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Sarah Morrison
I posti migliori per essere donna
8 Marzo 2012
Articoli del 2012
Tono leggero, qualche conferma e qualche sorpresa, nel panorama internazionale del comunque difficile percorso verso le pari opportunità.The Independent on Sunday, 5 marzo 2012 (f.b.)

Titolo originale: The best and worst places to be a woman – Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini

Più di metà della popolazione mondiale svegliandosi giovedì mattina – è la 101a Giornata Internazionale della Donna – dovrà scegliere tra i festeggiamenti o la tristezza. Una donna inglese per esempio probabilmente dovrà aspettare almeno quattordici elezioni nazionali prima che alla Camera dei Comuni si arrivi al medesimo numero di rappresentanti maschi. Però in Quatar una donna ha sei volte di più la probabilità di studiare all’Università, rispetto al suo vicino di casa maschio. Il divario globale uomo-donna non si presta a definizioni semplici. Nell’85% dei paesi le condizioni femminili negli ultimo sei anni sono migliorate, ci dice il World Economic Forum, ma è ancora parecchia la strada da fare. E aggiunge un rapporto Oxfam: “Da Londra a Lahore permane la diseguaglianza fra uomo e donna. Il nostro giornale ha provato a verificare dove in vari modi è meglio esserlo, donna, oggi.



Il posto migliore in assoluto: l’Islanda

È l’Islanda ad avere il massimo livello di eguaglianza fra uomini e donne, fra politica, istruzione, occupazione e altri indicatori. Il Regno Unito è al sedicesimo posto, in discesa rispetto al 2010. Ultimo lo Yemen, e l’Afghanistan il più pericoloso.



Se fate politica: il Ruanda

Il Ruanda è l’unico paese in cui le donne sono maggioranza in parlamento. 45 su 80. La Gran Bretagna è quarantacinquesima, alle spalle del Pakistan e degli Emirati Arabi Uniti. Ma c’è anche di peggio: in Arabia Saudita, Yemen, Qatar, Oman e Belize, non c’è nessuna donna parlamentare.



Per diventare mamme: la Norvegia

Se siete una mamma dovete andare in Norvegia, bassissimo rischio di morte per parto – un caso ogni 7.600 – e servizi di altissimo livello per tutte. Il Regno Unito sta al tredicesimo posto. All’ultimo l’Afghanistan, dove una donna rischia di morire di parto 200 volte di più di quanto non rischi con bombe o proiettili vaganti.



Per imparare a leggere e scrivere: Lesotho

In Lesotho ci sono più donne alfabetizzate che uomini, 95% contro 83%. In questo caso la Gran Bretagna è ventunesima. Ultima l’Etiopia, dove sa leggere e scrivere il 18% delle donne, contro il 42% degli uomini.



Volete essere ai vertici dello Stato? Sri Lanka

Le donne governano lo Sri Lanka da 23 anni. Qui il Regno Unito sta al settimo posto, mentre esistono decine di paesi che non hanno mai avuto una donna alla massima responsabilità.



Per una donna che coltiva le arti: Svezia

Il Consiglio Svedese delle Arti promuove l’iniziativa delle pari opportunità nel settore. L’Istituto Cinematografico Svedese distribuisce in modo equo i finanziamenti fra uomini e donne, ci sono anche quote per la produzione. In Gran Bretagna le registe sono solo il 6%, e il 12% le sceneggiatrici.



Donne top manager: Thailandia

Si trova in Thailandia la percentuale massima di dirigenti donne, col 45%. Il Regno Unito è fuori dalle prime venti posizioni, col solo 23% nei ruoli di massima responsabilità. Ultimo il Giappone, con l’8%.



Per partorire: Grecia

Per partorire andate in Grecia, che è il posto in assoluto più sicuro del mondo: solo una morte ogni 31.800. Tredicesima la Gran Bretagna, ma all’ultimo posto sta lo stato più giovane del mondo, il Sud Sudan, dove esistono solo 20 levatrici in tutto il paese.



Per partecipare allo sviluppo economico: Bahamas

Partecipazione femminile all’economia e allo sviluppo stanno al primo posto nelle Bahamas. Il Regno Unito è solo trentatreesimo. Nelle Bahamas gli ultimi sei anni hanno visto ridursi il divario di genere del 91%, mentre nel paese ultimo di questa classifica, lo Yemen, la riduzione è stata solo del 32% nel medesimo periodo.



