidi mirati di Tsahal sono solo feroci, e via. Leggo che da un paio di giorni le coppie miste - di sangue? di religione? - sono obbligate a lasciarsi o lasciare Israele. Insomma è una tragedia sulla quale ho non solo diritto ma dovere di esprimermi. Che nessuno si permetta di darmi dell'antisemita. Non a gente come Asor Rosa, come me.