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Carol J. Williams
Il capo del centro uragani lancia l’ultimo avviso
3 Dicembre 2007
Clima e risorse
Se ne va, quella che dovrebbe essere la massima autorità per la prevenzione. Dice che non si sono regole serie, urbanistiche e edilizie, per la Costa del Golfo. The Los Angeles Times, 3 gennaio 2007 (f.b.)

Titolo originale: Hurricane center chief issues final warning – Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini

MIAMI — Frustrato dal fatto che né i politici né la gente sembrano dargli ascolto, il direttore del National Hurricane Center, Max Mayfield, mette fine alla sua carriera di 34 anni nell’amministrazione federale, alla ricerca di un nuovo pulpito da cui lanciare il proprio sgradevole messaggio: l’uragano Katrina non è stato niente, in confronto a quello grosso che deve ancora arrivare.

Mayfield, 58 anni, abbandona il suo ruolo di alto profilo al National Weather Service più convinto che mai che gli abitanti del sud-est degli Stati Uniti stiano rischiando una tragedia senza precedenti continuando a costruire abitazioni vulnerabili nella zona delle tempeste tropicali, e non pianificando percorsi di evacuazione rapida.

Indica i sette milioni di abitanti sulla costa della Florida meridionale.

“Andremo a finire con una tempesta sufficientemente forte, in un’area densamente popolata, tale da provocare un enorme disastro” spiega. “Conosco persone che non ne vogliono sentir parlare, e in genere anch’io sono molto positivo, ma davvero ci stiamo preparando a un grosso disastro”.

Sono oltre 1.300 le morti attribuite in tutta la Costa del Golfo all’uragano Katrina, il più alto costo umano da un evento atmosferico negli USA da gli anni ‘20.

Ma Mayfield avverte che si potrebbero avere dieci volte tante vittime per quello che vede come l’inevitabile abbattersi di una enorme tempesta, nell’arco dell’attuale fase a elevata attività di uragani, che si prevede durerà altri 10-20 anni.

La sua previsione apocalittica di migliaia di morti e milioni di senzatetto propone un lato opposto della personalità che si era imposta alla guida del centro uragani.

Mayfield è diventato una celebrità nazionale durante le tempestose stagioni del 2004 e 2005, comparendo sulle reti televisive con aggiornamenti orari degli uragani Charley, Ivan, Frances e Wilma mentre questi colpivano i Carabi e il Sud-Est. Il suo atteggiamento calmo e la paterna sincerità, gli hanno guadagnato la fiducia di milioni di spettatori in cerca di indispensabile orientamento per la sopravvivenza.

E sostiene che le sue fosche previsioni non devono per forza avverarsi.

Esistono le tecnologie per realizzare edifici sviluppati in altezza in grado di sostenere il vento degli uragani, e tempeste tropicali più potenti di quelle sperimentate negli ultimi anni. Gran parte delle architetture di Hong Kong sono state pensate per sopportare i tifoni, e gli alberghi e appartamenti di Kobe, Giappone, dopo che un terremoto nel 1995 ha devastatola città, sono vantati come indistruttibili, spiega.

Quello che manca negli Stati Uniti è la volontà politica di prendere e attuare decisioni difficili sui regolamenti edilizi e urbanistici, superando le resistenze dell’influente mondo delle costruzioni e di una pubblica amministrazione che vuole ancora scommettere sul fatto che la tempesta grossa non colpirà mai, dice.

“Fa bene al fisco” consentire che si costruiscano edifici sulla linea di costa, spiega Mayfield a proposito della riluttanza dei politici a scoraggiare i progetti insediativi che espongono gli abitanti ai rischi delle tempeste.

“Non vorrei che i costruttori se la prendessero con me, ma è il loro settore che si oppone in modo più deciso a migliorare le regole edilizie”.

Anche i consumatori devono chiedere costruzioni più solide, aggiunge Mayfield. Le imprese guadagnano di più rispetto ai propri investimenti migliorando tappezzerie e finiture che con la sicurezza al di sopra dei criteri minimi fissati dagli stati, spiega.

