FIRENZE - «Centodue al governo? Probabilmente abbiamo battuto un record europeo. Il segnale è negativo, non c´è dubbio. Ed è giusto criticarlo e spingere per un cambiamento della politica. Ma dobbiamo stare attenti a non indebolire Prodi, che ha bisogno di tutto il nostro sostegno in questa fase». E´ un tono di rimprovero più che di condanna quello usato dallo storico Paul Ginsborg, a suo tempo uno dei promotori più attivi dei "girotondi" anti-Berlusconi, per commentare l´overdose di ministri e sottosegretari. Proprio in questi giorni sta finendo di scrivere nella sua casa dell´Oltrarno fiorentino un volume per Einaudi, La democrazia elusiva.
Un governo ipertrofico si addice a un paese con i conti in rosso?
«Non c´è dubbio che un governo ipertrofico sia un messaggio sbagliato e Prodi stesso nel suo primo mandato aveva cercato di limitare la pesantezza dell´esecutivo. Non ci può essere dubbio sul fatto che questo sia il risultato delle pressioni dei partiti, che hanno preteso una moltiplicazione di posti».
Prodi non poteva sfuggire alle richieste, insomma.
«La mia impressione è che Prodi non volesse questo ma che lo abbia dovuto subire. Poi ha fatto di necessità virtù dicendo che "c´è lavoro per tutti". Ma il numero 102 è un´esagerazione».
E´ un segnale di debolezza del premier aver ceduto alle richieste?
«Prodi è una combinazione di debolezza e di forza. Da una parte non è il leader di un partito, dall´altra è riconosciuto come l´unico possibile leader della coalizione. Ha vinto le elezioni e ha fatto altre cose buone, già nei primi giorni».
Se nascerà il Partito Democratico Prodi ne dovrà essere il leader? Questo darebbe a lui maggiore forza rispetto ad ora?
«Senz´altro. Ma non credo che ambizioni e appetiti spariscano nel corso di una notte o attraverso un cambio di nome».
Esistono governi altrettanto sovraffollati in Europa?
«Francamente non mi sorprenderebbe scoprire che il governo Prodi ha battuto una specie di record. Ma quello che vediamo nel nostro microcosmo fa parte di un trend generale che ha a che fare con la crisi della democrazia rappresentativa. Una parte di questa crisi emerge dal ruolo attuale dei partiti, che hanno molto bisogno di chiedere posti e distribuire incarichi perché non hanno più una forte base dentro la società. Si vedono molto meno gli scopi nobili, una volontà di "servire" il cittadino. La politica sembra diventata una mangiatoia».
Non le viene la tentazione di organizzare un girotondo intorno a Palazzo Chigi? Qualche anno fa lo avrebbe fatto.
«No, nessun girotondo invece. Dobbiamo far notare la negatività di certi segnali e premere per la riforma della politica. Ma Prodi non deve essere indebolito, perché il rischio è che si torni rapidamente al governo Berlusconi e questo sarebbe un disastro per l´Italia. Ho scritto un articolo per il Financial Times - che aveva espresso dubbi sulla tenuta dell´Unione - spiegando che invece Prodi sarebbe stato in grado di prendere iniziative importanti. Non vorrei essere smentito dai fatti. Noi rinunciamo ai girotondi, ma anche loro dovrebbero capire la necessità di un cambiamento e fare la loro parte».