Cade uno degli strumenti utilizzati dalla cricca partitocratica per sbarazzarsi di un personaggio che rischiava di interrompere la continuità della malapolitica capitolina. Rimane vivo il ricordo della squallida operazione dinnanzi al notaio. Il Fatto Quotidiano, 8 ottobre 2016, con postilla
Cadono le accuse di peculato, falso e truffa nelle due inchieste sulle cene da sindaco e le presunte irregolarità per alcune consulenze dell'associazione di cui era presidente. La Procura aveva chiesto 3 anni e 4 mesi. L'ex primo cittadino: "E' stata finalmente ristabilita la verità, ora qualcuno si guardi allo specchio per capire se ha la statura dello statista"
L’ex sindaco di Roma Ignazio Marino è stato assolto dall’accusa di peculato, truffa e falso nell’ambito del processo sul caso scontrini e le consulenze della Onlus Imagine. La procura aveva chiesto una condanna a tre anni e quattro mesi. Marino è stato assolto dalle due accuse rispettivamente “perché il fatto non sussiste” (le cene) e “perché non costituisce reato” (le consulenze). “Sono felice me lo aspettavo, sapevo di essere innocente” commenta Marino lasciando il tribunale. “Di fronte ad accuse così infamanti di media e politica molto pesanti è stata finalmente ristabilita la verità”. In una conferenza stampa Marino ha detto che “il conto di certe azioni le paga il Paese, soprattutto quando riguardano la Capitale di Italia. Qualcuno ora si dovrebbe guardare allo specchio e capire se ha la statura di statista e farsi un esame di coscienza“. La sfida con i vertici del Pd è frontale: “Le scuse di qualcuno che ha fatto un’offesa, e non parlo del premier o dell’illuminato commissario del Pd, richiedono capacità di analisi ed onestà intellettuale in base di questo uno deciderà se scusarsi o no”.
Ma cos’è successo nel 2015 per Marino è chiaro: “Siamo ad un anno di distanza dal momento in cui mi dimisi (dimissioni poi ritirate, ndr), sotto le pressioni politiche e mediatiche offensive gravissime e infanganti. Centinaia di migliaia di romani sono stati violentati da un piccolo gruppo di una classe dirigente che si è rifugiata nello studio di un notaio, invece che presentarsi in aula e spiegare se avevano o meno fiducia del loro sindaco”. Nessuno dai vertici del Pd lo chiama. Lo fanno invece, secondo il Messaggero, Massimo D’Alema e l’ex sindaco Walter Veltroni.
Riferimenti
per ricordare gli eventi che portarono alla conclusione del breve mandato di Ignazio Marino rinviamo agli articoli di Alberto Asor Rosa, Angelo d'Orsi, Piero Bevilacqaa, nonche sui risultati di un'indagine interna al PD romano, svolta da Fabrizio Barca.su eddyburg.