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Arianna Di Genova
Grande Brera, se il polo museale è «intestato» al super manager Resca
13 Gennaio 2010
Beni culturali
Continuano i commissariamenti per i beni culturali: con scarso vantaggio per i beni e molto per i Commissari. Da il manifesto, 13 gennaio 2010 (m.p.g.)

Commissariamenti a catena. L'arte continua a finire sotto sorveglianza mentre si elargisce una pioggia di soldi a chi si trova a gestirla - saltando le altre competenze - investito di poteri straordinari in situazioni di emergenza. I commissariamenti che piacciono tanto alla coppia Berlusconi-Bondi stanno alla cultura come la fiducia eternamente richiesta da questo governo (o il decreto-legge-lampo) sta al Parlamento. L'ultimo è quello di Brera, «il Louvre italiano», come lo chiama il ministro, che sfoggerà la sua imponenza entro il 2015, in parallelo all'Expo. Per motivazioni imperscrutabili, arriverà al traguardo soltanto da «bene commissariato». L'importante è esautorare - che siano le sovrintendenze, i deputati o la Costituzione stessa - le impalcature democratiche di uno stato, agendo senza intralci. Così lo stipendio d'oro (il cui ammontare, come segnalato dai sindacati, si potrebbe aggirare intorno ai 2,5 milioni di euro) del super manager Mario Resca, già direttore generale ai beni culturali e ora anche tutore con poteri speciali del polo museale Grande Brera può far sussultare (se corrisponde a verità), ma non è il solo punto dolente.

La vera follia gestionale è quella che utilizza come carta vincente i commissariamenti. Come è finito, ad esempio, quello propagandato come ineluttabile ai Fori romani e al Colosseo? Bertolaso e la Protezione civile hanno avuto altro da fare (sisma in Abruzzo) e a Roma sono subentrati nuove guide per contrastare il «degrado irreversibile» dei siti archeologici. Eppure avere finanziamenti cospicui e facili non risolve con la bacchetta magica i problemi preesistenti. Qualcosa però insegna: mette in campo i grandi appalti - è stato dimostrato perfettamente all'Aquila nel corso della «non politica» di risanamento attuata nel centro storico - e soprattutto accontenta molti imprenditori. Se poi le «isole protette» intorno ai beni stentano a decollare, poco importa. Meglio incassare intanto i consensi nel settore degli affari.

È stato previsto che il progetto del nuovo polo museale milanese - con la sistemazione della Pinacoteca e il trasferimento dell'Accademia nella caserma di via Mascheroni - costerà all'incirca 50 milioni di euro. Il 5% del totale sarebbe destinato al direttore dei lavori, in questo caso «il commissario» Resca. Emilia De Biasi e Emanuela Ghizzoni, deputate Pd in commissione cultura, hanno chiesto con un'interrogazione parlamentare al ministro Bondi di chiarire «sia il progetto per il museo di Brera sia le motivazioni del commissariamento che hanno portato alla nomina di Mario Resca». Dal Mibac si sono affrettati a smentire i numeri esorbitanti: «Il compenso è equiparato a quello del direttore dei lavori, ossia, in base a quanto prevede la normativa, al massimo corrisponderà al 20% dello 0,5% dell'importo dei lavori posto a base di gara; inoltre tale cifra è dilazionata nell'arco della durata del cantiere». Ma nessuno ha spiegato la necessità dell'ordinanza del Presidente del consiglio che ha designato Resca unico «intestatario» di Brera.

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