Contrarie, ovviamente, alla loro abolizione totale, le Province italiane vanno al contrattacco con un testo che stabilisce l'autoriduzione da 108 a 60. È la proposta di legge lanciata ieri dall'associazione che le rappresenta, l'Upi, e che prevede anche l'istituzione di aree metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Reggio Calabria) così come previsto dalle legge delega sul Federalismo fiscale, l'accorpamento degli enti territoriali dello Stato (come provveditorati e prefetture), oltre alla cancellazione di enti, agenzie e consorzi con la ridefinizione precisa delle funzioni, evitando sovrapposizioni. Il tutto da realizzare al massimo in un anno, con un risparmio di 5 miliardi di euro contro quanto previsto dal governo nella relazione che accompagna «i commi 14-21 dell'art.23 del decreto "Salva Italia" di 65 milioni di euro».
La «controproposta» dell'Upi, presentata dal presidente Giuseppe Castiglione insieme a cinque presidenti di Provincia (Napoli, Venezia, Firenze, Bologna e Torino), entro 90 giorni dovrà essere elaborata dalla Commissione paritetica governo-regioni-enti locali. Ma sarà anche posta all'attenzione dei gruppi parlamentari perché trovino la strada per portarla avanti. «Questa nostra proposta — ha detto Castiglione — è stata pensata nel rispetto del dettato costituzionale e a legislatura vigente. Noi vogliamo che l'assetto del territorio sia più efficiente e comporti un risparmio vero. Per questi motivi crediamo che il governo non possa ignorarla».
«Dobbiamo dire basta alla miriade di enti che costituiscono il vero costo della politica — ha detto Antonio Saitta, vice presidente dell'Upi e presidente della provincia di Torino — affidando alle Province funzioni che possono sostenere. Molti di questi enti sono sorti per esigenze di consenso delle forze politiche e ormai non hanno ragione d'essere. Bisogna anche giungere a una riforma dello Stato».