«L’opera servirebbe a fermare lo spopolamento delle nostre montagne» «E’ un pretesto: in futuro si vorrebbe costruire un albergo a quattro stelle»
BOLZANO. Passo delle Erbe, 7 agosto. Un chiassoso corteo funebre interrompe la festa della Svp, il partito di lingua tedesca che da 60 anni governa l’Alto Adige. In testa al gruppo c’è l’albergatore-ambientalista Michil Costa, in mano stringe una piccola bara nera. «Salutiamo il Munt de Antersasc nato 250 milioni di anni fa e morto nell’estate 2010», recita la partecipazione in ladino consegnata ai politici sbigottiti. Non è un vero funerale, ma un colpo di teatro per protestare contro la costruzione di una strada da Passo Juel a malga Antersasc, nel bel mezzo del Parco naturale Puez-Odle, uno dei siti messi dall’Unesco nella lista dei patrimoni dell’Umanità.
Questo è solo l’episodio più eclatante di quella che in Alto Adige è chiamata «la guerra di Antersasc». Su un fronte ci sono gli abitanti della valle, i Verdi e la Federazione dei protezionisti sudtirolesi; sull’altro la Provincia - che ha autorizzato i lavori - e il Bauernbund, la potente associazione dei contadini. Ieri gli ambientalisti hanno vinto la prima battaglia: il Tribunale amministrativo regionale di Bolzano, infatti, ha bloccato il cantiere. «Non avevamo dubbi - esclama con soddisfazione Costa - Antersasc è un tesoro nazionale da tutelare. Certo, questo non è un abuso edilizio simile a quelli che si vedono nel resto d'Italia, ma è una ferita in uno dei luoghi magici delle Dolomiti».
Ma facciamo un passo indietro. Nei mesi scorsi - nonostante il parere negativo della Commissione ambiente - la giunta provinciale aveva approvato la delibera che dava il via ai lavori. Il progetto prevedeva una carrozzabile larga due metri e mezzo e lunga due chilometri per malga Antersasc, che appartiene a Johann Mair, un contadino. Obiettivo: arginare lo spopolamento delle montagne garantendo le infrastrutture ad agricoltori e allevatori. «Se una baita lavora, ha bisogno di una strada, così come una casa necessita di una scala e di una porta d’ingresso», questa la similitudine usata dal presidente della Provincia, Luis Durnwalder, per motivare la decisione. E così gli operai dell’Ispettorato forestale hanno iniziato ad abbattere i larici secolari e a scoperchiare la terra con le ruspe.
Da un giorno all’altro il silenzio delle cime è stato spezzato da un rumoroso cantiere. Ma gli ambientalisti non sono rimasti a guardare: nell’ultimo mese hanno organizzato manifestazioni, assemblee, e hanno creato anche un gruppo su Facebook (1400 adesioni). Alla fine la carta vincente l’ha giocata il Wwf, che ha presentato un ricorso contro la delibera della giunta al Tar. Ora è arrivata la decisione dei giudici amministrativi: stop alle scavatrici della Provincia. «La carrozzabile - dice Costa - è solo il pretesto per costruire un albergo a quattro stelle in futuro. Una storia già vista». Hans Pircher, il pastore che da vent’anni prende in affitto la malga, ammette di lavorare senza problemi utilizzando i sentieri di montagna, ma Mair - il proprietario - sostiene di avere bisogno della strada per curare meglio l’alpeggio. La Provincia lo appoggia e non si ferma: i tecnici stanno già valutando i progetti alternativi.
«Accettiamo la decisione del Tar - spiega l’assessore provinciale all’Ambiente Michl Laimer, l’unico in giunta disposto a un’apertura -. L’iter burocratico è stato azzerato, ma studieremo una soluzione più soft»; «Nessun compromesso, lotteremo ancora per difendere le nostre montagne», replica Costa. La guerra di Antersasc continua.