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I "tecnici" del "tecnico" Ornaghi
18 Settembre 2012
Beni culturali
Le scelte del ministro per il nuovo Consiglio Superiore dei Beni Culturali: esilaranti. Ma per il Mibac è sempre peggio. Erbani e Montanari su la Repubblica e ilfattoquotidiano on-line, 18 settembre 2012 (m.p.g.)

Ornaghi e il Consiglio dei Beni culturali: “a sua immagine lo creò”

Tomaso Montanari – blog su Il Fatto quotidiano online

Lorenzo Ornaghi – uno scienziato della politica rettore di un’università privata, Cattolica e milanese – diventa ministro per i Beni culturali in un governo tecnico. Quando il suo governo tecnico taglia i consulenti tecnici di quel ministero eminentemente tecnico, cosa fa quel ministro scienziato della politica rettore di un’università privata, Cattolica e milanese? Tace.

Alcuni di quei consulenti tagliati avrebbero dovuto comporre il Consiglio Superiore dei Beni culturali: un organo importante, che avrebbe dovuto guidare il ministro scienziato della politica in un territorio che non conosce. Ma il ministro scienziato della politica rettore di un’università privata, Cattolica e milanese non si perde d’animo. E nomina l’altra metà del Consiglio.

E chi nomina, quel ministro scienziato della politica rettore di un’università privata, Cattolica e milanese? Nomina:

1) Una professoressa emerita di Scienze politiche (Gloria Pirzio Ammassari);

2) il rettore dell’università di Milano (lo storico contemporaneo Enrico Decleva);

3) il rettore di un’università privata, il Suor Orsola Benincasa di Napoli (il filosofo del diritto Francesco De Sanctis: no, non quello…);

4) il preside della facoltà di Psicologia dell’università Cattolica (Albino Claudio Bosio, docente di Piscologia del marketing: proprio quel che ci vuole per ‘valorizzare’ il nostro patrimonio!), di cui egli stesso è rettore.

Infine, nomina anche uno storico dell’arte: e meno male, direte voi. Sì, ma quello storico dell’arte (Antonio Paolucci) è anche il direttore dei Musei Vaticani: un dipendente di un altro Stato, e uno che ha nel curriculum delizie come l’idea di far acquistare allo Stato (quello italiano, ovviamente: i preti col cavolo che li freghi) il finto crocifisso di Michelangelo, o quella di regalare alla Curia di Firenze diciassette miliardi di vecchie lire per una collezione d’arte che era già vincolata alla pubblica fruizione.

La tutela del patrimonio storico e artistico e del paesaggio della nazione è da oggi affidata a queste salde competenze, a questa eletta meritocrazia, a questa magnifica succursale della conferenza dei rettori, a questo piissimo stuolo di accademici milanesi. A questo punto, Ornaghi può dimettersi dalla carica di rettore della Cattolica: se l’è portata tutta a Roma, non gli mancherà.

Doveva esserci un punto dell’Agenda Monti che mi era sfuggito: ‘Risolvere il problema del patrimonio artistico. Per sempre’.

Fatto.

Psicologi e filosofi i “tecnici” di Ornaghi

Francesco Erbani – la Repubblica

Un filosofo del diritto. Uno psicologo. Uno storico. Una politologa. Infine, uno storico dell’arte. Sono i nuovi componenti del Consiglio superiore per i Beni culturali e paesaggistici. Li ha nominati il ministro Lorenzo Ornaghi. Saranno loro, in quanto membri del massimo organo di consulenza tecnico-scientifica del ministero, a fornire pareri sulla tutela del patrimonio, sulla sua valorizzazione, sui piani paesaggistici. E su tante altre materie che riguardano musei, siti archeologici, centri storici... Nessuno di loro, salvo Antonio Paolucci, ex soprintendente, membro del Consiglio in passato e ora direttore dei Musei Vaticani, museo di un paese che non è l’Italia, ha competenza specifica e profonda sulla materia. Un organo tecnico, dunque, formato da tecnici di altre discipline.

Il presidente, il cui nome era già noto, è Francesco De Sanctis, filosofo del diritto e rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa.

Lo psicologo è Albino Claudio Bosio, professore di Psicologia del marketing e anche preside della Facoltà di Psicologia della Cattolica di Milano (di cui Ornaghi è stato rettore: sono solo di questi giorni le sue dimissioni).

Lo storico è un altro rettore, però della Statale di Milano, Enrico Decleva, mentre la politologa è Gloria Pirzio Ammassari, che alla Sapienza di Roma insegna Fenomeni politici. A loro si affiancano altri tre membri. Ma questi nomi sono usciti dal cilindro delle Regioni, dei Comuni e delle Province. E le cose cambiano. SoLo un archeologo di grande esperienza, come Giuliano Volpe, uno storico dell’architettura (Luca Molinari) e una storica dell’arte (Francesca Cappelletti). Ornaghi ha invece preferito pescare in tutt’altri settori disciplinari. Accademici illustri, studiosi che vantano ampie bibliografie, ma, tranne Paolucci, nessuno di loro può esibire altrettanta competenza in materia di tutela del patrimonio.

Al ministero spiegano che Ornaghi ha voluto rinnovare e aprire ad altri ambiti della cultura. E che contava sulla competenza dei presidenti dei comitati di settore (uno per l’architettura, uno per l’archeologia, la storia dell’arte, ecc.), membri del Consiglio e da lui già nominati (sulla base, però, di designazioni fatte da altri). Ma i comitati sono stati tagliati dalla spending review, per cui Ornaghi si è trovato spiazzato ed ha sollevato la questione in Consiglio dei ministri. Ma finora senza conseguenze.

Il Consiglio è stato sempre formato da storici dell’arte, architetti, archeologi, economisti della cultura. Quello scaduto alcuni mesi fa era presieduto dall’archeologo Andrea Carandini e, prima di lui, dallo storico dell’arte e dell’archeologia Salvatore Settis. Fra i presidenti del passato spicca il critico Federico Zeri. Nel 2007 l’allora ministro Rutelli nominò, insieme a Settis, Cesare De Seta, Andrea Emiliani, Paolucci e Andreina Ricci. E persino Sandro Bondi, quando Settis si dimise, denunciando tagli massacranti, e con lui se ne andarono De Seta, Emiliani e Ricci, incaricò due archeologi (una dei quali Francesca Ghedini, sorella dell’avvocato Niccolò) e uno storico dell’architettura. Non così, invece, il tecnico Ornaghi.

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