Gli ultimi tre giorni di una vicenda impressionante: il 19 luglio le attese, il 20 luglio le speranze, il 21 luglio il calcio nei denti. In fondo, una domanda da eddyburg al ministro Di Pietro
19 luglio 2006
Comitatone sul Mose, è già braccio di ferro
di Alberto Vitucci
Il primo rapporto dei Noe sui cantieri del Mose già sul tavolo del ministro per l’Ambiente. Un appello al governo delle associazioni ambientaliste perché i lavori alle bocche di porto siano fermati. E il tentativo del Comune di convincere il Comitatone a «verificare e sperimentare soluzioni alternative, altrettanto efficaci e molto più economiche». Si scalda il panorama politico alla vigilia del Comitatone, convocato per domani alle 17 a palazzo Chigi alla presenza del presidente del Consiglio Romano Prodi.
A quanto si è appreso a Roma, sarà una riunione piuttosto breve, senza documenti all’ordine del giorno. Ma avrà una valenza politica molto importante. Il nuovo governo dovrà infatti valutare la richiesta che viene dalle comunità locali e la proposta del sindaco Massimo Cacciari. Cambiare rotta e distribuire i finanziamenti per la manutenzione della città, dice il sindaco. E fermare i lavori ritenuti «non compatibili» con scenari alternativi, come i nuovi scavi dei fondali e i lavori di spalla, le palancole, i terrapieni e gli sbancamenti in corso al Lido e a Malamocco.
Una proposta che comincia a essere esaminata in queste ore dal governo e dai vari ministri. Pecoraro Scanio, responsabile dell’Ambiente, si è già detto disponibile a «valutare le richieste di Cacciari, che saranno senz’altro fondate». Così il ministro Mussi, diessino responsabile della Ricerca scientifica e il viceministro Cesare De Piccoli, delegato dal ministro Bianchi come rappresentante del ministero dei Trasporti. Disponibilità al dialogo anche da Francesco Rutelli. «Sul Mose si fa come dice Cacciari», aveva promesso in campagna elettorale. Più cauto il ministro Antonio Di Pietro, che si è affidato al parere dei suoi funzionari. Il suo consigliere Aurelio Misiti (presidente del Consiglio superiore quando fu approvato il progetto di massima del Mose) e Maria Giovanna Piva, presidente del Magistrato alle Acque. La proposta avanzata dal ministero delle Infrastrutture potrebbe essere quella di far esaminare le proposte del Comune al Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Ma Ca’ Farsetti preme perché il «tavolo» sia composto da un rappresentante di tutti gli enti presenti in Comitatone. Contrario a qualsiasi ipotesi di modifica è il presidente della Regione Giancarlo Galan, che difende a spada tratta la linea del governo Berlusconi. «Cos’è cambiato rispetto a quando il progetto Mose è stato approvato? E’ stato eletto un nuovo sindaco? Se ci sono idee nuove dicano chi paga. Non valuterà qualche consiglio di saggi, ma chi ha il dovere di farlo, cioè il Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Perché lo Stato dovrebbe fermare una infrastruttura che sta crescendo?».
Ma i dubbi sul Mose aumentano. E proprio ieri Wwf, Italia Nostra, Lipu, Sinistra ecologista e Vas hanno inviato un appello a Romano Prodi perché «ascolti le ragioni delle comunità locali, cambiando rotta rispetto al governo Berlusconi». Gli scavi in corso, scrivono gli ambientalisti, «hanno già modificato le correnti e gli equilibri idraulici, con la conseguenza che in laguna, come già successo per il canale dei Petroli, entrerà ancora più acqua, aumenteranno lo squilibrio della laguna e le acque alte».
Gli scavi, insieme alla movimentazione di migliaia di tonnellate di fanghi, sono anche l’oggetto dei rilievi compiuti su ordine del ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio dai carabinieri del Nucleo di tutela ambiente comandati dal colonnello Michele Sarno. Foto, rilievi e documenti che nei prossimi giorni saranno esaminati dal ministero per verificare se tutto si sia svolto a norma di legge.
