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Silvio Testa
I nemici del Mose sconfitti dal Comitatone
21 Agosto 2005
MoSE
”La triste Baghdad dei nemici del Mose sconfitti dal Comitatone”: questo il commento di Silvio Testa sul Gazzettino del 11 Aprile 2003. Il sottotitolo: “Gli ambientalisti si leccano le ferite e cercano di mettere Comune e Provincia davanti alle loro responsabilità”. I presenti affermano che è una cronaca veritiera.

Poca gente, aria stanca e rassegnata, un clima da sconfitta. Non è Baghdad ma sala San Leonardo dove i "soliti noti", che altro dire?, hanno invitato la Città per iniziare la riscossa contro il Mose. Ma la Città non s'è vista, e la mobilitazione generale, semmai ci sarà, non comincia sotto i migliori auspici. I rappresentanti delle associazioni ambientaliste coordinate dal Comitato "Salvare Venezia con la laguna", però, non sono né degli sciocchi né degli illusi e hanno messo bene a fuoco la situazione, sottolineando chiaramente il loro obiettivo: stanare il Comune e la Provincia.

Ha cominciato Cristiano Gasparetto (Italia Nostra), chiedendosi cosa fare dopo la sconfitta politica. «Dobbiamo fare mea culpa - ha sostenuto - per non essere riusciti a far capire alla gente che è possibile vivere senza l'acqua alta anche senza realizzare il Mose, e dunque dobbiamo mobilitarci tutti, a Venezia e in Terraferma, per la divulgazione delle conoscenze e dei pericoli che le dighe mobili rappresentano».

Facile a dirsi, ma Stefano Boato (Ecoistituto) ha messo il dito nella piaga. «Ciascuno di noi - ha sottolineato - ha fatto quanto ha potuto, ma non possiamo sopperire noi alla mancata informazione in città e un referendum senza informazione - ha aggiunto attaccando frontalmente la proposta del leader del Polo rossoverde, Gianfranco Bettin - è un controsenso». «Un alibi», ha aggiunto l'ex senatore dei Verdi Giorgio Sarto.

Boato ha poi ricordato che, durante la procedura di Valutazione di impatto ambientale sul progetto delle dighe mobili, aveva funzionato a Bacino Orseolo un punto informativo «velocissimamente demolito», e quindi ha criticato violentemente il Comune, da due anni inesistente sul fronte dell'informazione. «Dove sono le forze politiche - ha polemizzato -? dove le giunte? dove gli assessori alla Legge speciale e all'Ambiente? La responsabilità prima di informare la popolazione - ha concluso Boato - spetta all'istituzione, altrimenti la lotta col Consorzio è impari». L'assessore Paolo Cacciari, presente in sala, ha incassato in silenzio.

Nessuno del Comitato, ovviamente, ha scordato la via giudiziaria, da perseguire, è stato detto, ad ogni livello, per le tali e tante forzature compiute dal Governo e dal Consorzio Venezia Nuova. «C'è una dodicesima condizione - ha sostenuto Sarto -: visto che i lavori cominciano da un'inutile lunata bocciata dal Comune, perché il sindaco in Comitatone non ne ha chiesto il depennamento»?.

«Anche l'ultima delibera del Comitatone è un atto amministrativo», ha sottolineato il parlamentare diessino Michele Vianello invitandone l'impugnazione. «Un atto amministrativo - ha scandito - al quale il Comune ha detto sì, che dà il via libera alla progettazione esecutiva e alla realizzazione del Mose secondo il progetto definitivo, rimandando a studi successivi le undici condizioni del Comune».

Vianello ha sottolineato che di fatto il Comitatone ha riportato il progetto delle dighe al centro del processo di Salvaguardia. «Altro che concezione sistemica - ha polemizzato -! Tutto è ritornato indietro di 20 anni, e questo è il capolavoro fatto in Comitatone! Il Comune - ha aggiunto - doveva dire di no, perché ora è complicato dire "faccio il referendum" dopo aver detto di sì».

Vianello ha poi sottolineato il problema dello stato d'avanzamento dei lavori ai sensi della legge 139/'92 che la delibera del Comitatone, approvata dal sindaco Paolo Costa, dà per realizzato all'87 per cento (facendo riferimento ai fondi stanziati e non al fabbisogno) quando un ordine del giorno del Consiglio comunale lo giudica insufficiente. «Nella tanto vituperata Prima repubblica su cose così si cambiavano i sindaci», ha concluso, e anche Andreina Zitelli (che ha battibeccato con Cacciari) ha sottolineato il clima di debolezza e di indifferenza che sembra aver contagiato le forze politiche veneziane, augurandosi un rilancio nella chiarezza a partire dalle prossime amministrative.

Il Comitato ha concluso l'incontro con un documento in più punti per chiedere a Comune e Provincia: di far sospendere i lavori a Malamocco; di avviare da subito alternative al Mose incentrate su opere «sperimentali, graduali, reversibili» (pennelli removibili, bacini autoaffondanti, navi porta); rivedere l'intera progettazione e la scansione temporale degli interventi per diversificare il traffico portuale, anche con un avamporto al Lido; pretendere una Valutazione di impatto ambientale nazionale sul Mose (il presidente del Wwf, Fulco Pratesi, ha scritto in questo senso a Costa); costituire in entrambe le amministrazioni gruppi tecnici di lavoro che verifichino il rispetto formale e sostanziale delle leggi speciali e delle decisioni del Comitatone.

Silvio Testa



Vedere anche:

Dialogo tra E. Salzano e Piero Bevilacqua

La VIA sul MoSE, articolo di E. Salzano

Il Sistema MoSE: che cos’è

Accordo al Comitatone sul Mose

Le scoperte del giorno dopo

Proteste per l’approvazione del MoSE

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