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Mitia Chiarin
Hotel in terraferma, e non solo, e il fittizio stop ai cambi di destinazione d'uso
14 Giugno 2017
Terra acqua e società
L'incredibile abilità del sindaco Brugnaro a coniugare cemento, affari e turismo per distruggere la città diventata "sua". Articoli di Mitia Chiarin e Elisa Lorenzini,

L'incredibile abilità del sindaco Brugnaro a coniugare cemento, affari e turismo per distruggere la città diventata "sua". Articoli di Mitia Chiarin e Elisa Lorenzini, la Nuova Venezia, e Corriere del Veneto 13-14 giugno 2017 (m.p.r.)


la Nuova Venezia, 13 giugno 2017
COLPO DI VANGA

VIA AL CANTIERE DEGLI HOTEL A MESTRE
di Mitia Chiarin

Mestre. Primo, simbolico, colpo di vanga da parte del sindaco Luigi Brugnaro, del progettista Luciano Parenti e di Delf Stueven, legale rappresentante e socio della austriaca MTK Ca’ Marcello srl, per il grande cantiere da 75 milioni di euro che entro il 12 aprile 2019, tra meno di due anni, vedrà la realizzazione di quattro grandi alberghi, per 750 camere e 1. 900 posti letto e che intende rivoluzionare il panorama, finora desolato, di via Ca’Marcello, tra via Torino e la stazione.

Anzi, gli investitori austriaci guardano già oltre: l’architetto Parenti spiega di aver inviato all’esame della giunta Brugnaro una proposta di riqualificazione dell’area della stazione di Mestre, dal vecchio parcheggio Touring al palazzo Ex Poste dell’immobiliare Favretti con una soluzione per la piastra di collegamento tra Mestre e Marghera, in linea con le decisioni del sindaco che ha cancellato il vecchio masterplan. Se questo progetto è il futuro, l’oggi è il via ai cantieri che impegneranno 450 operai della azienda Setten e della Di Vincenzo di Pescara.

Nei quattro alberghi andranno a lavorare 250 persone. Ieri l’inaugurazione del cantiere, a cui ha partecipato mezza giunta comunale e i rappresentanti dei gruppi alberghieri che qui si verranno a insediare tra due anni. Tutti hanno grande interesse per investire a Mestre, per la sua vicinanza a Venezia, “gioiello” del settore turistico mondiale.

Per gli ostelli Wombat’s c’era il cofondatore Sascha Dimietrievich; per il colosso cinese Plateno il vicepresidente del settore sviluppo Europa Bastian Erfurth; per Staycity che sceglie Mestre per il suo sbarco in Italia c’era Markus Beike, responsabile Sviluppo Europa mentre per Leonardo, della israeliana Frattal, è intervenuta la responsabile per l’Italia Linda Mariotti. Investimenti che parlano straniero e soprattutto austriaco e Gregor Postl, responsabile Sviluppo economico della ambasciata Austriaca a Padova spera siano i primi di una lunga serie di investitori in città.

Il sindaco, ovviamente, ringrazia: «È un progetto che ci piace molto, di qualità e coinvolge prestigiosi gruppi internazionali. Non ha solo una valenza economica in ambito ricettivo, creando centinaia di posti di lavoro, ma anche sociale, riqualificando un’area degradata. Guardandosi attorno è difficile fare di peggio. Ci sarà anche un ostello, utile visto che qui vicino c’è l’università», dice il sindaco che torna anche sul tema, caldo, del turismo a Venezia.

«Abbiamo fatto il blocco dei cambi d’uso automatici ed è stata polemica ma si è visto chi ci guadagna. Delocalizzare strutture come queste a Mestre significa dare una risposta e un futuro alla terraferma. E mi viene voglia di ricandidarmi tra tre anni».

Il progetto comprende una piazza interna e due autosilos parcheggi per 500 auto. Le vie interne sono ad accesso controllato con ampi spazi pedonali. La vicina ferrovia sarà protetta da recinzioni e un lungo marciapiede per i clienti degli alberghi porterà direttamente al binario uno della stazione ferroviaria.

Nella riqualificazione vi è anche la riorganizzazione della viabilità lungo via Ca’Marcello, ristudiata in relazione alle recenti trasformazioni dei trasporti di Mestre e che vedrà davanti al complesso, sulle ceneri dell’ex Demont dove si spacciava, ricorda il commissario Vomiero che ha portato i saluti del questore, nuovi marciapiedi con dissuasori per le auto per ridurre la velocità a 30 chilometri orari, una nuova pista ciclabile e fermate per il trasporto pubblico.

la Nuova Venezia, 14 giugno 2017
ALBERGHI PER 75 MILIONI
E ALTRI INVESTIMENTI IN VISTA
di Mitia Chiarin

L'architetto Parenti: si studia un programma di sviluppo per tutta la provincia
«Delocalizzare è il nostro obiettivo, valorizzando l'hinterland a fini turistici»

«Chi fa investimenti così importanti non li fa mica rischiando. Il trend di sviluppo del settore ricettivo consente una ampia garanzia di copertura della nuova domanda turistica e il programma di sviluppo prevede ulteriori investimenti in provincia di Venezia. Di cui potremo parlare quando saremo autorizzati». L'architetto Luciano Parenti, progettista dei quattro alberghi di via Ca' Marcello difende il progetto da 75 milioni di euro dalle perplessità di quanti considerano questo investimento nel settore ricettivo della austriaca Mtk come un altro colpo alla gestione dei flussi turistici a Venezia.

