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Alberto Vitucci
Fontego, la terrazza nella bufera
25 Gennaio 2012
Vivere a Venezia
I nuovi padroni di Venezia promuovono la distruzione anche delle sue pietri. Gli architetti protestano o si accodano ai saccheggiatori? La Nuova Venezia, 24 gennaio 2012

L’associazione architetti annuncia valanghe di richieste: «Non sono proibite? Le facciamo anche noi»

Una valanga di richieste per farsi autorizzare la «terrazza a vasca». Progetto da decenni vietato a Venezia e ora richiesto da Benetton per il Fontego dei Tedeschi. «La legge deve essere uguale per tutti», dice il presidente degli architetti veneziani Pietro Mariutti, «non si capisce come una norma applicata da tempo ai veneziani possa essere ignorata o aggirata perché lo chiede un grande gruppo industriale». Una protesta che si annuncia clamorosa, quella annunciata dagli architetti veneziani. Che domani si ritrovano in campo Manin per manifestare contro le «lungaggini della burocrazia comunale». E intanto promettono battaglia.

Nel mirino c’è il progetto dell’architetto olandese Rem Koolhaas. Archistar di fama mondiale, a cui Benetton ha commissionato il progetto di restauro e riuso del Fontego dei Tedeschi, palazzo storico ai piedi del Ponte di Rialto acquistato per 53 milioni di euro. «Un riuso che va nel senso indicato dalla tradizione», ha spiegato Koolhaas attraverso i cuoi collaboratori veneziani, «perché il Fontego non diventerà un albergo ma un moderno centro commerciale, com’era nel Cinquecento».

Quello che fa discutere è però lo stravolgimento degli interni, del cortile ma anche del sottotetto e della copertura che dovrebbe lasciare spazio, appunto, a una grande terrazza panoramica «a vasca». Modalità vietata dal regolamento edilizio, ma adesso sul punto di essere approvata. «Dovrà pronunciarsi la Soprintendenza», ha detto il sindaco Giorgio Orsoni. Gilberto Benetton, da parte sua, ha ribadito che «la terrazza è parte strategica del progetto». La rivolta corre sul web, ed è stata portata in pubblico con toni molto chiari dall’architetto Giorgio Gianighian. «Se il Comune approva quel progetto dovrà approvare anche decine di altre terrazze di quel tipo», ha detto l’altra sera all’Ateneo veneto, «anche se non sono firmate dall’archistar. Le norme devono essere uguali per tutti».

Questione intricata. Molti nel mondo degli architetti e della cultura veneziana invitano anche a «valutare il progetto nel merito», vista la peersonalità indiscutibile del grande architetto che lo ha firmato. «Non si possono imporre divieti a tappeto e poi derogarli solo perché a chiederlo è un architetto di grido», dice l’architetto Vincenzo Casali, «Koolhaas è un grande dell’architettura moderna, e il giudizio dovrebbe entrare nel merito, affidato alle commissioni edilizie. Se è vbello si fa, altrimenti no. Ma se continuiamo con i divieti ciechi tuteliamo gli architetti degli anni Cinquanta e la nostra generazione è destinata a non poter far nulla». Amerigo Restucci, rettore del’Iuav, non ha dubbi. «Autorizzare una terrazza del genere in un edificio storico sarebbe una pazzìa. Vuol dire rinunciare all’idea che a Venezia esiste una chiave stilistica e storica che tiene insieme il tutto». La terrazza «a vasca». Ma anche le scale mobili. Una invece di due, retrattile e sospesa, a colori. Elementi ultramoderni che fanno discutere. Il Comune ha firmato con Benetton una onvenzione in cui chiede sia mantenuto l’uso pubblico del cortile a piano terra e di alcuni spazi (biblioteca, cafeteria) al primo piano. Sarà garantito l’uso pubblico del cortile, da decenni sede delle Poste centrali. Adesso si discute del progetto. Lo studio Koolhaas lo presenterà all’Edilizia privata e alla Soprintendenza per il parere. «E’ positivo», aveva detto Benetton quando ministro era ancora Giancarlo Galan, «e interessa molto il ministero». Adesso l’ultima ipotesi dovrà essere valutata dagli uffici.

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