Niente di nuovo sotto il sole. Sono tornati i futuristi. Quelli che amano la giovinezza, la velocità, i trafori e le autostrade. Nel manifesto futurista del 1909, tra le cose da distruggere c’erano “le città venerate, i musei, le biblioteche, le accademie e il femminismo”. In verità, Legambiente non dice proprio così, ma la direzione di marcia è la stessa. Fa capolino anche una specie di razzismo anagrafico, i vecchi, almeno quelli di Italia nostra, è meglio metterli da parte. Antonio Cederna, che continua a essere l’ispiratore e la guida ideale di Italia nostra, chiamava questo l’atteggiamento degli spiriti forti. Contro i quali intervenne più volte, scrivendo cose memorabili. Eccone una: “Non è un caso che ancor oggi gli spiriti forti (cioè gli stupidi) quando vogliono sbarazzarsi di qualche scomoda contestazione, parlano delle ‘signore di Italia nostra’ (una volta dicevano ‘dame di S. Vincenzo’, poi ‘contesse’, eccetera)”. Ce ne fossero di più di contesse come Desideria Pasolini dall’Onda. Anche Mussolini, per giustificare la distruzione dei monumenti sui quali doveva intervenire il piccone risanatore, se la prendeva con “le vecchie miss inglesi” che amavano le antichità, le chiese e i palazzi.
Contro Italia nostra, Legambiente sbandiera le critiche alla linea C della metropolitana di Roma, all’energia eolica, al progetto dell’Ara Pacis, e l’opposizione all’auditorium di Ravello. Si fa cenno genericamente anche a Urbino. Italia nostra non è contraria all’eolico: è contraria, soltanto al proliferare di pale eoliche in paesaggi di pregio e in territori tutelati. E si chiede: dove è finita la ricerca sul solare? Vittorio Emiliani, presidente del Comitato per la bellezza, con un severo comunicato (“inaudita iniziativa di Legambiente”) ha difeso il vincolo posto dal soprintendente Francesco Scoppola sul centro storico di Urbino e ha confermato la netta condanna al manufatto in costruzione sotto i Torricini, alla Data di Urbino. Aggiungo qualche considerazione sul progettato auditorium di Ravello, insensatamente amato da Legambiente. Nei giorni scorsi è stata pubblicata la decisione del Consiglio di Stato che ha dichiarato inammissibile il ricorso di Italia nostra contro l’auditorium. La ragione dell’inammissibilità è strettamente procedurale (mancata notifica del ricorso al ministero per i Beni e le attività culturali) e non riguarda la legittimità dell’intervento che due sentenze del Tar di Salerno hanno dichiarato fuori legge, senza essere sconfessate dal Consiglio di Stato. Stampa e televisione, soprattutto i giornali napoletani, che si erano scatenati a favore del progetto, con terribili accuse contro chi non era d’accordo, tacciono sulle motivazioni del Consiglio di Stato. Tace Legambiente, che esprime solo una smodata soddisfazione perché si può finalmente costruire l’auditorium. Che aumenterà la congestione e l’inquinamento in un angolo della costiera amalfitana già oggi afflitto da flussi turistici insostenibili. La regione Campania spende milioni di euro per l’auditorium di Ravello, mentre il S. Carlo sta morendo ed è costretto ad affittare il foyer per i matrimoni.
Legambiente presenta Ravello come un esempio da imitare. Si tratta di un comune che, a 63 anni dalla legge urbanistica nazionale e a 18 anni dal piano urbanistico territoriale, è tuttora sfornito di piano regolatore, ed è devastato dall’abusivismo. Eppure dista solo pochi chilometri dal comune di Eboli, che ha demolito 400 case abusive quando era sindaco Gerardo Rosania, di Rifondazione, che Italia nostra propone per il premio Zanotti Bianco.
Questa nota sarà pubblicata domani 20 maggio da Liberazione