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Alberto Vitucci
Fontego, sì alla terrazza in tempo record
10 Febbraio 2012
Vivere a Venezia
Difficile, per il piccolo ufficio di un piccolo comune, dire no al padrone della città che, per di più, ha pagato al comune ben 6 milioni contro i 50 che ha guadagnato.

L’Edilizia privata dà il parere in sette giorni. «Il tetto degli anni Venti, si può demolire». Manca l’ok della Soprintendenza

Via libera alla terrazza sul tetto del Fontego in tempo di record. Decisione che farà discutere, quella del Comune. Gli uffici dell’Edilizia privata hanno completato in tempi rapidissimi – meno di una settimana – l’istruttoria sulla pratica del Fontego dei Tedeschi. L’indicazione dell’amministrazione è quella di concedere le autorizzazioni in deroga alla normativa vigente [nostro corsivo – n.d.r.]. Non soltanto per il cambio d’uso da pubblico a commerciale, ma anche per le nuove strutture interne richieste da Edizione Property, la Finanziara di Benetton, e messe in progetto dall’archistar olandese Rem Koolhaas.

Dopo giorni di incertezze e voci sussurrate ecco dunque il primo «sì». alla trasformazione dello storico edificio delle Poste centrali in centro commerciale. Sarà realizzata la scala mobile nell’atrio, con la possibilità di «spostarla» quando ci saranno eventi. Ma anche demolito il solaio con buona parte delle capriate. Per realizzare un sottotetto calpestabile – con un nuovo pavimento in vetro antisfondamento – dove sarà aperto un grande ristorante panoramico. E la nuova terrazza sul lato Canal Grande. Struttura che fa discutere e che ha provocato le proteste degli architetti veneziani perchè vietata dal regolamento edilizio.

Ma dopo la firma della convenzione tra Comune e Benetton, il sindaco e l’assessore Micelli hanno dato indicazioni precise. La deroga è possibile, perché si tratta di pubblica utilità [sic! - n.d.r], anche per via dei 6 milioni – non direttamente vincolati alla terrazza – che Benetton verserà per la modifica degli standard pubblici. Ai tecnici dell’Edilizia privata è arrivato anche un parere favorevole della «commissione scientifica» del Comune di cui fanno parte quattro dirigenti comunali. Si certifica che il tetto era stato quasi completamente rifatto negli anni Venti, con l’impegno anche di materiali non originali come il calcestruzzo. Dunque, si può demolire. Resta l’altro problema. E’ compatibile lo stravolgimento di un edificio - pur in parte rifatto – che risale al Cinquecento, sotto il ponte di Rialto? «Se paghiamo lo facciamo anche in palazzo Ducale?» si chiedono gli architetti. Protestano i comitati. Il Comune risponde che «più di così non si poteva ottenere» e che quello è il prezzo per riutilizzare un grande edificio ormai abbandonato e riaprirlo al pubblico.

La convenzione prevede infatti che le parti al piano terra e gli scoperti al primo piano siano accessibili al pubblico, come il ristorante e la terrazza [difficile immaginare ristoranti e shopping center chiusi al pubblico – n.d.r.]. Dieci giorni l’anno il Comune ci potrà organizzare le sue attività.

Tra le proteste il progetto va avanti. Il Fontego è stato acquistato da Benetton tre anni fa per 53 milioni di euro,. Un valore che sarà più che raddoppiato alla fine con la trasformazione dei 9 mila metri quadrati in centro commerciale. Il progetto presentato il 31 gennaio è già stato istruito, valutato e votato con parere favorevole dai tecnici istruttori di Ca’ Farsetti. Non proprio quello che succede ai comuni mortali, che per un bagno possono aspettare anche otto mesi. Ma l’operazione è avviata. Adesso il nuovo restauro del Fontego dovrà ottenere il parere favorevole della Soprintendenza anche dal punto di vista dell’impatto paesaggistico. In Comune alzano le mani: «Non dipende da noi: l’ultima parola spetta alla Soprintendenza». Intanto l’ok del’Edilizia è già protocollato. In tempo di record.

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