In quanto alto dirigente pubblico, a Mayfield è stato proibito di cercare un lavoro nel settore private mentre era ancora alle dipendenze del governo. Ma martedì, suo ultimo giorno in carica, ha spiegato che spera di iniziare una seconda carriera come consulente nella pianificazione dell’emergenza e nell’intervento per le calamità naturali. É particolarmente interessato alle potenzialità di iniziative pubblico-private di studio dei casi di disastri naturali a scopo informativo.

Immagina un servizio di valutazione delle calamità naturali simile a quello del National Transportation Safety Board, che esamina cause e conseguenze degli incidenti aerei e negli altri settori dei trasporti.

“Quando il NTSB verifica problemi strutturali come causa di un incidente aereo, non capita che quel modello continui ad essere prodotto con le medesime caratteristiche e problemi” spiega.

Invece con le calamità naturali gli stessi errori che mettono a rischio le vite umane vengono replicati anno dopo anno, in costruzioni non sicure e pianificazione urbanistica inadeguata, dice.

Mayfield racconta anche di star meditando una collaborazione con chi sostiene la necessità di regole urbanistiche e edilizie più severe.

“Non è solo un problema di previsioni. Qualunque cosa faccia, voglio che contribuisca a cambiare i risultati” dice, ammettendo frustrazione rispetto alla persistente disattenzione pubblica per le campagne federali e locali per stimolare consapevolezza e preparazione agli uragani.

Anche dopo la devastante stagione del 2004 e del 2005, dice, meno del 50% delle aree a rischio si sono dotate di piani di evacuazione.

Pur critico rispetto alla risposta della Federal Emergency Management Agency alle devastazioni di Katrina a New Orleans, avverte a proposito di un eccesso di dipendenza dal governo federale nelle emergenze. É rimasto sconcertato vedendo le agenzie federali che distribuivano acqua e ghiaccio in Florida meridionale dopo l’uragano Wilma dell’ottobre 2005, quando c’erano i negozi aperti ed era potabile l’acqua del rubinetto.

“Non si deve aspettare la prima risposta dal governo federale. Il governo non può e non deve fare tutto, altrimenti si crea una cultura della dipendenza”.

Mayfield loda l’amministrazione statale della Florida per il ben organizzato programma di risposta alle calamità naturali, e per le azioni verso una migliore sicurezza edilizia, che contrastano con quelle di altri stati del Golfo del Messico i quali, afferma, ancora non hanno le stesse regole per le costruzioni estese a tutto il territorio.

Anche se nome e viso di Mayfield sono abbastanza noti da farne oggetto di attenzione per qualche speranza presidenziale, ride all’idea di presentarsi candidato.

“Oh, buon dio, no! Non è proprio il mio genere”, risponde.

Al centro uragani del campus alla Florida International University, il successore di Mayfield sarà Bill Proenza, direttore del National Weather Service pe la regione del Sud. Abitata da 77 milioni di persone, l’area ha “il sistema atmosferico più attivo e potenzialmente pericoloso del mondo” secondo l’agenzia cugina, la National Oceanic and Atmospheric Administration.

Proenza, 62 anni, ha cominciato la sua carriera meteorologica come dipendente dell’ufficio di Miami nel 1963. Da direttore di 50 uffici regionali con 1.000 dipendenti in tutta l’area meridionale negli ultimi otto anni, ha una lunga esperienza di collaborazione con il personale del centro uragani per quanto riguarda previsioni e monitoraggio.

“É uno dei motivi per cui non ho alcun problema a lasciare l’incarico” spiega Mayfield, dichiarando il proprio timore che la stagione abbastanza tranquilla degli uragani nel 2006 abbia lasciato i responsabili delle aree a rischio ancora più passivi.

Nota: sul "caso" dell'uragano Katrina, degli interventi per la ricostruzione ecc., gli articoli proposti nelle varie sezioni da Eddyburg e eddyburg_Mall sono raccolti anche in una Visita Guidata (f.b.)

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