Se volete fare la giornalista: Caraibi

La regione dei Caraibi è l’area col più elevato tasso di presenza femminile nel giornalismo stampato, televisivo e radiofonico, con 45%. La peggiore è l’Africa, dove solo il 30% delle storie viene raccontato da donne. In Europa siamo al 35% in media, in Gran Bretagna nei quotidiani nazionali sono donne circa il 9% delle giornaliste.



Per il diritto di maternità responsabile: Svezia

In Svezia si può abortire senza alcuna restrizione o vincoli fino a diciotto settimane dall’inizio della gravidanza. Da questo punto di vista fra i paesi peggiori ci sono El Salvador, le Filippine e il Nicaragua, con l’interruzione di gravidanza completamente vietata. Per le donne britanniche l’aborto è possibile sino alle 24 settimane, con il consenso di due medici.



Per le lavoratrici: Burundi

Il Burundi nell’Africa sub-sahariana è al primo posto per la partecipazione femminile alla forza lavoro, l’unico paese in cui le donne superano gli uomini, 92% contro 88%. Il Regno Unito si colloca al 47° posto. All’ultimo il Pakistan, dove i lavoratori sono quattro volte le lavoratrici.



Volete guadagnare? Lussemburgo

Il Lussemburgo fa a gara con la Norvegia per la prima posizione in termini di reddito femminile stimato. Lì con un tetto di 40.000 dollari uomini e donne guadagnano uguale. Gran Bretagna ventitreesima, e in coda l’Arabia Saudita, dove le donne guadagnano 7.157 dollari contro i 36.727 degli uomini.



Per andare all’università: Qatar

In Qatar ci sono sei donne iscritte ai corsi di terzo livello per ogni uomo. Resta il dubbio sulla possibilità che questo investimento in istruzione possa condurre poi a una maggiore integrazione economica. Il Regno Unito è al trentottesimo posto, ultimo il Ciad, dove gli iscritti maschi sono il triplo delle iscritte.



Per vivere più a lungo: Giappone

Le donne in Giappone possono aspettarsi di vivere più a lungo degli uomini, in media 87 anni contro 80. In coda il Lesotho con un’aspettativa di soli 48 anni, ma lì neppure gli uomini fanno molto meglio, on soli due anni in più. In Gran Bretagna l’aspettativa di vita ha raggiunto il suo massimo a 78 anni per i maschi e 82 per le donne. Col divario inferiore nell’Unione Europea.



Molto tempo libero: Danimarca

Le donne in Danimarca hanno molto tempo per sé, e sono obbligate a svolgere quotidianamente solo 57 minuti di lavoro non pagato più degli uomini, il caso migliore dell’Ocse. Le donne britanniche hanno due ore occupate più dei loro colleghi maschi. Va ancora peggio per le messicane, con quattro ore e venti minuti di lavoro non pagato più degli uomini.



Se siete un’atleta: Stati Uniti

Cinque delle più pagate dieci professioniste dello sport nel 2011 erano statunitensi. Il paese che si classifica peggio, l’Arabia Saudita, non ha mai mandato una donna alle Olimpiadi e proibisce le pratiche sportive femminili nelle scuole pubbliche. Le donne britanniche coprono solo lo 0,5% del mercato delle sponsorizzazioni sportive fra gennaio 2010 e agosto 2011.



Per lasciare il marito: Guam

L’isola di Guam in Micronesia ha il più elevato tasso di divorzi del mondo, il Guatemala il minimo. In Inghilterra e Galles fra il 2009 e il 2010 c’è stato un incremento del 4,9%.



Per guidare l’automobile: India

Nuova Delhi è il posto migliore per la donna che volesse irrompere nel mondo ancora prevalentemente maschile dei tassi. Una Ong della capitale indiana promuove una iniziativa di formazione per radiotaxi esclusivamente femminili. Il peggior paese del mondo per guidare è l’Arabia Saudita, l’unico dove alle donne sia vietato.



Se cercate un lavoro altamente qualificato: Giamaica

In Giamaico c’è la più alta percentuale di donne che occupano posizioni lavorative di alta specializzazione, come rappresentanza politica, funzionarie dirigenti pubbliche e private. Sul totale degli impieghi di questo tipo il 60% è coperto da donne. La Gran Bretagna si classifica al trentacinquesimo posto nel panorama globale, lo Yemen all’ultimo: lì le donne con lavori altamente qualificati sono solo il 2%.