20 luglio 2006
Il confronto a palazzo Chigi «Scavi fermi fino a ottobre»
di Alberto Vitucci
Per Mose e salvaguardia è il giorno della verità. Il primo Comitatone del nuovo governo Prodi si riunisce oggi alle 17 a palazzo Chigi. Si dovrà decidere delle richieste avanzate dal Comune di Venezia, la verifica sui cantieri aperti della grande opera e l’esame delle alternative. E il governo si troverà di fronte alla proposta del sindaco Massimo Cacciari di sospendere alcuni cantieri giudicati «incompatibili» con eventuali alternative e modifiche del progetto.
L’ipotesi è quella di «congelare» alcuni lavori di scavo e sbancamento, approfittando anche delle ferie estive, per riconvocare un Comitatone «operativo» a fine settembre. Per quella data la commissione mista fra gli enti dovrà sottoporre ai ministri la verfica dell’impatto e le soluzioni alternative. E sull’esito della riunione di oggi si gioca anche la credibilità del sindaco Cacciari e dello stesso governo. In campagna elettorale i leader del centrosinistra, da Rutelli a Fassino, avevano infatti promesso: «Le grandi opere e il Mose si faranno concertandole con gli enti locali interessati».
Intanto si contano le forze in campo, mentre ognuno muove le sue corazzate. Al tavolo del Comitatone siedono oggi oltre a Prodi, cinque ministri (Rutelli, Di Pietro, Pecoraro Scanio, Mussi e il viceministro De Piccoli in rappresentanza del ministro Alessandro Bianchi), il presidente del Veneto Giancarlo Galan, i sindaci di Venezia e Chioggia (Massimo Cacciari e Fortunato Guarnieri), oltre a due rappresentanti dei comuni di gronda (i sindaci di Mira Roberto Marcato e di Cavallino Erminio Vanin).
Si dovrà anche discutere dei finanziamenti. Un altro argomento che va nella direzione delle richieste avanzate da Cacciari. Negli ultimi tre anni infatti i fondi della Legge Speciale sono stati dirottati tutti sul progetto Mose, lasciando a secco la città. Ora si punta a recuperare per la manutenzione e le sperimentazioni buona parte dei 380 milioni di euro promessi al Consorzio Venezia Nuova dal Cipe e dal governo Berlusconi.
Intanto alla commissione ambiente di Palazzo Madama i senatori Ferrante, Ronchi e Casson hanno presentato una proposta di risoluzione per chiedere al governo di «rivalutare il progetto Mose coinvolgendo la comunità locale e valutando il pesante impatto che i lavori stanno provcando». Interrogazioni anche alla Camera, mentre è stata aperta, su sollcitazione del ministero per l’Ambiente, anche un’indagine sugli scavi e la movimentazione dei fanghi nei cantieri. E Legambiente denuncia: «Il Consorzio vuole arrivare al punto di non ritorno e accelera i lavori. E solo grazie alle associazioni ambientaliste si scopre che in laguna ci sono cantieri senza autorizzazione. O sono iniziati prima di averle».
21 luglio 2006
Di Pietro gela Cacciari: «Il Mose non si ferma»
di Alberto Vitucci
ROMA. La verifica sui cantieri del Mose e sulle alternative si farà entro il 30 settembre. Ma i lavori «continuano secondo la programmazione decisa». Tocca al sottosegretario Enrico Letta spiegare la conclusione di un Comitatone da cui il il sindaco Cacciari si aspettava certo molto di più. Il nuovo governo ha accolto solo in minima parte le sue proposte. Chiusura netta dal ministro Antonio Di Pietro, che ha escluso la possibilità di sospendere i lavori. Alla fine la mediazione di Letta, e una evidente delusione del sindaco. Felice il presidente della Regione Galan: «Questo governo ha senso dello Stato».
Doveva essere una riunione lampo, giusto il tempo per dare il via alla commissione e per decidere una sospensione dei lavori giudicati «incompatibili», come lo scavo dei canali in corso al Lido. Ma le diversità di opinione tra i ministri hanno prolungato il dibattito. Quasi due ore, con un rapido saluto del premier Romano Prodi, e di Francesco Rutelli, vicepresidente e ministro dei Beni culturali, che hanno lasciato in anticipo la riunione. A un certo punto fuori dalla sala Verde di palazzo Chigi si sono sentite le urla tra Cacciari e Di Pietro. La proposta del sindaco si è incagliata sull’intransigenza del nuovo ministro, che ha adottato la stessa linea del suo predecessore Lunardi.
