Nei giorni scorsi due grossi calibri del Pd, il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, e l’ex ministro Walter Veltroni hanno affermato severamente che il loro partito ha “dimenticato l’ecologia”. In realtà il Pd guidato da Matteo Renzi ha dimenticato la tutela dei beni culturali e del paesaggio, la buona urbanistica, l’ambiente (vedi legge sui Parchi) divenendo anzi il nemico dichiarato di una tradizione democratica che riteneva prioritari questi temi e la lotta all’abusivismo. Lo dimostrano la legge Galasso sui piani paesaggistici, la legge Cutrera e altri sulla difesa del suolo, la legge Cederna-Ceruti sui Parchi, il Codice per il Paesaggio Rutelli/Settis del 2007 e altro.
Un vanto della cultura progressista erano certamente i piani paesaggistici che con coraggio la giunta di centrosinistra di Renato Soru aveva varato nel 2004. Operazione esemplare coordinata da Edoardo Salzano, che andava completata con l’interno dell’isola. Il centrodestra ha invano tentato di smontarla, perdendo anche un referendum popolare. Ma la giunta attuale del presidente Francesco Pigliaru ha ripreso l’offensiva con rinnovata forza. Di fronte all’opposizione argomentata di un tecnico di valore, il soprintendente Fausto Martino e a una critica severa di Ilaria Borletti Buitoni sottosegretaria ai Beni culturali, l’intero Pd sardo ha votato in Regione un ordine del giorno di inusitata durezza. “In entrambe le occasioni si è registrata una inopportuna espressione di opinioni lesive delle prerogative costituzionali conferite in capo all’organo legislativo e a quello esecutivo della Regione Sarda”.
Il reato? Per Borletti Buitoni essere “intervenuta nel merito di scelte operate dalla giunta e dal Consiglio regionale nel pieno esercizio delle funzioni attribuite loro dallo Statuto speciale della Sardegna”. Per l’architetto Martino aver “espresso pareri di merito su scelte politiche (…) che esorbitavano la sfera di sua competenza”. Essi “sono andati oltre ogni limite di competenza” con “posizioni censorie sul disegno di legge urbanistica”, ecc. ecc. Il presidente Pigliaru rappresenti dunque a Paolo Gentiloni “lo sdegno per l’inaccettabile atteggiamento assunto dagli uffici regionali del Mibact” con inevitabili conseguenze anche sui finanziamenti per la “protezione del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico dell’isola” (che le nuove norme del Pd in realtà devitalizzano).
Il piano paesaggistico regionale della Sardegna – denuncia il Pd – non procede per l’indisponibilità degli uffici ministeriali a… collaborare. Silenzio sui piani approvati dalla Regione ai tempi di Soru. Il raccolto decennale dei piani paesaggistici è ben magro, appena 3: Toscana, con l’assessore competente, l’urbanista Anna Marson, non riconfermata; Puglia; Piemonte (ne ha discusso il Consiglio in agosto). Molti piani in alto mare. In piena burrasca quello sardo.
Il Codice è la seconda legge nazionale che sollecita le Regioni a fare il loro dovere in materia di paesaggio. Nel 1985, fu approvata, quasi alla unanimità, la legge n.394 detta Galasso. Essa imponeva alle Regioni una dettagliata pianificazione ed era stata preceduta da una serie di decreti, chiamati “galassini”, coi quali si vincolavano territori decisamente preziosi. Marche, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna approvarono i loro piani entro il 1986. Altre in ritardo. Altre ancora mai, le più devastate da speculazione e abusivismo. Campania e Sicilia su tutte. Per la Campania ci fu un tentativo di piano redatto dalle Soprintendenze. Bocciato: lo Stato non può sostituirsi alle Regioni, neppure se inadempienti in modo conclamato. Come la Regione Sicilia – la più “abusata”, non a caso, d’Italia – la quale ha invocato e invoca la sua specialissima autonomia. Anche ora – come ha documentato Silvia Mazza per Emergenza Cultura – con un emendamento-grimaldello l’Assemblea regionale ha votato deroghe ai Piani paesaggistici “per le opere di pubblica utilità” (pubbliche, private, in concessione). Norma “retrospettiva” che salva opere già bocciate come la Catania-Siracusa. Bocciata, beninteso, da Soprintendenze nominate dalla Regione…
E nella Campania Infelix della marea di abusi e della “impermeabilizzazione” con cemento e asfalto di tanti suoli liberi? Per il Piano paesaggistico siamo ancora al lavoro delle commissioni, racconta il rappresentante dei 5 Stelle, Tommaso Malerba. Eppure Napoli è fra i grandi Comuni il più “impermeabilizzato” d’Italia con 64% del territorio, seguito da Milano col 54%. In provincia spicca Casavatore che, con l’89,3% di cemento+asfalto detiene il primato nazionale ed europeo in materia, seguito da vicino da Arzano e da Melito di Napoli. Qualche raro albero e un po’ di fili d’erba. Dove non sono passati gli incendiari. Ma sì, i piani possono attendere.