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Francesca Giuliani
Fori, ora un ponte su Roma antica
29 Marzo 2007
Roma
Torna alla ribalta il problema principe dell’urbanistica capitolina nel centro storico, ma le soluzioni non sembrano all’altezza della sfida: cfr. la postilla. Da la Repubblica, ed. Roma, 28 marzo 2007 (m.p.g.)

«Per il ponte sui Fori è il momento giusto»: sono i lavori per la metropolitana a far tornare di attualità il progetto elaborato da Massimiliano Fuksas, a riportare all´ordine del giorno uno studio completo che rende vivibile e moderna la strada che taglia l´area archeologica senza cancellarla né isolarla dal contesto urbano. Accade quindi che un cambiamento importante come quello avviato dai cantieri della metropolitana, premessa a una trasformazione epocale nel cuore della città antica, imponga un adeguamento urbanistico, un cambiamento di assetto ulteriore, riguardante proprio la via che unisce piazza Venezia e il Colosseo. Far diventare la strada come un lungo ponte sospeso sulla storia, arricchirlo di passerelle leggere e moderne e percorsi aperti al pubblico, ai turisti può essere la soluzione.

Cosa fare di via dei Fori imperiali è stata annosa questione che negli anni ha diviso e infiammato archeologi e urbanisti, assessori e ministri, soprintendenti e ambientalisti. Ora l´architetto che ha portato a termine la nuova Fiera di Milano, impegnato in cantieri in mezzo mondo ma sinceramente romano nel cuore, spiega: «Siamo arrivati al dunque. A Roma avremo la metropolitana più bella del mondo che tocca, per così dire, "la testa e la coda" di via dei Fori. Allora, io dico, è il momento di metterci mano. E il punto adesso non è più se togliere la strada o lasciarla ma farla vivere tutti i giorni e non soltanto una volta ogni tanto la domenica».

Il progetto dello studio Fuksas, firmato con Doriana Mandrelli già al centro della mostra «Forma» allestita al Colosseo nell´estate 2004, prevede che via dei Fori non venga modificata ma «riportata alla geometria d´origine». «La strada resta, è ormai storia di Roma» ma «la trasformiamo in modo da farne il collegamento tra i fori». Nei Fori di Fuksas, nati lavorando insieme all´allora soprintendente Adriano La Regina, la pedonalizzazione garantisce comunque l´uso pubblico e di emergenza della strada mentre dalle due corsie pedonali si collegano passerelle in legno sollevate dall´area archeologica dalle quali saranno accessibili piattaforme che potranno ospitare spettacoli all´aperto, caffè, libreria, mediateca, piccoli ristoranti. Questi percorsi sono pensati rispettando i percorsi storici e «sono tutti interamente reversibili».

L´operazione, rilanciata da Fuksas presentando un convegno sulle procedure urbanistiche che si svolgerà venerdì 30 alla Casa dell´architettura, ha costi stimati intorno ai duecento milioni di euro. Conclude Fuksas: «Adesso che finalmente si sta intervenendo con progetti architettonici importanti che trasformeranno e renderanno moderne le zone di Tor Vergata, dell´Ostiense, della Flaminia e dell´Eur non si può correre il rischio di dimenticarsi del cuore del cuore del problema, del centro storico di Roma e di trasformazioni importanti e urgenti».

Postilla

Il progetto Fori, che infiammò il dibattito capitolino a partire dalla fine degli anni ’70, era in realtà problema urbanistico un po’ più complesso della proposta di rivitalizzazione di una strada cui, in sostanza, si limita il progetto di Fuksas. Nell’idea dei protagonisti di allora, fra gli altri soprattutto il sindaco Petroselli e Antonio Cederna, si trattava di rivoluzionare il centro storico di Roma eliminando lo stradone fascista e recuperando l’unitarietà dei fori quale cuspide archeologica di un cuneo verde che si stendeva da Piazza Venezia ampliandosi a comprendere l’Appia antica fino ai piedi dei colli romani. Non solo quindi operazione di recupero archeologico, ma di innovazione urbanistica e culturale in senso ampio, ottenuta invertendo la gerarchia del primato selvaggio della mobilità privata a favore di uno spazio pubblico di natura e cultura.

La proposta Fuksas ci pare attestata su orizzonti non solo molto più limitati, ma anche di dubbia efficacia oltre che di oscure modalità di fruizione complessive. Solleva qualche dubbio, ad esempio, l’obiettivo del “riportare alla geometria d’origine” via dei Fori Imperiali senza peraltro modificarla in nome della sua asserita storicizzazione. Se occorre far ‘vivere’ la strada tutti giorni e non solo qualche domenica, il primo passo obbligato non può che essere la chiusura al traffico immediata ed illimitata temporalmente.

Logicamente non ineccepibile sembra quindi nel complesso una proposta che a partire dalla constatazione di una modifica in atto di grande rilevanza, come è a tutti gli effetti la costruzione della metropolitana, ne trae come conseguenza l’intangibilità spaziale dell’asse viario lungo il quale viene a collocarsi il percorso sotterraneo su ferro. E’ storicamente dimostrato, infine, che soluzioni di compromesso ispirate a restrizioni e limitazioni parziali del traffico sono destinate a soffrire di smagliature via via sempre più sbracate.

Quanto poi alla soluzione prescelta delle passerelle pensili immancabilmente dotate dei consueti imprescindibili gadgets di caffè, ristorantini e mediateche, e sospese su un panorama di asfalto, ruderi ed anidride carbonica, siamo pressoché certi che avrebbe scatenato la più feroce ironia lessicale di Antonio Cederna: forse non gli sarebbe dispiaciuta una definizione tipo “sadismo futurista”.(m.p.g.)

In eddyburg:

Sul progetto fori:

Antonio Cederna, Luigi Petroselli, il progetto Fori, di Vezio De Lucia

Sul progetto Fuksas:

De foris, etiam,di Maria Pia Guermandi

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