«I lavori non si sospendono», ha tagliato corto Di Pietro, gelando gli entusiasmi degli altri ministri e del sindaco, «lo si fa solo in presenza di provvedimenti. Perché ci sono le penali, la Corte dei conti, il danno erariale». Stessa tesi sostenuta da Galan e dai legali del Consorzio Venezia Nuova, presenti alla riunione. I lavori vanno avanti. Anche se il 30 settembre, al più ai primi di ottobre, il Comitatone tornerà a riunirsi per decidere sulle alternative.
La commissione. A fare le verifiche, ha precisato Letta, sarà la Presidenza del Consiglio, che porterà avanti una «seria istruttoria sui progetti e sulle alternative che il sindaco ha proposto, coinvolgendo tutte le altre amministrazioni e gli organismi tecnici». Soltanto due mesi di tempo perché, ha sottolineato Letta, «si devono evitare incertezze sull’opera, sul suo completamento, sui costi ed eventuali penali». La Regione canta vittoria. «I progetti li valuta il Consiglio superiore dei Lavori pubblici» scandisce Galan «e non chi non è titolato a farlo. Comunque li dovranno mandare anche a noi».
L’allargamento. In apertura, Enrico Letta annuncia che il Comitatone ha deciso di ammettere al suo interno due nuovi membri, il presidente della Provincia e il sindaco di Cavallino Treporti. Al più presto si provvederà a modificare in questo senso la legge istitutiva, la 798, che non dava loro diritto di partcepiazione e di voto.
Finanziamenti. Dopo tre anni di Legge Obiettivo si cambia in parte registro. «I finanziamenti del Cipe», spiega il sottosegretario Letta, «saranno ora distinti tra quelli della Legge Speciale e quelli della grande opera. Dai 380 milioni di euro stanziati pochi giorni prima delle elezioni dal governo Berlusconi ne saranno stornati 40-50 per la manutenzione della città. Ma gli altri andranno «ovviamente al Mose», ha precisato Letta.
La linea. Per la prima volta negli ultimi anni a spiegare l’esito del Comitatone ai giornalisti, in sala stampa di palazzo Chigi scende solo il sottosegretario Letta. Niente ministri, il sindaco Cacciari scuro in volto è in fondo tra il pubblico, il presidente Galan se al ride dietro la porta. Segno evidente delle divisioni in seno al Comitatone. «La conclusione è stata condivisa da tutti», si affretta a precisare il sottosegretario alla Presidenza, «anche se come sapete ci sono opinioni diverse. E’ stata una discussione ampia, e ci siamo presi 60 giorni di tempo. Per dare modo di approfondire senza mettere in discussione l’opera».
L’illusione. L’esame delle alternative comincerà senza fermare i cantieri. Questo nonostante in mattinata la commissione Ambiente del Senato avesse approvato, voto unanime del centrosinistra, una risulouzione che chiedeva al governo di sospendere i lavori giudicati incompatibili con altre proposte e le pressanti richieste di comitati e ambientalisti. Il timore è adesso che si arrivi a esaminare le proposte in presenza del punto di «non ritorno».
I ministri. Favorevoli alla moratoria chiesta da Cacciari si erano dichiarati pur con toni diversi il responsabile dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, il ministro della Ricerca Fabio Mussi, il viceministro dei Trasporti Cesare De Piccoli. Ma Di Pietro ha opposto un fermo «no», Rutelli - che aveva promesso sostegno a Cacciari in campagna elettorale - se n’è andato prima del tempo. E il presidente forzista del veneto Giancarlo Galan si è trovato stavolta d’accordo con la linea «morbida» scelta dall’esecutivo di centrosinistra.
21 luglio 2006
Zuin (Fi): «Ora il sindaco si dia una calmata» Dl e Ds sperano ancora
VENEZIA. «Una decisione coerente con le indicazioni del Consiglio comunale e con il buon senso. A questo punto il sindaco Cacciari dovrebbe darsi una calmata. Il suo governo gli ha dato una regolata e lui deve prenderne atto». Ampiamente soddisfatto per la decisione del Comitatone sul proseguimento dei lavori del Mose, Michele Zuin di Forza Italia: «Mi pareva assurdo che su pressione ormai praticamente solo del sindaco si bloccasse un’opera regolarmente finanziata e decisa. Fare il Mose non significa rifare la facciata di un condominio. Quando metti in campo lavori simili, con un cronoprogramma e ditte che si sono impegnate, non si può mandare tutto all’aria solo perché 4 scalmanati decidono che l’opera non si deve fare».
