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Paolo Navarro Dina
Fontego dei Tedeschi ultima parola al ministero
19 Aprile 2012
Vivere a Venezia
Pesanti critiche degli organi periferici del Mibac al progetto Koolhaas-Benetton di privatizzazione dell’edificio di Rialto. Il Gazzettino, 19 aprile 2012

Ora l'ultima parola spetterà al Consiglio superiore dei Beni culturali. Ma il "giudizio" della Soprintendenza ai Beni artistici e della Direzione regionale dei Beni culturali è più di un "parere" proprio per le prescrizioni e le richieste inserite nell'atto formale inviato nella Capitale. E se comunque bisognerà attendere l'opinione del ministero sulla relazione Codello-Soragni, non c'è dubbio che il dibattito sul futuro del Fontego dei Tedeschi non potrà prescindere da quanto riportato nella nota dei due enti periferici del Ministero per i Beni culturali e di cui li Gazzettino ha dato alcune anticipazioni. E difficilmente il Comitato ministeriale arriverà a "smentire" o a modificare la posizione dei propri organi periferici. Ma la partita è ancora tutta da giocare, almeno a livello ministeriale, in attesa che Edizione Property e le parti ministeriali possano o vengano convocate a Roma per una audizione sul progetto.

Nel frattempo sulla questione Fontego è intervenuta Alessandra Mottola Molfino, presidente nazionale di Italia Nostra, che recentemente in un incontro con il ministro per i Beni culturali, Lorenzo Ornaghi aveva sottoposto una serie di critiche, e lanciato serie preoccupazioni non solo sul progetto Fontego, ma anche su altre questioni aperte riguardanti Venezia (seconda pista a Tessera, grandi navi, sublagunare, infrastrutture, reindustrializzazione, etc). «Purtroppo - dice la numero uno di Italia Nostra - fin troppo spesso le grandi aziende si nascondono dietro le "archistar" per mettere in atto i loro programmi. E fin qui non c'è nulla di male. Diverso è quando si intende far passare progetti che stravolgono un centro storico come quello che riguarda il Fontego dei Tedeschi. Diciamolo: l'architetto Koohlaas ha sempre disprezzato i centri storici. E in questo caso la Soprintendenza e la Direzione regionale gli hanno dato una vera e propria lezione. Siamo fieri di quanto hanno fatto e di come hanno lavorato per mettere nero su bianco tutte le perplessità del caso, e che nello specifico avevamo sollevato come Italia Nostra. E stato ribadito un concetto: gli architetti devono rispettare i centri storici e non devono stravolgerli. Modernizzare un centro storico significa offrire una visione antistorica». E il sindaco che ha contestato in passato le posizioni di Italia Nostra? «Nessuna polemica. Dico solo che è necessario avere uno sguardo lungo sui progetti che riguardano una città delicata come Venezia

LE PRESCRIZIONI

No alla terrazza "apribile" sul tetto e niente scale mobili nell'atrio Un piano "sezionato" e sul quale pesa una parola durissima: "progetto sovversivo". II diktat della Soprintendenza ai Beni Artistici e Architettonici e della Direzione regionale dei Beni culturali è di quelle da "antologia". E in questo caso tante sono le prescrizioni o meglio le "bocciature".Tra raccomandazioni e precisazioni se ne possono contare ben sette. I "no" più pesanti sono questi: il più importante e senz'altro quello che riguarda la discussa "terrazza" apribile verso la quale Soprintendenza e Direzione regionale oppongono una dura critica; di seguito ci sono il "no" alla trasformazione del cortile interno con opere che limiterebbero la luminosità e lo spazio; il divieto di demolizione dei bancali del 1500; la bocciatura dell'ipotesi delle due scale mobili interne; la proibizione nell'uso di materiali "moderni" come plexiglass o lamiere perforate fino all'ultima prescizione quella di non realizzare una sorta di mega approdo nell'ansa del Canal Grande all'altezza di Rialto. A queste indicazioni di principio vanno aggiunte alcune considerazioni elaborate dagli enti periferici del ministero che hanno contestato l'assenza di un progetto complessivo per la tutela delle facciate e la mancata definizione delle opere di tutela di graffiti.

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