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Silvio Testa
I Ds insorgono, retromarcia di Cacciari
7 Dicembre 2005
Terra, acqua, società
Sindaci autorevoli non sanno che l’autonomia dell’Autorità portuale non comanda alla pianifcazione comunale. Da il Gazzettino del 7 dicembre 2005

Venezia Raccontano che quando il vicesindaco, Michele Vianello, ha letto ieri mattina l'articolo del Gazzettino che riferiva del via libera di Cacciari all'Autorità portuale per i nuovi progetti sulla banchina Isonzo, sia sbiancato in volto. Da una settimana Vianello è sulle barricate per fermare il progetto della nuova stazione marittima, con lettere ufficiali alla Commissione di Salvaguardia e dichiarazioni sui giornali, e il sindaco invece che fa? Si vede col presidente del Porto, Giancarlo Zacchello, e gli dice che tutto va bene. Una risposta attesa, perché già la settimana scorsa in Porto erano convinti che lunedì si sarebbe appianato tutto.

Zacchello esce soddisfatto da Ca' Farsetti, e s'imbatte in chi scrive. «Col Comune ci sono stati solo malintesi» spiega. Anzi usa la parola inglese "understatement", e racconta d'aver illustrato al sindaco le ragioni del Porto, avendone avuto via libera. «Anche sulla darsena a Marghera», aggiunge, spiegando poi d'aver appena telefonato ai suoi uffici per fermare la convocazione di una conferenza stampa con la quale, prima dell'incontro con Cacciari, avrebbe voluto precisare la posizione del Porto. «Ora è superflua», commenta soddisfatto.

Chi scrive si stupisce, sale da Cacciari, gli chiede un commento. E il sindaco conferma, elenca con convinzione le ragioni di Zacchello, e anzi, di fronte alle osservazioni con cui gli si ricorda la posizione del vicesindaco, le difende. «Zacchello mi ha fatto vedere la lettera delle compagnie di navigazione che protestano», dice; «arrivano 18 mila persone alla volta, la stazione marittima non ce la fa, ne serve una nuova con le proboscidi», aggiunge; «col progetto di un avamporto in mare non c'è contrasto», sostiene; «sul sedime portuale il Porto può fare quel che vuole», ritiene.

Esce l'articolo, e a Ca' Farsetti nasce il finimondo. Un giro vorticoso di telefonate, i Ds in ebollizione, Vianello che chiama il sindaco, Vianello che chiama il segretario regionale, Cesare De Piccoli, il segretario provinciale della Quercia, Michele Mognato, che minaccia di convocare la direzione del partito, e cerca inutilmente di parlare col sindaco, nel frattempo partito per Milano. Ed ecco la smentita, sotto forma di una lettera a Zacchello, che scarica tutto sul giornalista descritto come un cronista da Novella 2000 (con tutto il rispetto per i colleghi).

«Leggo oggi su un giornale di mie clamorose smentite alle posizioni del vice sindaco - scrive Cacciari -. Smentite che, come sai benissimo, non ci sono mai state, poiché ieri mi sono limitato ad ascoltare le tue ragioni con l'attenzione di sempre e come sono abituato a fare quando non sono dettagliatamente informato di qualcosa. Ed esclusivamente quello che tu mi hai detto ho ripetuto al solito giornalista di turno alla mia porta, a caccia di gossip e di tempeste in bicchieri d'acqua. L'on. Vianello - aggiunge - parteciperà come rappresentante dell'Amministrazione al Comitato Portuale e in quella sede interverrà a nome mio e di tutta l'Amministrazione, con lo spirito di collaborazione tra Istituzioni che, spero riconoscerai, contraddistingue il mio operato. Sono certo che ogni eventuale differenza di valutazione verrà superata per lo sviluppo del Porto e quindi per il bene della città».

Vianello si rasserena. «Apprendo con piacere - fa sapere - la smentita del sindaco: resta quindi fondata la contrarietà alla procedura seguita dall'Autorità portuale in merito alla costruzione di un nuovo Terminal Passeggeri nonché alla costruzione di una darsena per imbarcazioni turistiche a Marghera». Vianello cita la legge (84 del '94), e conclude affermando che difficilmente il piano operativo triennale 2005-2007 presentato dal Porto potrà essere votato in Commissione di Salvaguardia. Il caso, insomma, è chiuso, e la tempesta in un biccher d'acqua forse placata, anche se ora è al porto che si sono arrabbiati.

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