Il manifesto, 14 gennaio 2016
Sugli attacchi alle donne la notte di capodanno in diverse città della Germania c’è ancora molta luce da fare. C’è chi parla di una regia, di una strategia escogitata non si sa bene da chi, né a che scopo, tuttavia finora nessuna «mente» è stata identificata, né è chiaro come questa avrebbe agito, per coordinare un così grande numero di attacchi in parecchie città diverse e lontane.
Senza essere esperta sociologa, ritengo possibile che quel che è avvenuto sia uno esempio di «fenomeno emergente», un effetto imprevedibile sviluppato in modo pressoché autonomo, come diretta conseguenza delle condizioni date.
Come prima condizione vediamo un gran numero di persone frustrate da una qualità di vita decisamente scarsa, a volte pessima, in un paese in cui per contro, la maggior parte degli «altri» gode di un sistema che invece funziona bene (per gli altri), almeno apparentemente. La seconda componente del sistema è il fatto di trovarsi in grande numero tutti insieme contemporaneamente, nello stesso posto; dove questo non è fisicamente vero, la connessione via social network fa le veci della vicinanza. Allora un possibile supporre uno scenario in cui «semplicemente» sia avvenuta una prima aggressione, forse semplici insulti (certo, non sarebbe un bel gesto, ma nemmeno un fatto raro in occasioni di folle, magari tutti un po’ ubriachi o esaltati dal clima); supponiamo che uno dei protagonisti abbia postato su Fb o Twitter il fatto.
Tra chi ha ricevuto il messaggio, è certo possibile che qualcuno abbia «tratto ispirazione» ed emulato il fatto. Naturalmente, nel mondo social, è come non averlo fatto se non lo condividi, ed ecco che il giro si allarga, rimbalza, si carica, e quella che poteva essere una semplice bravata diventa sempre più grave e pesante fino ad arrivare a quella che oggi viene descritta come una violenza inaudita e organizzata contro le donne (tedesche?). In ambito scientifico c’è un filone di studio che si occupa proprio delle proprietà emergenti, e di forme «attive» di autorganizzazione, in cui per esempio anche semplici sfere in un fluido, possono acquisire comportamenti apparentemente organizzati (flussi di massa, spirali, fontane..) senza che nessun impulso esterno abbia fornito indicazioni, ma solo in presenza della alta concentrazione, e del fatto che vi sia dell’energia disponibile.
Questo avviene perché il comportamento di un elemento influenza ed è a sua volta influenzato da quello degli altri elementi intorno, un fenomeno che si sviluppa anche in forme viventi, come per esempio nel volo degli stormi di uccelli. Anche dal punto di vista teorico è possibile simulare le condizioni e produrre comportamenti emergenti, e addirittura è possibile creare <TB>«sciami di robot» che si autorganizzano, e si comportano in modo coordinato, anche senza che nessuna indicazione di comportamento venga imposta al sistema.
C’è da augurarsi che l’ipotesi sia sbagliata: è meno spaventosa l’idea che ci fosse sotto un disegno, perché in questo caso sapremmo (almeno in teoria) come affrontarlo. Ci sarebbe molto da temere invece di fronte ad un fenomeno che coinvolge così facilmente un così grande numero di persone, senza nessun controllo, e senza che vi sia modo di prevedere, e possibilmente prevenire lo svolgersi delle cose.
* Institute of Clinical Physiology – Cnr Pisa, Italia