Gli investitori guardano, certo, a Venezia ma anche a tutta la provincia, spiega: «La parola d'ordine deve essere delocalizzare. Abbiamo in provincia di Venezia un hinterland turistico che va assolutamente valorizzato». Un territorio vasto che arriva fino a Padova e Treviso passando per la Riviera del Brenta. Accessibile via treno dagli alberghi che saranno pronti per aprile 2019. I turisti arriveranno fino a lì, dicono gli investitori. Per questo la terraferma è scelta come primo avamposto dell'investimento in Italia. Plateno, con i suoi quattromila alberghi in Cina, nel 2015 è diventato il quinto gruppo europeo e ha deciso di investire anche sull'Italia. L'apart-hotel di Stay City vede la società pronta a consegnare 3 mila unità in Europa che diventeranno 5 mila nel 2022. Mestre rappresenta il primo investimento in Italia.
Anche Leonardo, la catena alberghiera del gruppo israeliano Fattal, punta su Mestre per collegarsi a Venezia, il "gioiello" in affanno, che guarda al mondo, ma i dirigenti parlano di un «intero territorio da riscoprire». La catena Wombat's porta un altro ostello a due passi dalla stazione di Mestre puntando sui giovani e la vicina università. Non è l'unico. Entro agosto 2017, infatti, proprio sull'altro lato di via Ca' Marcello, apre il grande ostello nato dalle ceneri dell'ex Vempa, gestito dalla tedesca A&O che pare in corsa anche per accaparrarsi l'ex palazzo delle Poste a fianco della stazione. Una trasformazione imponente che ha ottenuto il via libera della giunta Brugnaro, che ha presenziato con sindaco e assessori alla cerimonia della prima pietra.
Parenti ai giornalisti spiega che la questione del turismo che opprime Venezia va risolta in altro modo. Ovviamente senza bloccare gli investimenti privati. È la «monocultura turistica a dover essere limitata ma non con il blocco dei cambi d'uso», dice, «e lo si fa insediando startup tra Marghera e l'Arsenale che portino lavoro e nuovi residenti. Va riproposta l'idea che fu di De Michelis di una "software house" perché la residenza si difende portando il lavoro. Grandi immobili del centro storico, oggi difficili da piazzare, potrebbero diventare uffici di rappresentanza di aziende».

Corriere del Veneto, 14 giugno 2017

CAMBI D'USO: NON SOLO ISOLE E GIUDECCA
VIA LIBERA A PIAZZALE ROMA E GIARDINI
di Elisa Lorenzini
Raffica di emendamenti alla delibera che blocca i nuovi alberghi. M5s e Pd contro

Venezia. Non solo isole, Lido e Giudecca. I cambi d’uso in alberghi saranno possibili anche in quelle aree soggette a piani particolareggiati. Il capogruppo M5s Davide Scano li elenca: Tronchetto, Marittima, stazione ferroviaria, Piazzale Roma, ex Piazza d’Armi a Santa Marta, Scalo di Santa Marta e di San Basilio, ex Orto Botanico, San Pietro di Castello, Arsenale, ex cantieri Actv, Giardini della Biennale ex cantieri Celli a Sant’Elena, area Muner. «A dirlo sono le norme tecniche richiamate in delibera - spiega il consigliere - sono tutte aree assoggettate a piano particolareggiato che vengono escluse. Per alcune di queste i progetti in accordo con i privati sono già stati fatti ma per altre no». Troppe eccezioni e troppo poche regole certe. Alle opposizioni la delibera della giunta comunale per bloccare cambi d’uso e nuovi albergo in centro storico non piace, tanto che sono pronti una raffica di emendamenti nel consiglio comunale di domani.

A partire proprio dal Movimento Cinque Stelle. Ma forti critiche arrivano anche dal Partito democratico che nei mesi scorsi si è già visto bocciare una mozione in cui proponeva la possibilità del cambio d’uso solo per quegli immobili catalogati in un ristretto numero di tipologie. «L’obiettivo è giusto, bloccare i nuovi alberghi - dice il capogruppo pd Andrea Ferrazzi - ma pone un problema di legittimità perché istituzionalizza la deroga per interesse pubblico come strumento di pianificazione urbanistica che unito al precedente creato dal caso Locatelli aprirà le porte a una moltitudine di ricorsi».

Ferrazzi contesta la mancanza di concertazione nella scrittura del provvedimento che si configura come modifica al Piano regolatore. «Le modifiche al Prg prevedono la concertazione con le categorie e ciò non è stato fatto», conclude. La questione, dopo il parere dell’avvocatura civica durante la commissione di ieri, secondo il consigliere Saverio Centenaro (Fi), è stato risolto: «Per quella fase ci sono 30 giorni più 30 dal momento della pubblicazione per presentare osservazioni». «La maggioranza non è contraria ai cambi d’uso purché avvengano sotto il controllo del consiglio comunale, è un passo importante per questo è importante che la delibera non sia impugnabile e per questo l’avvocatura civica consiglia di motivare la delibera il più possibile», aggiunge Centenaro.

Il punto debole è quel «interesse pubblico» declinato come qualità della struttura, capacità di rivitalizzare un’area e di creare posti di lavoro, che lasciano qualche dubbio. «Chi decide se una struttura è di qualità?» domanda il consigliere fucsia Paolo Pellegrini chiedendosi anche quanti consigli comunali dovranno essere convocati per affrontare ogni specifico caso. Ma poi aggiunge: «Comunque meglio così piuttosto che lasciarla all’arbitrio che ha regnato negli ultimi trent’anni». La nuova delibera non trova il favore nemmeno della Municipalità di Venezia che oggi in consiglio voterà un pacchetto di osservazioni, non vincolanti «Siamo contrari perché lo strumento della deroga alle aperture di nuovi alberghi vanifica i vincoli esistenti – spiega il presidente Giovanni Martini – di fatto in questo modo la trasformazione di un immobile in albergo sarà ancora più a discrezione dell’amministrazione».

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