Prudenza da parte di Piero Rosa Salva della Margherita. «Si valutano le alternative al progetto e si va avanti con i lavori? Evidentemente il governo considera che il cronoprogramma di questi due mesi non costituisca un elemento di irreversibilità - spiega - altrimenti sarebbe contradditorio il fatto che contemporaneamente si va avanti e si studiano alternative. Chiederemo che lunedì in Consiglio comunale Cacciari relazioni su quanto è stato detto a Roma e allora potremo valutare la vicenda con maggiore chiarezza».
Dai Ds Michele Mognato cerca la parte buona delle decisioni del Comitatone. «Si è ripristianto un meccanismo di finanziamento per la città svincolato dal Mose - dice -. Sembra anche che tra governo ed enti locali si sia instaurato un rapporto diverso, fatto di maggiore concertazione. Per quanto riguarda il proseguimento del Mose, vedremo quali sono i lavori che vanno avanti».
Delusione su tutto il fronte, invece, da parte del Wwf nazionale: «Sarebbe stato più logico fermare le ruspe, rischiamo ogni giorno danni irreversibili alla laguna. Questo compromesso aggrava la situazione. Ora ci appelleremo all’Ue: i motivi della messa in mora dell’Italia sul Mose sono tuttora validi».
21 luglio 2006
Battaglieri gli attivisti: ora le ruspe le fermeremo noi
di Simone Donaggio
LIDO. «Si è concretizzata la peggior previsione possibile. Il risultato del Comitatone, anche se ora si dovrà capire fino in fondo quali sono i risvolti di quanto stabilito a Roma, è una catastrofe. I partiti e i ministri di questo governo di centrosinistra dovranno adesso spiegare alla gente di Venezia quali sono le elucubrazioni mentali che hanno portato a queste clamorose decisioni». Arriva come uno schiaffo per i membri dell’assemblea permanente NoMose la notizia, battuta dalle agenzia di stampa poco prima delle otto di ieri, che dal Comitatone di Palazzo Chigi la tanto attesa moratoria per il blocco e la verifica sui cantieri del Mose non ci sarà. Anzi i lavori andranno avanti come programmato e delle richieste di verifica avanzate da Cacciari ne riparlerà il Comitatone di settembre. Una vera batosta che arriva quando da poco meno di tre ore si era conclusa con successo l’occupazione di ventiquattro ore del cantiere alla bocca di San Nicolò, messa in atto da un centinaio di attivisti che erano riusciti a bloccare le ruspe fino alla «smobilitazione», avvenuta alle 17. Ma la battaglia non finisce e, nonostante la delusione, gli attivisti già pensano ad altre forme clamorose di protesta. «Se non è stata la politica a fermare le ruspe», dice Luciano Mazzolin portavoce dei NoMose, «vorrà dire che dovranno essere i cittadini a farlo. Siamo comunque di fronte a una scelta assurda. A settembre il Comitatone taglierà il nastro di altri pezzi di opera finiti, altro che valutazione dei cantieri: si rischia di essere già al punto di non ritorno e di dover pagare il prezzo di questo mostro illegale. Temevamo che dal Comitatone non sarebbe uscita nessuna decisione, ma è andata peggio del previsto». «Rutelli», incalza Tommaso Cacciari, «ha più volte detto che le grandi opere sarebbero state fatte solo col consenso degli enti e delle popolazioni locali, criterio che con Venezia s’è deciso di non rispettare».
Ministro Di Pietro, lei ha detto :«I lavori non si sospendono, lo si fa solo in presenza di provvedimenti. Perché ci sono le penali, la Corte dei conti, il danno erariale». Ha mai riflettuto sul danno erariale che deriva dal fatto che l'opera non potrà mai funzionare perchè è obsoleta, inutile e perchè nessuno ha deciso chi pagherà le spese, ingentissime, del funzionamento? Se non si è documentato, in questa cartella potrà trovare abbondante materiale: ma non lo faccia selezionare dai suoi consiglieri...