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Manuela Pivato
Hotel a sette stelle in Canal Grande tra giardini e spa
12 Maggio 2013
Venezia e la Laguna
Una trasformazione che sintetizza il declino di Venezia: un palazzo che da sede di un prestigioso istituto del Consiglio nazionale delle ricerche diventa una nicchia per iperdotati nella catena della “infrastruttura globale”.

Una trasformazione che sintetizza il declino di Venezia: un palazzo che da sede di un prestigioso istituto del Consiglio nazionale delle ricerche diventa una nicchia per iperdotati nella catena della “infrastruttura globale”. La Nuova Venezia, 12 maggio 2013

A Palazzo Papadopoli , ex sede del Cnr, il nuovo albergo della Aman Resort: 24 suite tra cui l’Alcova del Tiepolo

Settestelle sette, non una di meno, sparse tra gli affreschi del Tiepolo, gli alberi di mandarino, le vasche da bagno grandi come piscine e l’altana incastonata tra i tetti dalla quale si comprende perchè l’esigentissima catena di Singapore Aman Resort abbia detto (quasi) subito sì, lo voglio. Era un Palazzo Papadopoli un po’ acciaccato, ex sede del Cnr, di proprietà della famiglia Arrivabene Gonzaga; è ora un Palazzo Papadopoli trasformato in albergo da firmamento (il primo in Italia), affidato ai guanti di velluto di Dottor Group che ha salvato tutto quello che si poteva recuperare – inclusa l’ultima serratura in ottone dell’ultima porta – garantendogli una seconda vita in ottima salute, dall’ammirevole memoria e di deliziosi privilegi. L’Aman Canal Grande è uno scrigno di storia e tecnologia nel quale gli stucchi e le cineserie convivono con le torrette che contengono (e nascondono) cavi e fili che consentono di variare lo scenario delle luci a seconda dell’ora; nel quale le cucine sono distribuite una per piano e una per portata, collegate da un monta vivande più veloce della luce: il primo piano per i primi, il secondo per i secondi, il terzo per i dolci; nel quale gli scarichi finiscono in un depuratore potenziato che rovescia in laguna acqua teoricamente potabile. Tutto questo si sa ma non si vede. Quello che si vedrà (apertura in occasione della Biennale e inaugurazione il 3 giuno) è un palazzo del Cinquecento, affiancato da uno più recente, che, vestito di futuro, accoglierà gli ospiti nelle sue 24 suite, nei due giardini e nei due ristoranti con fasti serenissimi, arredi minimalisti e cortesia orientale. L’arrivo sarà via acqua, con sbarco su piccolo deck in legno. Il tempo di vedere Ca’ Foscari a sinistra e il ponte di Rialto sulla destra e gli ospiti entreranno direttamente nella storia. Il portego con il mavimento di marmo, lo scalone monumentale, i vetri piombati, le porte originali, i lampadari smontati pezzo per pezzo, portati da Galliano Ferro a Murano per una radicale remise en forme e rimontati nel salone da ballo, i pavimenti di legno del Settecento consolidati e levigati, le stoffe di Rubelli e di Bevilacqua, i mobili intagliati del Brustolon, la libreria con le pareti rivestite di cuoio decorato con foglia d’oro. I lavori di restauro, durati 16 mesi e monitorati centimetro quadrato dopo centimetro quadrato dalla Soprintendenza, hanno fatto risplendere nuovamente il camino del Sansovino che ora dà il nome a una delle suite più spettacolari; hanno restituito luce, aria e voluttà agli affreschi di Giovan Battista Tiepolo dell’Alcova Tiepolo sotto i quali si potrà dormire sonni vicini alla beatitudine tra pareti e porte cinesi dipinte a mano; hanno reso possibile la suite Canal Grande con finestra ad arco sul pelo dell’acqua, a due metri dalle gondole. D’ispirazione orientale i bagni, con i radiatori di cristallo e docce grandi come camere da letto. E se le coccole non bastassero all’ultimo piano c’è la spa con palestra. I prezzi? Dai duemila euro in su. Dettagli.

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