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Sandro Roggio
Gli ambientalisti col ma
4 Aprile 2012
Sardegna
Alle soglie del “nuovo” PPR che piace ai costruttori nel paesaggio? Sardegna democratica. 4 aprile 2012

Siamo in tanti – curiosi di sapere come andrà a finire – a seguire con attenzione le poche notizie che filtrano sulla revisione del piano paesaggistico regionale. Molti i pregiudizi dopo le dichiarazioni di guerra al Ppr e la mano pesante usata nell'approvazione di leggi (piano-casa e sul golf) rintuzzate dal governo Berlusconi – nientemeno ! – e dal governo Monti. Non è servito il prologo “Sardegna nuove idee” pensato per sollevare una cortina fumogena, e neppure le acrobazie dei pubblicitari sono rassicuranti. Siamo e saremo molto diffidenti. Capita spesso di sentirlo: “io non sono razzista, sono pacifista, non sono omofobo, ma...” ed è quel “ma” che dice tutto, ben più di ogni premessa.

Chi ha letto i comunicati di Cappellacci è avvertito: sa che c'è di mezzo il linguaggio doppio della politica e che l' espressione “coniugare ambiente e sviluppo” – uffa – lascia ampi gradi di libertà ed è tutt'altro che tranquillizzante. Colpisce ora il nuovo corso affidato all'assessore all'urbanistica che annuncia il gran finale. I toni sono a tratti così apertamente distanti dagli antefatti da sembrare il frutto di un ravvedimento profondo. Ma occorre leggere bene, tra le righe. Nel sito della Regione, in una nota del 27 febbraio, si giura fedeltà ai nostri valori, e «di tutelarne le peculiarità storiche modulandole con la modernità e le innovazioni tecnologiche legate al sistema edilizio». Molto disinvolta l'investitura dell'edilizia chiamata a modulare la storia, ma aspettate. In un'altra nota – La Nuova Sardegna del 21 marzo – dopo la solita tiritera ecco il “ma”, anzi due “ma”. Dichiara l'assessore «che il punto di partenza è la tutela dell'ambiente e del paesaggio ma (primo “ma”) non in modo conservativo assoluto ma (secondo “ma”) con una politica di valorizzazione e fruizione del territorio anche in una logica di sviluppo economico». Chiarissimo: la tutela indifferibile – secondo il Ppr – per ampie categorie di beni paesaggistici dovrà assecondare il mercato.

Sono però passati tre anni dalla notifica sull'avvio della revisione del Ppr e nulla si è visto di concreto. Nel frattempo il movimento che si oppone a questa idea ha ottenuto risultati insperati che la politica dovrebbe valorizzare. Una serie di provvedimenti – su Tuvixeddu e di recente su Capo Malfatano – dimostra la impudenza e insieme la debolezza delle argomentazioni di chi in questi anni ha pensato di dare la spallata ad ogni vincolo paesaggistico. Ma non sarà facile sbarazzarsi di principi confermati in numerose sentenze di tribunali amministrativi. E le mediazioni al ribasso non saranno possibili (anche questo ce lo chiede l'Europa!).

Il governo del territorio è stato principale argomento di scontro in Sardegna e occorre riconoscere che il tempo comincia a dare torto agli “ambientalisti col ma”, anzi con sequele di “ma” (sedicenti ambientalisti che ci mettono poco ad accettare in riva al mare o ai bordi di un complesso archeologico ignobili speculazioni edilizie). Ricordiamolo tenendo nello sfondo le proposte di visita del Fai a beni paesaggistici che fortunatamente resistono, che affiorano dove non ti immagini ma rischiano di essere travolti o resi irriconoscibili.

Con tutte queste risorse patrimoniali, con queste figure resistenti occorre confrontarsi, sapendo che da come si tratta il territorio oggi dipende il modo con cui ci presenteremo alle generazioni future. Serve a questo punto un confronto netto, possibilmente senza preamboli ingannevoli. Cosa sottintendono i “ma” lo abbiamo capito, più o meno.

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