CASI



“Ci occupiamo soprattutto di madri e figli”

Kristbjorg Magnusdottir, 42anni, levatrice islandese, abita nel miglior posto del mondo per essere donna. Ha quattro figli, da tre a sedici anni,e si ritiene fortunate di essere nata in un paese che sostiene l’indipendenza femminile e il lavoro delle donne

“Ci sono molte occasioni: fino a vent’anni la scuola pubblica gratuita, un ottimo sistema sanitario e per mamme e figli. Soprattutto c’è una solida etica del lavoro. Parecchie le mamme single lavoratrici, molto inserite e rispettate dalla comunità”.



“Sono parlamentare, qui siamo la maggioranza”

Connie Bwiza Sekamana, 33 anni, parlamentare in Ruanda, l’unico paese del mondo dove le donne sono la maggioranza delle elette. Quando ha cominciato a fare politica erano solo il 12%, ma grazie anche alle sue lotte è stato introdotto un minimo del 30 di donne nella costituzione approvata dopo il genocidio

“Mi sentivo investita di un compito particolare: dare voce alle donne che erano state particolarmente vittime del genocidio. Qui è il luogo dove si approvano le leggi, e le donne sono molto istruite. Possiamo sollevare questioni che le riguardano, a avere ascolto tanto quanto gli uomini”.



“Ci sono ancora troppe donne che muoiono inutilmente di parto”

Joy Kenyi, 38, anni quattro figli, vive in Sud Sudan, paese più giovane del mondo e anche quello dove è più rischioso partorire. La signora Kenyi lavora con l’ Unicef ed è specializzata nella maternità. Dopo aver sperimentato un primo parto traumatico, ha contribuito a un progetto di moto-ambulanze che possano trasportare le donne in centri di assistenza

“Vediamo donne che muoiono senza motivo nel corso di una gravidanza, 16 al giorno. L’80% dei parti avviene in casa. Oggi abbiamo 75 moto che possono trasportare le donne con qualche complicazione presso le strutture. Se in tanti paesi non si muore di parto, perché dovrebbe succedere in Sud Sudan?”



“Più donne ai vertici”

Zoë van Zwanenberg, 59 anni, di Dunbar, East Lothian, è l’unica donna che dirige un ente nazionale nel settore artistico. Presidente del Balletto Scozzese da sette anni, giudica “sorprendente” che siano così poche le colleghe al vertice di enti simili del Regno Unito, a prendere le massime decisioni

“Le persone che presiedono dovrebbero avere una grande esperienza nel settore, ma poi sono relativamente poche le donne importanti. I criteri usati dovrebbero essere relativi solo alla capacità di essere decise, pronte a scelte anche difficili, pronte a combattere, ma in realtà non avviene così”



“Oggi abbiamo un’istruzione migliore”

Mamokete Sebatane, 65 anni, è un’insegnante con problemi visivi del Lesotho, l’unico paese nell’Africa sub-sahariana che ha risolto il divario di genere riguardo all’alfabetizzazione. In quarant’anni di esperienza la signora Sebatane ha dovuto superare una doppia discriminazione, quella di essere donna e di avere problemi con la vista

“I genitori preferivano mandare i figli a studiare invece che le figlie, dovendo pagare la scuola. Adesso l’istruzione dell’obbligo è gratuita. Studiano più bambine e diventano più indipendenti e fiduciose. Ne sono molto fiera”



“Per una rete di donne nel mondo”

Noorjahan Akbar, 21 anni, divide il proprio tempo fra l’Afghanistan, il luogo più pericoloso per una donna, e gli Stati Uniti dove lavora. La Akbarè co-fondatrice di Young Women for Change, associazione per l’eguaglianza di genere. L’anno scorso ha organizzato la prima manifestazione contro le molestie sessuali sulle donne Afghane

“Ogni volta che torno in Afghanistan resto sconvolta. Mi molestano quattro o cinque volte al giorno, anche per strada; ed è la realtà quotidiana delle donne afghane. Ma non mi arrendo, non rinuncio, per me e per tutte le altre, che si meritano di meglio. Voglio creare un internet café femminile a Kabul, dove possano incontrare donne da tutto il mondo”

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